Corbo: "La clausura di De Laurentiis non è stata tollerata da Benitez. Squadra liberata da pigrizia e sospetti"
IL Napoli neanche si accorge di giocare in una polveriera. Corre e vince su terra bruciata. In un calcio piegato alla violenza, indebitato e indifeso, da venerdì anche il quieto Cagliari dopo la Roma si sente umiliato dallo strapotere dei tifosi professionisti. Invasione e botte, che scene. Nel volto di Zeman c’è tutto: gonfio d’ira per quanto ha visto e subìto. Indignato, muto, rassegnato. Ma il Napoli avrebbe travolto ieri anche un’armata. Gioca a testa alta, niente e nessuno teme intorno a sé. Dalla sfuriata di De Laurentiis, sono passati dieci giorni, tre vittorie, dieci gol. La clausura contestata a bassa voce dai giocatori e tollerata peggio da Benitez, restituisce il Napoli alle sue ambizioni, ai due traguardi ancora possibili: qualificazione Champions ed Europa League. Utopie due settimane fa, dopo l’addio alla Coppa Italia. Non solo il ritiro punitivo ha liberato il Napoli dalla sua sistematica pigrizia, né i sospetti diffusi a squarciagola dallo stesso presidente sugli “stili di vita”. Dubbi che accreditavano illazioni su notti dissennate per alcuni. Il ritiro ha segnato il confine tra una crisi lacerante tenuta sotto sabbia ed il comune interesse a salvare quel che resta di una stagione mai così grigia. Benitez e la squadra si sono prima associati nella recita vittimistica di chi è pubblicamente sconfessato e punito: allenatore e giocatori sono poi usciti da indifferenza o silente antitesi. Più che i giocatori, è stato Benitez il primo a cambiare. La sua inedita duttilità tattica, il suo studio realistico della partita, la conduzione più sanguigna dalla panchina ripresentano il miglior Benitez, ed è facile spiegare come. Contro la Fiorentina rinnega senza darne annuncio il modulo. Contando su giocatori recuperati nella freschezza atletica e di nuovo motivati modifica il tragitto degli esterni. Callejon e Mertens si abbassano creando sinergie con i difensori di fascia, vanno su e giù. Attaccano e coprono. Si accostano in orizzontale poi alla linea dei due mediani. Squadra più compatta. Con Gabbiadini avvicinato a Higuain deriva un 4-4-2 che mette subito a tacere una Fiorentina inconcludente. Il trionfo di Wolfsburg premia slancio atletico, pressing alto e distanze da squadra coesa, elastica, scattante. La vetrina europea ha il suo fascino. Con la regia dinamica di Hamsik. Che a Cagliari di nuovo domina la scena. Gli basta arretrare di 20-30 metri per imporre la sua superiorità tecnica e inventiva. Il capitano si avvale della nuova posizione e della libertà che gli concede un polemico ma imbolsito Conti per dettare gioco e assist, come dimostra il gol di Callejon rintracciato al centro di una difesa spaesata. Difesa alla Zeman. Per un’ora riprende quota anche Jorginho, finora deludente. Non in linea ma solo un po’ più avanti Hamsik tonifica il centrocampo e illumina la fesa offensiva, valorizzata dai formidabili Insigne e Callejon. Neanche in 11 contro 10 per il rosso a Maggio il Cagliari turba il Napoli, che se non perde ritmo né regole monastiche può sentirsi molto più vicino a Roma e Lazio. Sette gare, 21 punti utili per recuperarne 5. Allenatore e squadra contro tutti. Così anche l’Italia del 1982 passò da liti e falsi scandali al titolo mondiale.