
De Bruyne nel 2022: "Non mi piace ricevere tante attenzioni, i tifosi spesso mi seguono e mi filmano per strada"
In un’intervista rilasciata agli inglesi del Guardian nel novembre 2022, il centrocampista belga Kevin De Bruyne spiegò come riuscì ad adattarsi all’Inghilterra e com’era cambiata la sua vita da quando era diventato un calciatore di grande popolarità.
«I calciatori inglesi di solito parlano solo inglese. Io vengo da un Paese in cui a 13 anni a scuola studi l’olandese, il francese e l’inglese. Serve per darti la consapevolezza che restare a casa tua non è l’unica strada da percorrere nella vita.»
«Da ragazzino avevo lo stesso stile di gioco di ora, segnavo all’epoca gol simili che faccio adesso».
«Sono un po’ testardo. Non mi soffermo sulla maggior parte delle cose, ma quando dico qualcosa a qualcuno sono schietto.»
«Sono più aperto alla vita. Quando ero più giovane, pensavo solo al calcio. Ora ho una famiglia, la mia vita è diversa. Anche se dobbiamo vivere più isolati dal resto del mondo. Ieri sono stato ad una fiera con la mia famiglia, e mi sono dovuto fermare per fare almeno cento foto; e i miei figli hanno dovuto aspettare… non è stato piacevole per loro. A un certo punto è arrivata la sicurezza, pensavamo ci avrebbero aiutati, e invece hanno chiesto anche loro una foto. Quando guido per strada, spesso mi capita che le persone che guidano accanto a me mi filmino o mi seguano.»
Il centrocampista belga crede che non siano i soldi a cambiarti la vita:
«I soldi cambiano la vita? No, è l’attenzione che c’è su di te. Ovunque tu vada, la gente ti chiede qualcosa, allora questo ti cambia. O accetti tutto, o rifiuti. Ad alcune persone piace avere su di sé attenzione, ma dopo un po’ diventa una cosa troppo grande da affrontare, che ti risucchia. Poi se allontani la gente, sembri arrogante. Sarebbe troppo per me subirne tanta».
E’ stato difficile lasciare casa a 14 anni?
«Sì. Non ho quasi mai vissuto un’adolescenza. Giocavamo di sabato, poi tornavo a casa e la domenica sera me ne andavo di nuovo. Così non riuscivo neanche a socializzare con i miei coetanei. La famiglia che mi adottò poi mi abbandonò. Eravamo tre fratelli, ma gli altri due erano più socievoli di me. E quindi i miei “genitori” non mi vollero più perché ero troppo tranquillo e difficile da gestire, poiché facevo fatica ad adattarmi».
Quanto è importante essere considerato dal mondo del calcio uno dei migliori al mondo?
«Non è importante essere considerato uno dei migliori. Io voglio essere il migliore.»