De Magistris: "Ambiente e socialità, così Napoli deve tornare a vivere. Tecnologia per abbattere il COVID-19? Pronti a sperimentarla"

31.03.2020
13:20
Redazione

News coronavirus, le parole del sindaco di Napoli De Magistris sull'emergenza

Ultimissime - Tanti sindaci italiani si lamentano per i «pochi soldi» previsti dal governo per affrontare l’emergenza cibo in tante città. E in tal senso, certo non si esalta per quanto avuto dal Comune di Napoli Luigi de Magistris, cronicamente alle prese con problemi di cassa in Municipio. Ma per chi, come lui, è abituato a fare i conti con quello che ha, «sapere comunque che entro questa settimana avremo una decina di milioni, tra i soldi del governo e quelli del fondo per aiutare chi non sa come mangiare, è sempre una cosa buona». Queste le sue parole al Corriere del Mezzogiorno:

E quindi bastano i soldi arrivati in città?

«Chiariamo: è una cifra insufficiente. Ma in questo quadro di difficoltà mi sembra un primo passo che giudico comunque positivamente, a cui si aggiunge il Fondo, che si chiamerà “il Cuore di Napoli”, istituito dal Comune con cui raccoglieremo altri soldi per arrivare almeno a 10 milioni fino a Pasqua»

Come distribuirete gli aiuti per i poveri?

«Sono due le strade che percorriamo: una, quella del Fondo comunale, con cui diamo una tessera da spendere nei negozi convenzionati per generi di prima necessità. Una seconda, quella del banco alimentare di mutuo soccorso, che ha come base logistica la Mostra d’Oltremare, dove arrivano generi alimentari e medicinali donati, che poi portiamo noi, tramite i servizi sociali, nelle case dei bisognosi che possono chiamare al nostro numero 0817955555».

Ma lei teme tensioni sociali come a Palermo?

«In questa città c’è un tessuto popolare e democratico di reti civiche che sta funzionando. Certo, abbiamo avvisaglie di forte disagio, ma non ancora significative, per situazioni che potrebbero tramutarsi in problemi di ordine pubblico. E sappiamo bene che la criminalità sta sul pezzo, ma per ora la Napoli onesta prevale».

Forse la città è più di altre abituata a soffrire?

«E che dubbio c’è? Noi abbiamo una capacità di resilienza che ci dà grande forza».

In Campania le ordinanze della Regione sono spesso più restrittive di quelle governative. Cosa ne pensa?

«È indubbio che il messaggio “restate a casa” abbia unito il Paese. Ed è chiaro come stare a casa sia sacrosanto, assolutamente necessario per limitare la diffusione del virus. Su questo non devono esserci dubbi se lo dicono le autorità sanitarie. Quello che invece non aiuto è questa difformità di orientamenti altalenanti tra Regione e Governo perche in mezzo c’è il cittadino. Il quale al mattino ascolta Conte che dice che si possono fare per fare quattro passi, a sera si ritrova De Luca che invece dice no, che non ci si può muovere neppure per prendere una boccata d’aria».

Però certe scene di assembramenti in città erano davvero incredibili.

«Ma questa è un’altra cosa. E in tal senso si deve agire in modo restrittivo. Ma una decisione come quella del cibo che non può arrivare a casa, come previsto dalla Regione Campania, è difficile da comprendere per chiunque. È come se si facesse di tutto per far intendere che la causa della morte sia il cittadino e non il sistema sanitario che è stato smantellato».

Quando la città riaprirà, come cambieranno le cose?

«È chiaro che sarà un’apertura graduale, non potrebbe essere altrimenti. Ma sono sicuro che molte cose cambieranno soprattutto per trasporti, ambiente, socialità. E a Napoli avremo una rinascita che definirei Mediterranea».

A Napoli, proprio per la voglia di vivere la città, bar e ristoranti sono una fetta enorme dell’economia ma forse riapriranno per ultimi, e chissà quando.

«Per bar e ristoranti abbiamo già molto favorito gli spazi all’aperto, faremo ancora di più per evitare proprio gli spazi chiusi. Quando ci sarà l’ok del governo la ripresa sarà immediata e Napoli tornerà a vivere. Nel frattempo aiuteremo le attività commerciali eliminando il pagamento delle imposte locali 2020. L’estate, comunque, sarà una grande occasione per la città perché sarà un’estate autoctona».

Accetta la sfida tecnologica nella lotta al Coronavirus, magari sperimentando in città un app per il tracciamento dei positivi al Covid così come fatto in Corea?

«Napoli si candida a sperimentare questa tecnologia così come con il professor Ascierto siamo stati i primi nella sperimentazione di un farmaco che pare risponda bene come terapia. Proveremo a essere i primi anche sul versante della lotta tecnologica al Coronavirus perché dobbiamo toglierci di dosso questa macchia di aver avuto un sistema sanitario regionale distrutto».

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