
Fabio Cannavaro: "A Parma un bambino di colore mi chiamò 'Terun'! Beccavo più razzismo di Thuram. Scudetto al Napoli? Solo se prende Messi"
Lunga intervista di Fabio Cannavaro ai microfoni dell'edizione odierna del Mattino. Di seguito qualche estratto delle sue dichiarazioni. Questo dominio
Lunga intervista di Fabio Cannavaro ai microfoni dell'edizione odierna del Mattino. Di seguito qualche estratto delle sue dichiarazioni.
Questo dominio Juve è demerito delle rivali?
«Macché. Hanno il merito di capire i momenti: hanno preso Cristiano sapendo che c'era bisogno di una nuova iniezione di entusiasmo per proseguire questo cammino da invincibili. Per fermare adesso la Juve, il Napoli deve prendere solo Messi...».
Nel 2019 il Napoli, dunque, non può vincere lo scudetto?
«Può vincerlo se la Juve lo regala. Magari succede qualcosa che adesso si fa fatica a immaginare e gli azzurri devono essere pronti ad approfittarne».
Le due squadre simbolo del 2018?
«Il Napoli di Sarri per gioco e divertimento; il Real Madrid di Zidane per concretezza e determinazione».
Nel 2019 la Juve vince la Champions e il Napoli l'Europa League. Che ne pensa?
«Non male come accoppiata. E peraltro possibile. Io sono stato l'ultimo a vincere quella che nel 99 era ancora la Coppa Uefa. Ero al Parma ed era il tempo in cui noi dominavamo la Coppa Uefa come adesso lo fanno le spagnole. Non so perché nel tempo le italiane abbiano snobbato questa competizione, certo è faticosa. Ma vincerla dà una grande gioia e il Napoli ha tutti i mezzi per poterla conquistare».
Arriviamo ai fatti di San Siro.
«Una pagina nera. La gara andava interrotta senza se e senza ma. Ancelotti ha perfettamente ragione. Ci si ferma e arrivederci».
Lei quanti ne ha presi di insulti razzisti?
«Forse persino più io che il mio amico Thuram. Ma, sbagliando probabilmente, li ho sempre considerati degli sfottò, un modo della tifoseria avversaria per dimostrare il timore nei tuoi confronti. Però è chiaro che chiamare terrone un calciatore o fare buu a uno di colore è razzismo punto e basta. E non va bene».
Poi io venivo insultato mica solo al Nord: a Lecce e Reggio Calabria erano spietati contro di me. Io la prendevo a ridere, ma oggi è diverso. Non c'è nulla di ridere perché poi fuori ci scappa il morto. A Parma, una volta, sentivo che mi cantavano Cannavaro terrun, guardo giù ed era un ragazzo di colore a farlo. Ma come tu mi chiami così? e scoppiammo a ridere».