Montervino: "Dobbiamo prepararci a un passaggio di consegne e all’eventuale addio di Lobotka"

06.03.2025
20:30
Redazione

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Francesco Montervino, direttore sportivo ed ex capitano del Napoli. Di seguito, un estratto dell’intervista.  

Centrocampo Napoli. Nelle ultime giornate, Conte ha deciso di schierare Billing e Gilmour. Le stanno già convincendo? 

"Sicuramente vedere Gilmour in quelle condizioni, dopo che in tante partite aveva giocato così poco, mi ha sorpreso positivamente. Mi ha fatto capire che è un giocatore importante, su cui il Napoli deve assolutamente puntare per il futuro. Poi, l’ingresso così impattante di Billing ha chiaramente caratterizzato il risultato contro l'Inter, facendo capire che il Napoli può fidarsi e affidarsi anche a giocatori che fino ad oggi abbiamo visto raramente. La domanda da porsi e da porre a Conte è perché li abbiamo visti così tardi e se sia stata una casualità o se, invece, avessero bisogno di più tempo per raggiungere una certa condizione." 

In relazione a Billy Gilmour, che è stato un giocatore molto ricercato dal Napoli nella scorsa estate e che, quando è stato impiegato, non ha mai sfigurato, crede che possa essere il futuro sostituto di Lobotka? 

"Credo che ci stiamo preparando a un cambio generazionale. Gilmour ha dimostrato di essere all'altezza, ma non solo oggi: lo aveva già fatto in passato, anche quando era al Brighton con De Zerbi. Dobbiamo prepararci a un passaggio di consegne e all’eventuale addio di Lobotka, che ormai si avvicina ai 31 anni e non è più giovanissimo. Di conseguenza, il Napoli deve iniziare a capire come muoversi per il futuro. Oggi possiamo pensare che, forse, non sia nemmeno necessario cercare un sostituto altrove, perché quello di ruolo ce l'ha già in casa. Non è un sostituto naturale, perché parliamo di giocatori con caratteristiche diverse, ma è comunque un’alternativa valida. Era già un giocatore importante, ora però è stato definitivamente consacrato."

Tornando alla gara tra Napoli e Inter, è emerso un dato di fatto: nessuna delle squadre in lotta per lo scudetto sta davvero bene. Non la capolista, non chi la insegue e nemmeno l'Atalanta, che aveva un'occasione ghiottissima per approfittarne. Tuttavia, il Napoli ha lanciato un messaggio chiaro, perché rispetto alle concorrenti almeno non gli manca la fame. 

"Sicuramente il Napoli, rispetto alle altre, ha ancora questa fame. Ora le coppe europee, a parte per l'Inter, non le ha più nessuno, ma è chiaro che questo è un dato che deve far riflettere. È un elemento importante, che ci permette di sperare in qualcosa di grande. La partita di sabato contro l’Inter ha determinato il futuro del Napoli, dando più concretezza al percorso della squadra. Dobbiamo iniziare a pensare in grande e non è un peccato farlo. Questo match ha segnato un punto di svolta per il Napoli."

In questa corsa al titolo, considera solo le prime tre o inserisce anche Juventus e Lazio?

"Onestamente penso che la Juventus sia inferiore alle tre davanti, anche se poi magari vince lo scudetto. Però, se oggi devo dire chi può davvero giocarsi il titolo, penso soltanto a Napoli, Atalanta ed Inter. Certo, la Juventus è sempre la Juventus e in passato ha dimostrato di rispondere presente nei momenti decisivi, ma quest'anno la vedo più in difficoltà rispetto alle stagioni precedenti. Non sono così convinto che riuscirà a lottare fino alla fine.”

Era il 31 ottobre 2007 quando lei, da capitano del Napoli, affrontò la Fiorentina in Serie A, in quello che era il primo vero test della gestione De Laurentiis. All’epoca, la Fiorentina rappresentava un modello a cui ambire. Cosa è successo in questi vent'anni che ha portato il Napoli a diventare, oggi, un punto di riferimento per le altre squadre, sia a livello economico che di continuità nei risultati?

"Sì, si sono invertiti i ruoli. Il Napoli è diventato una corazzata, una squadra che lotta per scudetti e coppe. È fuori discussione che le cose siano cambiate drasticamente. Pensare che in pochi anni tutto si sia trasformato così è impressionante. Questo è merito della società, che ha fatto un lavoro straordinario ed ha ancora margini di miglioramento." 

Un giocatore che ha colpito particolarmente è Khephren Thuram, fratello di Marcus dell'Inter. Gioca nella Juventus, ma ha avuto poco spazio, spesso vedendogli preferiti Douglas Luiz o Koopmeiners, con risultati non sempre all’altezza.

"Non è un caso. Quando questi giocatori iniziano a giocare con continuità, diventano determinanti, come dimostrano i suoi due gol importanti. Personalmente, è uno dei giocatori della Juventus che mi piace di più. Certo, non è mai facile affrontare un cambio generazionale e di mentalità come quello che sta facendo la Juve. Anche noi, inizialmente, abbiamo avuto timori nel passaggio dal Napoli di Sarri e Spalletti a quello di Conte. Quando si attuano cambiamenti così profondi, serve tempo. Anche la valutazione di alcuni giocatori non può essere fatta con troppa fretta. Probabilmente, nel caso di Thuram, la Juventus ha commesso qualche errore nella gestione. Ma ora si è guadagnato il posto e difficilmente qualcuno glielo toglierà."

Ha giocato nell’epoca pre e post Calciopoli, quindi avrà visto anche situazioni particolari in campo. Oggi, però, gli errori arbitrali generano molte polemiche. Secondo lei, questi episodi sono il risultato di una classe arbitrale che non è più all’altezza del passato?

"Io dico sempre che oggi fare l'arbitro è più difficile di prima. Nei campi di periferia i giovani arbitri vengono contestati, a volte anche aggrediti, e probabilmente è diventato un lavoro che in pochi vogliono fare. Questo porta a una carenza di figure di qualità. Tuttavia, continuo a credere che la classe arbitrale italiana sia la migliore d’Europa. Lo dimostra il fatto che nelle partite importanti di Champions spesso ci sono arbitri italiani. Personalmente, non amo pensare male. Se iniziassimo a credere sempre nella malafede, non avrebbe più senso commentare il calcio. L’errore umano esiste e sempre esisterà. Il problema più grande è quando gli arbitri non si affidano alla tecnologia, che è stata introdotta proprio per aiutarli. Quello sì che mi infastidisce. Ma non penso che ci sia malafede, piuttosto una difficoltà nel reclutare nuove leve all’altezza di questo ruolo." 

Possiamo quindi dire che la classe arbitrale attuale non è paragonabile a quella di dieci anni fa?

"In passato c’erano arbitri con una personalità diversa. Collina, con uno sguardo, ti faceva capire tutto. Io sono stato arbitrato da Orsato nell'ultima partita della mia carriera, eppure lui stesso è stato protagonista di uno degli episodi più discussi della storia recente, il famoso fallo di Pjanic in Inter-Juventus. Anche i migliori possono sbagliare. Ma oggi mancano arbitri di fascia medio-alta, quelli che imponevano rispetto in campo. Questo è il vero problema.”

Notizie Calcio Napoli