Leonardo Mantovani in esclusiva a CalcioNapoli24
Leonardo Mantovani in esclusiva a CalcioNapoli24

Punto 17, Mantovani: "Hamsik in Italia grazie ad un'intuizione visionaria mia e di Micheli. Vi racconto il primo provino al Brescia: le due giocate che ci fecero capire di avere un campione" | ESCLUSIVA VIDEO

01.07.2025
19:00
Bruno Galvan

Leonardo Mantovani, ex scout di Brescia e Napoli, ha parlato in esclusiva a CalcioNapoli24 di come avvenne l'arrivo di Hamsik in Italia

Ultime SSC Napoli - Punto 17, Marek Hamsik dà l'addio al calcio giocato. La partita si terrà il giorno 5 luglio alle ore 19 a Bratislava in Slovacchia allo stadio Tehelne Pole, CalcioNapoli24 la trasmetterà in esclusiva per l'Italia attraverso tutte le proprie piattaforme: sito web, social, Youtube e sul canale 79 del digitale terrestre su Napoli e Caserta.

L'intuizione di portare Marek Hamsik in Italia nasce dall'area scouting del Brescia composta da Leonardo Mantovani e Maurizio Micheli. Il primo ebbe un'intuizione regolamentare nel capire che la Slovacchia stesse diventando una nazione comunitaria e che poteva essere vantaggioso, per quel Brescia, andare a scovare giovani in quella porzione d'Europa. L'altro invece fu colui che andò fisicamente a visionare un giovanissimo Hamsik con la maglia della sua nazionale. Proprio Leonardo Mantovani ci racconta in esclusiva ai nostri microfoni come avvenne la scoperta di questo giovane talento in erba proveniente dallo Slovan Bratislava.

Marek Hamsik, intervista esclusiva Leonardo Mantovani a CalcioNapoli24

Leonardo, come avviene la scoperta di Hamsik al Brescia?

“Marek, in quanto slovacco, rientrava in una strategia per attivare lo scouting. Nel 2004, molte nazioni dell’ex blocco sovietico, entrano a far parte dell’UE. Quindi, tutti i calciatori appartenenti a queste nazioni, sarebbero diventati comunitari. Per noi al Brescia che lavoravamo con i giovani e con ragazzi sconosciuti che costavano poco in quanto le disponibilità economiche erano limitate, ragionammo nell’anticipare i tempi facendo attività di scouting nelle nazioni che sarebbero poi diventate parte dell’UE. Quindi Hamsik rientrava in tale ragionamento per cui decidemmo di andare a vedere dei giovani proprio in Slovacchia. In particolare ci andò Maurizio Micheli il quale selezionò Marek ed un altro calciatore che però scelse di non venire a Brescia ma in Germania. Lo slovacco fece un provino con noi”.

Si dice che Hamsik firmò un pre contratto venendo insieme ai genitori a visionare il centro sportivo del Brescia. Durante la visita, mamma Renata chiese a suo figlio se davvero volesse restare lì e la risposta del giovane Marek fu affermativa

“La nostra bravura, allacciandomi a quello che ho detto prima, che essendo una piccola società con pochi soldi a disposizione, dovevamo far sentire i ragazzi che provavamo a prendere a loro agio. Il presidente Corioni capì questo e fece costruire una bella foresteria. La famiglia di Marekiaro ebbe modo di visitare  centro sportivo e la foresteria. Gli facemmo vedere la nostra organizzazione nel gestire i giovani dalla scuola fino alla ristorazione. Noi volevamo che i ragazzi facessero una vita normale, il più possibile normale per la loro età. La mattina c’era un servizio di trasporto che li portava a scuola. Probabilmente queste nostra organizzazione convinse la famiglia Hamsik a sceglierci”.

Hamsik si trasferisce al Brescia per una cifra vicina ai 60mila euro. Quale fu la reazione del presidente Corioni davanti a queste cifre per un ragazzino di 17 anni praticamente sconosciuto?

“Qui bisogna ringraziare Corioni e la sua famiglia, in particolare suo figlio Fabio. Il presidente però ci scelse con questo, voleva portassimo dei ragazzi con potenzialità che facessero plusvalenza. La strategia non si fermava solo alla Slovacchia, ma anche in Polonia, Lituania e Svizzera. Corioni sapeva che quelle cifre che ti imponevano i regolamenti Fifa dovevi spendere. Noi andavamo a scegliere questi ragazzi facendo una selezione già a monte. Per intenderci, non prendevamo il calciatore giovane sconosciuto che giocava sotto la parrocchia di casa ma di livello nazionale. Hamsik venne giovani, ma era ad un livello già alto per i suoi pari età”

Dietro Marek c’è sempre stata una famiglia con dei valori importanti. Quale fu la tua impressione vedendoli per la prima volta?

“La guida che hanno dato i genitori a Marek fu fondamentale. Ti faceva capire l’impostazione che aveva il ragazzo. A Brescia portammo tanti talenti giovani, qualcuno perfino più talentoso di Marek ma non aveva la sua testa. Hamsik era già calciatore nonostante l’età perché la famiglia gli ha fatto capire cosa significhi lavorare per ottenere i risultati. Si notava la sua serietà e personalità”

Quale fu la qualità che ti colpì immediatamente dello slovacco?

“Marek lo vedo il giorno in cui viene da noi a Brescia a fare un provino. Viene sul campo della Primavera che a quei tempi era allenata da Luciano De Paola. Luciano è stato un grande maestro per i ragazzi giovani. Dico questo perché Luciano ha fatto parte del Brescia antecedente al mio, c’era Lucescu e Hagi. Quella esperienza portata al Brescia fece si che tutti acquisissero quella mentalità. De Paola fu entusiasta di Hamsik. In quel provino, bastò pochissimo per capire che eravamo di fronte ad un campione, colpì la linearità delle cose che faceva e soprattutto la personalità con cui svolgeva ogni singola giocata. Quello è tipico di un campione. Puoi anche non fare 10 dribbling a partita, ma la personalità e la capacità di ‘comandarsela’ quando riceveva palla, la capacità di vedere la giocata prima fu la caratteristica che più mi colpì la prima volta”.

Avendolo visto da giovanissimo, avresti mai immaginato che un giorno potete diventare il capitano di un club come il Napoli?

“Onestamente no. Fu Marino a prenderlo nel 2007 se non erro. Con noi è stato tre anni, vedevi il campione, il talento. Giocò da 17enne un primo campionato di B, questo denota personalità. Ma da lì a pensare che sarebbe poi diventato capitano del Napoli obiettivamente non ci avrei mai pensato”.

Hai visto Hamsik da sbarbato fino a superare il record di gol detenuto da Maradona e diventare il calciatore con più presenze della storia del Napoli. Che emozione ti fa tutto ciò?

“E’ un grande orgoglio perché nella nostra attività di scouting abbiamo scoperto tanti ragazzi raggiungendo anche grandi risultati. Vedere però Hamsik che raggiunge dei record che sono un valore assoluto, ti inorgogliscono molto perché significa che il tuo lavoro nel tempo ha dato i suoi frutti. Tutto parte da quella intuizione di andare in Slovacchia a prendere calciatori, è frutto di un lavoro. Poi c’è la formazione e tanto altro”

Con il Napoli hai vinto il terzo scudetto. Ti è dispiaciuto non averlo vinto con Marek ancora al tuo fianco?

“Certo. Hamsik arriva nel Napoli che non era una squadra da Champions League. Diventiamo una squadra di quel livello probabilmente con l’arrivo di Rafa Benitez, facciamo il salto di categoria. Il Napoli che tessera Marekiaro non è quello lì. Lo slovacco ha contribuito in maniera decisiva, sul piano tecnico, a far diventare il Napoli costantemente di Champions e nel top del calcio italiano”

Prima hai menzionato Luciano De Paola, ma secondo te qual è stato l’allenatore decisivo nella carriera da professionista di Marekiaro

“Luciano gli ha dato la prima infarinatura del calcio italiano. Quel bagaglio tecnico, così come i rudimenti del ruolo, sono serviti al ragazzo come basi. L’allenatore però che ha sfruttato, a mio avviso, in pieno tutte le doti di Hamsik è stato Mazzarri il quale gli chiedeva un lavoro che era l’ideale per lo slovacco. Dico questo senza togliere nulla ai grandi allenatori che poi ci sono stati a Napoli. Mazzarri è stato colui che ha fatto esplodere il talento di Hamsik”.

Il tuo messaggio a Hamsik

“Quasi mi commuovo a dovergli mandare questo messaggio…Gli faccio i complimenti per la grandissima carriera che ha fatto e per i grandi risultati che ha raggiunto. Gli faccio però i complimenti anche perché lui ha investito sui giovani aprendo un’accademia in Slovacchia e credo per me sia un merito che va riconosciuto a Marek. Investire sui ragazzi facendoli giocare a calcio è un modo per ripercorrere ciò che ha fatto lui. Questo sottolinea la sua grandezza dell’uomo che ha dei valori che hanno contribuito a farlo diventare il grande campione che è stato e che è ancora oggi”

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