Sibilia: "Non ho tradito Tavecchio, ma ora il calcio deve cambiare. Candidarmi? E' presto, ma in A mostrino maturità"

23.11.2017
15:20
Redazione

Cosimo Sibilia e' stato l’ago della bilancia nel decretare la caduta di Carlo Tavecchio. Il potentissimo capo della Lega Nazionale Dilettanti ha parlato a Il Mattino:

Sibilia, il presidente del Coni insiste: dice che il calcio va riformato e l’unica strada e' il commissariamento.

«Noi dobbiamo mostrare un grande senso di responsabilita'. E' un nostro dovere: e' chiaro che se la Lega di serie A non elegge alla svelta la sua governance questo comportera' inevitabilmente a nuovi momenti di riflessione. Ma spero che gia' il 27 novembre qualche casella venga sistemata con grande senso di responsabilita' da parte dei presidenti dei club».

Malago' ritiene necessario mettere mano allo statuto.

«Va rivisitato, ma dobbiamo essere capaci di farlo dall’interno. Facendo ogni sforzo per evitare che ci venga corretto dall’esterno. Ed e' questa la maturita' che tutti noi dobbiamo dimostrare».

Cosa metterebbe al centro del modello Italia?

«E' un momento molto difficile a causa della fiducia dell’opinione pubblica messa a dura prova dopo la mancata qualificazione ai Mondiali. Pero' ripartirei proprio dal recupero della centralita' del calcio giocato e dalla riconquista dell’unita' fra tutte le componenti federali, cosi' da ricominciare insieme con la giusta collaborazione».

Come ha vissuto nei giorni successivi all’eliminazione? A suo avviso qual e' la colpa principale di Tavecchio?

«Con dispiacere, delusione e amarezza: gli stessi sentimenti che hanno provato tutti gli italiani per la fallita qualificazione ai Mondiali. E Tavecchio, che ha sofferto e sta soffrendo tantissimo, ha pagato anche per colpe non sue il prezzo piu' alto».

Le parole di Tavecchio e l’idea di farla passare come un traditore l’hanno ferita?

«Se negassi di esserci rimasto male, sarei un ipocrita. Voglio ribadire che con Carlo Tavecchio sono stato sempre estremamente chiaro e leale, anche di fronte a testimoni. Piu' volte gli ho detto che, se si fosse tirata indietro la Lega Pro e pur a fronte del sostegno della Lnd mai venuto meno, non ci sarebbero state comunque le condizioni e i numeri necessari per andare avanti. Su questa linea, il Consiglio Direttivo della Lega Nazionale Dilettanti mi aveva dato mandato per comunicare a Tavecchio e al Consiglio Federale le decisioni della nostra Lega. Le accuse che mi sono piovute addosso oltre che essere ingiuste sono assolutamente infondate».

Andiamo al sodo: si candida alla presidenza della Figc?

«Mi sono sempre definito una persona che unisce e che non divide. Sono da sempre un uomo di sport, soprattutto per tradizione familiare, e ho sempre messo la politica al servizio dello sport e mai viceversa. Con Giovanni Malagò, che ringrazio per le parole di apprezzamento rivolte al mondo dilettantistico, mi lega un antico rapporto di amicizia e stima. Ogni discorso su ipotetiche candidature mi sembra prematuro e inopportuno. Prima e' necessario portare avanti un confronto sui grandi temi per far ripartire il calcio italiano. Occorrono progetti concreti che abbiano la piu' ampia e responsabile condivisione fra tutti i soggetti interessati».

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