Sportitalia, Palmeri: "Il Napoli non ha un gioco da primi posti, l'Inter ha il migliore”
Nel suo editoriale per Sportitalia, il giornalista Tancredi Palmeri è tornato in alcuni passaggi a parlare del Napoli e della lotta Scudetto:
"La scorsa estate il mio Oscar del mercato andò al Napoli, campagna vastissima, ma la palma di favorita per lo scudetto alla Juventus, che aveva aggiunto il secondo miglior mercato a una rosa secondo me di livello e soprattutto prendendo un grande allenatore. Non potevo ovviamente prevedere la messe di infortuni, e soprattutto quello di Bremer, l’unico insostituibile. Il rischio su cui ho avvertito, ma senza essere sicuro sinceramente che potesse essere un fattore, era la mancanza di personalità, di mentalità vincente nella formazione. Tranne Locatelli campione d’Europa, nessuno alla Juventus sa come si vince un campionato o un torneo internazionale.
Giusto Koopmeiners con l’Europa League, ma ha avuto un inserimento non da vincente. E il rischio per l’appunto era sciogliersi nelle difficoltà, non avere la mentalità di prendersi le vittorie sporche anche quando non meriti, proprio perché hai giocatori abituati all’idea di vincere che non accettano la sconfitta e trascinano con sé la squadra. Quello che succede in parte al Milan. Che in verità nel nucleo storico dello scudetto e in Morata ce li avrebbe anche quel tipo di giocatori, se non fosse che proprio i veterani sono i primi responsabili del casino a cielo aperto che è diventato ogni settimana il Milan, e allora il tuo asset si è praticamente mangiato il proprio vantaggio.
Quello per intenderci che era successo l’anno scorso al Napoli, che aveva bisogno di un nocchiere e ha trovato il migliore possibile, che ha rimesso in carreggiata un gruppo che sa vincere a cui ha aggiunto giocatori con mentalità come Lukaku e McTominay. Proprio di mentalità il Napoli è là sopra, nonostante un gioco non da primi posti. Quello invece di cui dispone l’Inter, il gioco migliore d’Italia e una mentalità che finalmente fa accettare anche di vincere pur non giocando alla grande, cosa che peraltro accade poco, con il solo limite di essere all’altezza dei tanti impegni".