Torre del Greco, il sindaco: "Noi città focolaio, sto monitorando duecento persone rientrate da fuori. Temo le fake news..."

28.03.2020
21:20
Redazione

Parla il sindaco di Torre del Greco

NotizieTorre del Greco è tra i comuni di Napoli più colpiti dal Coronavirus, 43 è il numero dei contagiati e nove sono i morti. Il primo cittadino, Giovanni Palomba, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni dell'edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli24.it.

Sindaco, si è chiesto se c’è un motivo che spiega la grande concentrazione di casi nella sua città? «Non esistono spiegazioni plausibili. Ieri abbiamo appreso della diffusione del virus in una casa di riposo (a Madonna dell’Arco, ndr). Che dire? L’aria che respiriamo è la stessa qui da noi, come a Ercolano o a Portici. Volesse il cielo che una volta risolto il problema a Torre del Greco ritornasse la normalità nel mondo».

In che modo l’amministrazione comunale si sta adoperando per far fronte alla grave crisi che ha colpito anche la città? «Una delle attività principali in questo momento è l’ausilio fornito all’Asl per monitorare tutti i rientri in città. Ho qui i dati raccolti proprio di fronte a me. Da questi emerge la realtà di una città che ha diramazioni a 360 gradi nel mondo».

Si tratta soprattutto di marittimi? «Marittimi in primis ma anche operatori commerciali e tanta gente che semplicemente viaggia per il mondo».

In quanti sono rientrati negli ultimi giorni? «Abbiamo superato le duecento unità. Ma prima il grande esodo dalla Lombardia ha interessato altre 100-120 persone. Non conosco i dati degli altri comuni. Torre è veramente una città del mondo».

Con buona pace dei medici che combattono in primissima linea, a Torre del Greco e nei comuni vesuviani si registrano polemiche sull’operatività dell’ospedale di Boscotrecase. Si sente di condividere, in parte queste remore? «Anche io ho inviato una lettera al direttore generale della Asl Napoli Sud 3 Gennaro Sosto. Certamente ci sono stati ritardi nell’effettuazione dei tamponi e, soprattutto nel tempo impiegato per ottenere i risultati. Spero che questa situazione cambi. Anzi devo dire che già in parte è cambiata grazie all’entrata in funzione del centro analisi di Nola. Ora dovrebbe essere attivato un nuovo laboratorio e andrà meglio. Mi hanno anche informato che sarà operativa un’unità specifica per effettuare i cosiddetti tamponi veloci. Ma al momento non si sa quanta attendibilità possano avere».

Soddisfatto dei controlli messi in campo per la verifica del rispetto delle ordinanze che limitano al minimo indispensabile le uscite di casa? «Inizialmente è stato difficile far passare il messaggio. Tra i miei concittadini positivi ci sono anche giovani di 18, 24, 30 anni, per i quali non è stato necessario disporre il ricovero. Si sa che il virus è più letale per gli anziani. Ma questo, naturalmente, non può rappresentare una consolazione. Anzi deve farci moltiplicare gli sforzi per proteggere meglio proprio questi ultimi. Ora la città è presidiata dai nostri vigili, da carabinieri, polizia, guardia di Finanza e dall’esercito. Non si risparmiano. E arrivano a coprire turni anche di 12 ore e più. Anch’io, come è naturale, sono stato fermato più volte mentre raggiungevo in auto il comune».

Cosa teme di più? «I tentativi di sciacallaggio, le fake news, come quella fatta circolare sabato scorso in base alla quale i supermercati avrebbero chiuso alle 14. Risultato? File enormi. Peraltro credo che sia controproducente anche la turnazione, a seconda dell’iniziale dei cognomi, per fare la spesa. Peraltro chi l’ha prescritta ha dimenticato la domenica. Che succede? Che i cittadini di centri limitrofi dove sono in vigore queste restrizioni, pur assumendo dei rischi, sconfinano e vengono da noi. E poi, se io so che posso fare la spesa una sola volta alla settimana nel supermercato resto per due ore».

Torre del Greco negli scorsi anni è stata duramente colpita per il crac Deiulemar che ha coinvolto migliaia di cittadini obbligazionisti. Ora un’altra mazzata per l’economia locale. «È così in tutto il mondo. Cosa accadrà nel dopoguerra? L’unica speranza che abbiamo è la Cina che si sta rimettendo in moto. Dopo 3-4 mesi stanno ritornando a vivere».

I settori più colpiti? «Gli operatori del corallo che erano pronti per partecipare a importanti fiere in Cina. Torre ha un ponte antico con l’Oriente. Adesso hanno bloccato tutto. Poi il comparto dei fiori, la ristorazione. I marittimi sono fermi, tutte le navi sono bloccate».

Ha paura? «Le trame di certi film si sono trasformate in realtà. Quando arriva la telefonata dalla Protezione civile, vengono i brividi. Quando senti, tra i contagiati o, peggio, tra i morti, i nomi di persone conosciute sento il freddo salire su per la schiena. Ma siamo qui. E continueremo a lavorare affinché quest’incubo svanisca presto».

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palomba
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