Verdone: "Napoli-Roma? De Laurentiis ogni volta che mi chiama poi vince! Mi tocca tifare Napoli, non voglio vederlo serioso se perde..."

14.11.2024
15:20
Redazione

L’attore Carlo Verdone è stato intervistato in esclusiva dal giornalista ed editore di Radio CRC, radio partner della SSC Napoli, Salvatore Isaia in merito all’uscita della nuova stagione di Vita da Carlo.

Di seguito le parole di Carlo Verdone a Radio CRC:

«Approcciare al mondo delle serie tv è stata una necessità nata con il Covid. Avevo un film pronto ad uscire nelle sale dal titolo “Si vive una volta sola” ed avevamo già fatto 12 città di anteprime, quando è arrivata la notizia della diffusione della pandemia. Ci siamo trovati con un grande punto interrogativo e ci siamo fermati: siamo entrati in un momento di grande depressione. A quel punto il produttore ha fatto un primo accordo con Prime Video per la prima stagione, che è andata molto bene. Successivamente ne ha sottoscritto un altro per la seconda, la terza e la quarta con Paramount Plus. La terza è in uscita il 16 novembre.

È un mondo diverso. Possiamo definirlo cinema? Sì e no, perché la serie è una specie di catena di montaggio. Spesso non basta un solo regista, ci sono serie che ne hanno anche 5-6. Io ho trovato questo ragazzo, Valerio Vestoso di Benevento, con cui sono andato subito molto d’accordo e ci siamo divisi: lui ha fatto la gran parte delle riprese e io mi sono occupato degli attori. È molto più difficile fare una serie tv, perché è molto più lunga, ma devi correre per rispettare i programmi. Per questa terza stagione ho dovuto imparare 300 pagine di copione e la sera avevo 40 minuti per studiare quello che avrei fatto la mattina dopo. Devo dire, però, che sono soddisfatto di quello che ho fatto.

È cambiato il rapporto con il pubblico? A me piaceva fare qualche salto nelle sale cinematografiche e sentire le reazioni del pubblico. Senti tanti umori in una sala e capisci se il film piace o no. Con la serie, invece, mi devo fidare delle persone che mi fermano per strada e commentano con me quello che hanno visto. Il rapporto quindi cambia un po', però questo è un altro modo di comunicare.

Nella terza stagione di Vita da Carlo faccio il direttore artistico di Sanremo. L’idea non è mia, ma dei miei sceneggiatori: mentre giravo la seconda stagione, loro avevano già preparato un soggetto. Per rendere al massimo come attore, per far ridere e rendere tutto più dinamico, devo essere in difficoltà: deve esserci un tema, un motivo che mi mette in estrema difficoltà. Nella vita se c’è una cosa che non farei mai, è il direttore artistico di Sanremo, perché mi sentirei un po’ fuori posto. Nella serie quindi ci sono sviluppi molto divertenti legati a questa cosa e al rapporto con i cantanti big.

Come co-conduttrice scelgo Ema Stokholma. Lei è una ragazza piena di verve, dinamica, allegra, molto intelligente ed un po’ folle: scelgo lei perché penso che possa essere una co-conduttrice perfetta nel mio Sanremo un po’ strano rispetto agli altri. Lei, che tra l’altro è stata molto molto brava alla sua prima prova da attrice, me ne combina di tutti i colori, perché l’abbiamo fatta svampita, distratta e un po’ cleptomane. Però alla fine questo Sanremo, anche se c’è una scivolata finale drammatica, andrà bene, perché riesco a portare un’aria ed un’atmosfera nuova. Ci sono anche Nino D’Angelo, Gianni Morandi, Zucchero, Gianna Nannini e tanti altri.

Nella serie c’è anche Giovanni Esposito, è stato un compagno di lavoro fantastico ed ha dei tempi perfetti. È spiritoso, pieno di verve ed è stato per me davvero una bella scoperta.

Napoli-Roma? Io a De Laurentiis non chiedo niente, perché non voglio entrare minimamente nelle questioni legate al Napoli. Lui, però, deve aver capito una cosa, non so se lo fa per scaramanzia o meno. Ho l’impressione che mi faccia una telefonata prima della partita cercando una energia positiva. Non è un caso che tutte le volte che è successo, il Napoli vince. Lui dovrebbe ricordarsi questo. A me tocca tifare Napoli, perché non voglio vederlo serioso se la squadra perde. Speriamo sempre che gli vada bene tutto, perché così abbiamo rapporti migliori.

Napoli oltre ad essere una bellissima città, è piena di miei amici ed ogni volta che vengo li incontro e mi fa sempre tanto piacere. C’è un’atmosfera sempre di grande cordialità ed è questo che mi piace di Napoli: ci sto sempre molto bene. Con Massimo Troisi ci siamo conosciuti a Torino ed è nata nel tempo un’amicizia fondata sulla stima. E credo che sia andata avanti perché nessuno dei due ha mai chiesto all’altro di fare delle cose insieme, non eravamo interessati. Già questo ci faceva sentire sinceri nello stare bene insieme, non c’era un interesse nel voler fare qualcosa. Lo ricorderò sempre come un grandissimo attore: lo ammiravo e lo stimavo tanto. La sua migliore interpretazione per me è stata proprio l’ultima, quella de Il postino. Forse anche la malattia lo portava ad essere così vero, lento, fragile, misurato».

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