
Vergara, il primo allenatore: "Vi racconto come lo abbiamo pescato e portato al Napoli"
Parla il primo allenatore di Antonio Vergara
Ultimissime Calcio Napoli - A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Rocco Capasso, direttore sportivo FC Élite Academy Lodi e primo allenatore di Antonio Vergara. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Direttore, a quanti anni ha capito che Vergara aveva la possibilità di giocare con la maglia del Napoli?
"Allora, io personalmente l’ho visto che aveva 7-8 anni, al torneo di Crispano. Rimasi subito impressionato. Contattammo il papà insieme al presidente Salvatore Lodi. Dopo un anno lo portammo già al Napoli, ci avrei scommesso senza esitazioni: avevamo capito che il ragazzo aveva un grande futuro."
Lei che lo conosce fin dalla tenera età, nel Napoli di Conte che ruolo potrebbe ricoprire?
"Antonio è un jolly. Può giocare sull’esterno, sia a destra al posto di Politano, sia come mezzala. È molto bravo nell’uno contro uno, si trova bene sia sul lungo che sul corto, ed è un giocatore completo perché abbina tecnica a forza fisica. Deve solo acquisire la giusta maturità e continuità, perché non basta il talento. Pronti via, oggi sarebbe il sostituto naturale di Politano: un esterno offensivo che può giocare anche a tutta fascia, proprio come fa Politano. Ha queste caratteristiche, anche se deve ancora maturare fisicamente. È un calciatore che può coprire più zone del campo, anche aiutando il centrocampo nel ruolo di esterno."
Se fosse Antonio Conte, lo terrebbe in rosa o lo manderebbe a giocare con più continuità?
"Bella domanda. Io lo terrei sempre, perché è un ragazzo che ti dà tanto non solo tecnicamente, ma anche a livello umano. Credo che Conte un po’ di spazio glielo ritaglierà: magari in Coppa Italia o in spezzoni di campionato. Sono convinto che Antonio riuscirà a conquistarsi delle occasioni. Sta davvero seguendo le orme di Lorenzo Insigne: non voglio fare paragoni, ma gli auguro di cuore di riuscire a fare una carriera importante. Però è chiaro che, per crescere, ha bisogno di giocare."
Per il bene del ragazzo, è meglio restare al Napoli e crescere osservando gli altri, anche giocando pochi minuti, oppure andare fuori per avere più continuità?
"Se fosse per me, lo farei restare al Napoli. Crescere accanto a calciatori come Politano, McTominay, De Bruyne e gli altri è un’esperienza che vale tantissimo. Impari dai campioni ogni giorno. Però è chiaro che dovrà ritagliarsi il suo spazio, altrimenti il rischio è di frenare la crescita. Ma maturare a contatto con certi giocatori ti fa salire di livello."
Lei, insieme ai presidenti Lodi, Invigorito e Iazzetta, continua a occuparsi di calcio giovanile con la FC Élite Academy Lodi. Cosa può dire ai ragazzi che sognano di vivere una parabola come quella di Antonio Vergara?
"Il nostro settore giovanile ha accompagnato tanti ragazzi verso il professionismo. Abbiamo altri giovani interessanti, come Antonio Imputato del Monopoli, classe 2004, che ieri ha segnato, e diversi altri che si stanno mettendo in mostra. Vergara era quello più pronto, ma anche gli altri hanno qualità importanti. Spero di vedere presto qualcuno di loro arrivare in Serie A. Io ci credo e glielo auguro con tutto il cuore."
Ho visto alcune sue foto con Antonio bambino, sui social network: lui aveva appena iniziato. Quali sono i suoi ricordi più belli?
"Eh sì, già allora io allenavo e lui giocava sotto età. Ricordo una partita: eravamo sullo 0-0, entra lui nel secondo tempo e fa quattro gol con due assist. L’allenatore avversario mi guardò e disse: ‘Rocco, ma sei impazzito a tenerlo in panchina?’. Già da allora era un predestinato. Io l’ho sempre detto: era piccolino, ma aveva una forza incredibile. Sembrava non appoggiasse i piedi a terra da quanto correva. Si capiva che era speciale. Antonio Vergara, come tanti giovani talenti napoletani, ha avuto alle spalle una grande famiglia che lo ha seguito e sostenuto. La mamma e il papà lo hanno sempre seguito in tutta Italia, lo hanno supportato e sopportato. Questo è fondamentale: nessuno diventa qualcuno da solo, c’è sempre bisogno di una guida. Nel suo caso, la famiglia è stata una colonna portante, e questo lo ha aiutato tanto."
Direttore, vuole lasciare un messaggio ai ragazzi che sognano di ripercorrere la parabola di Vergara?
"Il messaggio è semplice: non smettete mai di sognare. Serve sacrificio, lavoro e costanza. Se c’è qualità, bisogna perseverare e non mollare mai alla prima difficoltà. Con impegno e determinazione i risultati arrivano".