Carnevale e gli aneddoti su Maradona: "Ci regalò tre anelli d'oro a testa nello spogliatoio. Si lasciava scortare in Ferrari per vedere felici i tifosi"

27.11.2020
10:20
Redazione

Carnevale al Corriere dello Sport

Ultimissime notizie Napoli - Andrea Carnevale ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui ha ricordato Maradona
 
Vi siete divisi il sonno, come s’usava dire.  
"E chi gli è stato al fianco, come nei sette anni di Napoli, può raccontare la sua statura. Un gigante nella sua umanità. Diego andava a fare beneficenza e non l’ha mai detto. A noi compagni di squadra trasmetteva un senso della sua amicizia: una volta, non so quale compleanno fosse, fu capace di lasciarci senza parole, presentandosi lui, il festeggiato, con un regalo per ognuno di noi. Comprò degli anelli, delle vere e proprie fedi d’oro, e ne diede tre a testa, intrecciate come se fossero cerchi olimpici. Saremo amici per sempre, ci disse".  
 
Gli scudetti e i trofei rappresentano un vissuto.  
"Ma il patrimonio affettivo è persino più grande. Ci siamo sentiti in queste ore tra calciatori di quel Napoli, ho parlato con tanti, con Giordano ad esempio che è stato un fuoriclasse - ripeto: un fuoriclasse - e che con me diceva: ci ha arricchiti. Pure economicamente, perché ci ha fatto guadagnare. Eravamo una squadra vera, piena di talento, ma senza Maradona non lo so se saremmo riusciti a vincere, ho il sospetto di no. E quella è stata un’epoca felice per chiunque, perché dove c’era questo Mostro Sacro, c’era lavoro: vale per la stampa, per le aziende, per i club, per chi ci incontrava. Non ha mai preteso, si è sempre messo a disposizione".  
 
E per una amichevole ad Acerra sfidò Ferlaino.  
"C’era un bambino bisognoso di cure, servivano soldi, Pietro Puzone allestì questa gara, che però capitava in un periodo complicato. Maradona non volle sentire ragioni, al lunedì andammo a questa partita, si giocava in una palude, c’era una recinzione che, volendo, sarebbe volata via con un soffio della folla. Ma non si mosse nessuno, penso solo qualche ragazzino: come un Cristo, placava le masse. Il rispetto nei suoi confronti era sterminato. La sa la storia della Ferrari?".  
 
Ce ne sono, ma ci fidiamo delle sue.  
"Quando partiva da via Scipione Capece, partivano dietro di lui centinaia - centinaia - di motorini. Lo aspettavano, sapevano che sarebbe passato di lì prima o poi, e lui non è mai scappato via. Quando poteva, si fermava per gli autografi o una foto; altrimenti, si lasciava scortare, sapendo che li avrebbe resi felici".  
 

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