"Anarchico, violento, privo di qualsiasi soggezione all'ordinamento dello Stato": così la Questura di Roma motiva l'arresto di Genny a'carogna

24.09.2014
01:40
Redazione

La Gazzetta dello Sport sull'arresto di Genny a' carogna: «Un anarchico, violento, privo di qualsiasi soggezione all’ordinamento dello Stato». Così è descritto nell’ordinanza di custodia cautelare Gennaro De Tommaso, per tutti Genny ‘a Carogna: da ieri è agli arresti domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale e per aver violato, il 3 maggio a Roma, il divieto di esporre striscioni inneggianti alla violenza. Alle 4 di mattina otto agenti della Questura di Roma hanno bussato a casa del padre di De Tommaso, dove Genny dormiva. Hanno perquisito l’abitazione, poi hanno portato l’ultrà in Questura per notificargli il provvedimento del gip Rosaria Monaco. Un’ordinanza che nasce da quanto avvenuto prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. Insieme a De Tommaso sottoposti all’obbligo di firma altri 4 ultrà del Napoli: Massimiliano Mantice (uno dei primi a soccorrere Ciro Esposito ferito), Mauro Alfieri, Gennaro Filacchione e Salvatore Lo Presti, accusati di concorso in resistenza a pubblico ufficiale, lancio di materiale pericoloso e invasione di campo. Indagini Mantice, leader della Curva B, è accusato di aver scavalcato la rete che delimita il campo dalle tribune. Alfieri, Filacchione e Lo Presti, invece, facevano parte, secondo i pm Albamonte e Di Maio, di un gruppo di 100 ultrà che si concentrò in piazza Mazzini e si diresse a Ponte Milvio per tendere un agguato ai tifosi della Fiorentina (o della Roma?) e che lungo la strada lanciò pietre, fumogeni e petardi contro le auto in sosta e gli agenti di Polizia. E Gennaro De Tommaso sarebbe stato l’istigatore di queste violenze. Maglia incriminata Su lui, però, pende anche l’accusa di aver indossato la maglietta «Speziale libero» mentre era arrampicato su una balaustra a discutere col capitano del Napoli Hamsik dell’eventualità di giocare o meno la finale di Coppa dopo quanto era accaduto a Ciro Esposito.

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