Bucchioni: "Lukaku all’attacco della Juve anche per il virus ma Agnelli lo scudetto di cartone non lo vuole. Calciatori, basta: tagliatevi lo stipendio!"

03.04.2020
01:30
Redazione

News calcio, Enzo Bucchioni sul campionato e l'emergenza coronavirus

Ultime calcio - Scrive Enzo Bucchioni nel suo editoriale per Tuttomercatoweb:

"Fatico a capire cosa spinga il ministro Spadafora e il presidente della Federcalcio Gravina a parlare un’ora sì e l’altra ora pure della ripresa del campionato, quando in realtà nessuno sa se e quando accadrà. In venti giorni abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Date sballate, scudetti prima da assegnare e poi da non assegnare più, previsioni che neppure il mago Otelma. In un momento così drammatico la comunicazione dovrebbe essere razionale e mirata, dovrebbe dare certezze e non alimentare dubbi o speranze. Se le certezze non ci sono, come è logico che sia, forse sarebbe meglio un composto silenzio. Ma forse sbaglio io. L’ultimo obiettivo di Gravina ora è ripartire il venti maggio. Segnatevi la data e giocatela al Lotto. Un’altra data, questa più importante, però l’ha fissata l’Uefa. Se, e sottolineo se come diceva la canzone, si dovesse ricominciare a giocare, tutti i campionati nazionali dovranno finire entro il tre di agosto. Chi pensava di giocare nel cuore dell’estate e sforare anche a settembre resterà deluso, ma questa mi sembra una decisione saggia per evitare di rovinare anche la prossima stagione. Per il resto dobbiamo sperare che il Maledetto Virus venga sconfitto o almeno i suoi effetti vengano circoscritti e limitati prima possibile, in primis per la salute pubblica, per la vita di tutti quanti noi, poi si potrà sperare anche nella ripartenza del pallone. Ma servono certezze. Il calcio ha già fatto le sue figure imbarazzanti quando è scoppiato il virus, speriamo non ci sia la replica al momento della ripresa e si riparta soltanto quando veramente si potrà farlo senza rischio alcuno e senza il pericolo che ci si debba poi rifermare. Sarebbe un’inaccettabile beffa. Per una volta Signori del Pallone fate le cose perbene e non preoccupatevi soltanto per quei soldi che fino a ieri avete buttato via a piene mani.

A proposito di errori fatti a inizio marzo, fra partite rinviate e poi giocate, altre sospese un minuto prima del fischio d’inizio e le altre pantomime varie fra porte aperte e chiuse, ieri Lukaku c’è andato giù durissimo, a sorpresa, contro la Juventus. Società che, fra l’altro, lo aveva corteggiato insistentemente l’estate scorsa. Bene. Sapete cosa ha detto Lukaku a proposito della tutela della salute dei giocatori e dell’epidemia? Ecco la frase più dura: . Il belga in questo modo ha chiamato in causa la Juve, ma anche l’organizzazione calcistica nel suo complesso e ne ha messo in discussione la serenità. Da uno come Lukaku non ce lo saremmo aspettato, evidentemente il poco rispetto per la salute dei giocatori ha lasciato il segno nella sensibilità dell’attaccante dell’Inter. Comunque, allargando il discorso, ma rimanendo in tema, il presidente della Signora, Andrea Agnelli ha già fatto sapere che in caso di sospensione del campionato non accetterà uno scudetto con ancora 124 partite da giocare e questo dovrebbe rasserenare molti malpensanti e mettere a tacere le polemiche. Se non si dovesse riprendere, almeno questo problema ce lo eviteremo e nella casella dell’Almanacco 2019-2020 apparirà la scritta: scudetto non assegnato. Ma in tanti sperano ancora di giocare (a parte Cellino, Ferrero e pochi altri) per evitare perdite economiche derivanti dai diritti Tv e delle sponsorizzazioni calcolate attorno ai 700 milioni. Detto che l’ultima parola spetterà all’autorità sanitaria in accordo con il governo per una questione di salute pubblica e di salute privata degli addetti, deve essere già molto chiaro oggi che se il campionato dovesse ripartire si giocherà rigorosamente a porte chiuse e con la massima prevenzione possibile. In alcuni casi si utilizzerà anche il campo neutro. Squadre come Brescia e Atalanta, in territori provati più di altri, oggi sembra inimmaginabile che possano giocare in casa. E’ altrettanto evidente che se il campionato si concluderà sarà soltanto per il business, dal punto di vista tecnico è tutto assolutamente falsato da questo dramma epocale, dalla sosta, dai contagi fra calciatori, dal contesto. Ma il buco di 2,5 miliardi, per altro precedente al Coronavirus, preoccupa molto, lo dico forte e chiaro, e deve interessare soprattutto i calciatori.

E’ evidente che un sistema non si possa reggere solo sui diritti televisivi e poco altro e nello stesso sistema gli stipendi dei giocatori incidano per il settanta per cento. La ristrutturazione economica va fatta lì e i giocatori devono capire che nessuno può più vivere al di sopra delle responsabilità per dare ancora un futuro al sistema. La miopia in questi casi non deve esistere e anzi, se potessi fare un appello, se fossi un sindacalista del pallone, urlerei ai giocatori: tagliatevi subito lo stipendioooooo….. Certo, in modo razionale e adeguato, con proporzionalità, ma tagliare sarebbe anche un segnale molto importante in un momento drammatico come questo e un modo per riavvicinare anche l’opinione pubblica che si aspetta un gesto di questo tipo. Non deludetela. I vostri datori di lavoro sono i presidenti, ma quelli veri sono i tifosi che mantengono in piedi il sistema con le pay tv, i biglietti e quant’altro e i tifosi oggi più che mai vogliono un calcio più umano. Più vicino a loro. E’ finita l’epoca dei gigantismo e lo devono capire tutti se vogliono davvero il bene del loro sport e vogliono tenerlo in piedi. L’esempio dei giocatori della Juve e i 90 milioni di risparmio portati a casa, sono una strada tracciata sulla quale riflettere e sulla quale andare a finire. Speriamo già da oggi con un accordo salva-calcio.

E già, perché il calcio lo devono salvare loro. Dirigenti, presidenti, giocatori, allenatori, tutti quelli che sono dentro il Carrozzone devono partecipare alla ristrutturazione di un’industria in crisi. E’ il momento di rifare i conti, di tagliare stipendi e non solo, di fare sacrifici, ma anche programmi di espansione futura per un business intelligente. Ci sono regole e abitudini da cambiare e questo deve fare il calcio. Ma da solo. E’ inaccettabile stendere la mano al Governo in un momento come questo. Se c’è un euro va dato a chi non sa come mangiare, le risorse devono essere usate per fare ripartire l’Italia e gli italiani. Il calcio le risorse le ha e continuerà ad averle, usi il fondo di solidarietà della Figc, chieda alla Fifa e all’Uefa che hanno ingenti patrimoni per le emergenze, si gestisca meglio, si ridimensioni, ristrutturi, non succederà nulla. E poi il buco del calcio c’era già prima del Coronavirus, non prendiamo a pretesto questa Pandemia che ha stravolto le vite di tutti. Il Governo pensi invece allo sport dei dilettanti, dei giovani, al resto si concedano al massimo nuove leggi più moderne e facilitazioni burocratiche. Certamente non fiscali o, ancor peggio, sovvenzioni. La gente non capirebbe e in questo momento servono comprensione e coesione".

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