C'era una volta il calcio...

03.08.2015
18:00
Pasquale Cacciola

di Pasquale Cacciola - twitter: @PE_Bahia

C'era una volta il calcio. Quello vero. Fonte primaria di distrazione e divertimento, dove la presenza allo stadio era una garanzia. In ogni caso. In quel tempio che era come un rifugio, dove ansie e preoccupazioni della quotidianità venivano messe da parte per almeno 90 minuti. Uno sport in cui immergersi e rimanere in apnea a lungo, capace di annullare le negatività ed esaltare collettività ed allegria. Quel posto in cui ogni padre portava il proprio figlio, per tramandare un amore puro. Poi tutto è cambiato, improvvisamente. E l'idea di recarsi presso una partita è sempre accompagnata da una lunga riflessione, perché quel luogo paradisiaco è diventato d'un tratto un inferno. Tipico dell'uomo del resto, incapace di preservare se stesso e le bellezze della vita. Così quel punto di felice ritrovo si è tristemente trasformato in un colosseo moderno, sfoggio di instinti primitivi e ordinaria follia con conseguenze spesso gravissime.

Ieri a Nizza un'altra pagina indecorosa. Come se non bastasse un mondo già impregato d'odio e violenza, anche il calcio viene inspiegabilmente inghiottito in questo vortice autodistruttivo e vomitevole. E se adesso anche le classiche amichevoli d'agosto diventano opportunità per dar sfogo alla brutalità, siamo alla frutta. Lancio di sassi, pedardi, bombe carta e un casello autostradale chiuso con i viligi del fuoco mobilitati per spegnere vari incendi. Tutto per cosa? 'Nu pallone. Semplicemente assurdo, con alla base ottuse guerre d'orgoglio tra pseudo sostenitori che non fanno altro che dar sfogo alla propria frustazione. E tante le famiglie terrorizzate ieri sera costrette a lasciare il percorso che portava all'Allianz Riviera.

Scene che hanno inevitabilmente portato alla mente i fatti del 3 maggio di un anno fa, quando Ciro Esposito perdeva tragicamente la vita. E probabilmente ieri si è sfiorata un'altra tragedia. Perché in queste guerriglie animalesche, spesso sono i centimetri a fare la differenza. Del resto basta un colpo al posto sbagliato o un ordigno in prossimità per cancellare l'esistenza di una persona. E se le guerre vere non hanno motivo d'esistere, immaginiamo quelle calcistiche. Quel che preoccupa ancor di più è la frequenza con cui questi avvenimenti si stanno succedendo e la tolleranza generale, come se ormai purtroppo rientrasse tutto nella normalità. Ma non è assolutamente così, che le istituzioni italiane e europee intervengano in modo severo e concreto. Quanti morti dobbiamo ancora piangere? Diciamo basta a questo scempio, riportiamo il calcio nelle mani dei veri tifosi e riconduciamo le famiglie allo stadi. Facciamo sognare di nuovo i bambini a pochi metri dai propri idoli. Perché il calcio è di chi lo ama. Per davvero

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