Corbo: "La vera incognita del Napoli è la società: il rifiuto di Reja lascia un buco e Chiavelli crede di conoscere il calcio"

07.06.2015
09:50
Redazione

GLI ultimi incontri rivelano una tendenza. Più che un allenatore, De Laurentiis sembra cercare un nome che suoni come un ceffone a Benitez. Prima vola a Madrid per sostituire l’ex signore delle coppe europee con uno spagnolo che davvero sa vincerle, Unai Emery. Tornato in Italia, invita a cena venerdì e ieri a pranzo Maurizio Sarri, autorevole autodidatta delle panchine. Anche qui un filo di sarcasmo si coglie: è l’allenatore che tatticamente sottomise con brutale evidenza il nuovo entrenador del Real. Benitez perse 4-2 a sua insaputa, neanche si accorse dell’Empoli che volava sulla sua squadra. Il Napoli fu travolto da meccanismi diabolici. Benitez non ebbe il tempo di capire, riflettere e schierare almeno un esorcista. Terribile sconfitta, immensi elogi invece a Sarri. Eccolo pronto a sostituire un glorioso perdente. Ma può il Napoli fidarsi di Sarri? Forse è più corretto ribaltare la domanda: può Sarri fidarsi del Napoli? È chiamato a scommettere sulla sua bravura dimostrata quest’anno a Empoli, per un volo di carriera. La trattativa nella platealità del colloquio-esame ricorda quella del 1986 ad Arcore, quando Berlusconi tenne in clausura per tre giorni Arrigo Sacchi, allenatore emergente del Parma, il teorico della zona veloce. Anche Sarri come Sacchi, non ha giocato che a livelli modesti. Uno in banca, l’altro rappresentante di un calzaturificio romagnolo. Ancora meno di Sacchi, il tecnico candidato a guidare il Napoli ha potuto osservare allenatori di rango. Il ragioniere di Fusignano, in Germania per vendere scarpe, pedinava Udo Lattek, un fenomeno delle panchine negli anni Ottanta alla guida del Bayern. Sarri come Sacchi ha parlato ore e ore nel suo lungo test. Si è visto De Laurentiis prendere appunti anche al ristorante. Sarri ha dimostrato idee chiare nelle sue richieste. Di certo non getterà al vento vittorie certe. Saprà correggere in corsa gli assetti del suo 4-3-2-1, non arrossirà prima di infilare un difensore o un centrocampista a tutela del vantaggio. Ma un punto interrogativo c’è, e bisogna parlarne. Fino a che punto la società può e sa proteggere un allenatore debuttante. L’incognita non è Sarri, ma la società. Il rifiuto di Reja come direttore dell’area tecnica (non ha accettato di restituire il patentino di allenatore) lascia nel Napoli un posto vuoto e uno spazio eccessivo ad Andrea Chiavelli, il consulente finanziario, un superman delle clausole, ma purtroppo convinto di conoscere bene anche il calcio. Voltare pagina significa invece imporre la forza di una società, il rigore delle regole su una squadra che ha vinto poco e perso tanto per averle sempre violate

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