"El Tano" svezzato a Fuerte Apache con un primato da centometrista: cellulare spento e tanti palleggi, così Serafino ha conquistato il Boca

01.02.2015
11:30
Bruno Galvan

di Bruno Galvan. Twitter: @BrunoGalvan85

Rho-Fuscaldo-Buenos Aires. Tre città che hanno un valore importante per Francesco Serafino, talento italiano in forza al Boca Juniors che potrebbe presto vestire la maglia del Napoli stando a quanto raccontano sia Goal.com (clicca qui per leggere) e dal Corriere dello Sport (clicca qui per leggere)  “El Tano”, così è soprannominato dai tifosi boquensi , è un classe 1997, di professione fa l’attaccante. Inizia in Calabria, terra d’origine dei suoi genitori, nella S.S Fuscaldo. Fu poi prelevato dalla Reggina dove restò fino al 2008. Poi il grande salto negli esordienti della Roma sotto consiglio di Bruno Conti che di talenti giovanili se ne intende. Poi il trasferimento in Argentina per motivi familiari.  Suo padre deve trasferirsi a Buenos Aires per lavoro e Francesco allora decide di seguirlo in Sud America.

CALCI PIAZZATI E FANTASIA – L’educazione rigida delle giovanili del Boca l’hanno forgiato. Lì sono vietati  cellulari accesi, conta solo far parlare il campo. Francesco stupisce tutti per i suoi progressi fisici. Riesce a correre i 100 metri in appena 11’’7.  E’ una punta esterna,  gli piace molto partire dalla destra ma può tranquillamente giocare anche sul versante opposto per andare al tiro.  Le punizioni sono il suo pezzo di repertorio migliore, un vezzo che ha imparato seguendo tre mostri sacri come: Roberto Baggio, Francesco Totti e Roman Riquelme.

SCUGNIZZO A FUERTE APACHE – Durante la sua permanenza al Boca, ha vissuto nel quartiere più difficile della capitale argentina. Lì è nato un certo Carlitos Tevez. Serafino ha giocato spesso con i ragazzi del barrio vestendosi d’umiltà e imparando a soffrire sul campo. In quel quartiere le retate della polizia sono all’ordine del giorno, così come la passione per il calcio. Serafino racconta un retroscena molto curioso: “Avevo il rispetto per tutti. Ricordo che in una partita nel barrio affrontai il fratello di Tevez. Lì i difensori picchiano duro. L’arbitro non fischia quasi mai, quindi devi rialzarti e andarti a recuperare palla. Questo esercizio mi è servito molto. Aumenta la garra, la rabbia agonistica”

GUARDA IN ALLEGATO ALCUNE GIOCATE DEL GIOVANE DEL BOCA JUNIORS

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