
Il Napoli è figlio unico
Perché il club del presidente Aurelio De Laurentiis non ha né fratelli né sorelle nel calcio italiano
Mio fratello è figlio unico è una nota canzone di Rino Gaetano. Il cantautore, nativo di Crotone, con quel testo ha voluto rivolgersi a coloro che rifiutano ogni legame con le mode del momento dissociandosi così dalla massa, diventando di fatto fratello-figlio unico di una società globalizzata. Trasportando il concetto alla SSC Napoli, possiamo dire che il club di De Laurentiis è figlio unico.

Si commette un grave errore quando si parla, in gergo calcistico, delle famose “5 sorelle” per descrivere le società più forti che storicamente si contendono le prime posizioni. Il Napoli non ha né fratelli né sorelle: è figlio unico. Perché? Ha una gestione economica, patrimoniale e finanziaria da fare invidia alle altre italiane e non solo. Non ha debiti, non è costretta a chiedere denaro in prestito a fondi o banche. Non è ostaggio di nessuno, ha un futuro e ha rotto le scatole - utilizziamo un’espressione tanto cara a mister Conte - a chi ha ancora una concezione di un club non abituato a vincere in una città ancora ferma al ricordo di Maradona.
Il Napoli è figlio unico anche perché ha entusiasmo in un calcio italiano dilaniato tra crisi societarie e tecniche. Chissà come si dice bancarella del torrone in milanese per descrivere - ad esempio - quanto è accaduto alla gloriosa Inter che - perso all’improvviso Inzaghi - ha dovuto virare su Chivu (con tutto il rispetto è un piano D oppure E) al quale va comunque un grande in bocca al lupo. Chissà come si dice anche bancarella del torrone in piemontese (anche se la Torino bianconera potrebbe pronunciarla in calabrese, pugliese oppure siciliano) quanto accaduto alla Juve con l’arrivo di Conte dato per certo ed il trattamento - anche mediatico - poco rispettoso nei confronti di Tudor. C’è poi il Milan che sceglie di privarsi di Reijnders per puntare sull’usato sicuro come Modric (40 anni il prossimo 9 settembre). Il croato di Zara sta conquistando le prime pagine, tutti sembrano contenti. Se però il Napoli decide di prendere De Bruyne (34 anni il prossimo 28 giugno) spuntano dubbi sull’età, condizione fisica ed ambientamento alla serie A.
Mai come in questo caso essere figlio unico in questo calcio italiano può considerarsi un vantaggio. Anzi, un surplus. Napoli, inteso come club e città, è qualcosa di unico. Un valore aggiunto, un’isola felice, un modello da studiare per un’Italia che aspetta i disastri della Nazionale per capire - in maniera sempre più tardiva - di quanto il calcio nostrano sia sempre di più in caduta libera.
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