Imprenditore napoletano suicida: "Questa non è più vita". Gestiva il noto Kappa store lato Curva B

28.02.2017
16:30
Redazione

Si è ucciso nel suo deposito, schiacciato dal peso dei debiti che incalzavano fino a convincerlo che «questa non è più vita». Le parole scritte da Espedito Ferrara, poco prima di annodarsi uan corda al collo, sono l'urlo di disperazione del 54enne napoletano che non riusciva più a far bilanciare i conti della sua piccola attività imprenditoriale. Prima di mettersi la fune al collo e salire su una piccola scaletta per lasciarsi morire, poco dopo le 20 di ieri, il commerciante ha impugnato la penna e sul foglio lasciato a pochi passi ha scritto e ripetuto per due volte: «Non sono un vigliacco». Nella lettera piena di amore e di dolore, l'uomo che era proprietario di un negozio di articoli sportivi a Fuorigrotta, si è scusato con la moglie e i figli chiedendo loro perdono per il gesto ma dichiarando la sua sconfitta. «Troppe umiliazioni non ce la faccio più perdonatemi», si legge. Ed ancora è scritto: «Amo la vita ma questa non è più vita, ho sempre aiutato gli altri e non meritavo tutto questo».

Pochi attimi dopo aver scritto ai figli di prendersi cura di Anna, sua moglie, Espedito si è ucciso nel piccolo deposito dove custodiva la merce, per la maggior parte merchandising del calcio Napoli, in via Parroco Giustino Russolillo nel quartiere Pianura. In quella manciata di secondi, programmati con una lucidità disarmante e un malessere oramai insostenibile, il 54enne ha lasciato la moglie e due figli, Ettore e Flora da cui aveva avuto anche dei nipotini ma il primo a dare l'allarme, ieri sera, è stato il fratello. Quando è arrivato l'equipaggio dell'ambulanza del 118, Espedito era già morto e i sanitari non hanno potuto far altro che constatarne il decesso lasciando spazio alla polizia e alla sezione scientifica che, come di prassi, ha eseguito i rilievi. Dietro la disperazione del gesto del piccolo imprenditore c'è la vita di un 54enne che da sempre aveva lavorato nell'ambito del commercio, cominciando dalla strada e dalla vendita di gadget e magliette a concerti e feste di piazza per investire poi i suoi sacrifici aprendosi un vero negozio, prima a Pianura, dove era rimasto oggi solo un deposito, e successivamente a Fuorigrotta. La sua attività imprenditoriale, da dieci anni, aveva seguito una iperbole che negli ultimi mesi gli costava solo sacrifici e preoccupazioni. Da tempo, incombevano situazioni finanziarie di estrema difficoltà e tanti debiti, al punto che anche su facebook i post tradivano il senso di malessere vissuto da Espedito. «Camminiamo su un filo sottilissimo che è il nostro equilibrio - si legge nel post dell'11 febbraio 2017 -. Ci si mette un'eternità per trovarlo e basta un niente, un gesto, una parola per far crollare tutto».

Parole quasi premonitrici che fanno pensare necessariamente ai problemi economici vissuti dal 54enne soprattutto, con uno dei suoi fornitori nei confronti del quale aveva debiti così importanti da fargli recapitare un decreto ingiuntivo. Espedito, come molti altri piccoli commercianti napoletani, aveva fatto molta fatica a mandare avanti l'attività negli ultimi anni ma non aveva mai rinunciato a battagliare. Sulla tragedia di Pianura interviene Maria Caniglia, presidente della commissione welfare del Consiglio comunale: «Notizie simili fanno raggelare, sono sempre più convinta che è nostro dovere intervenire. Ho fissato una seduta di commissione per sottoporre ai miei colleghi la proposta della nascita di un consultorio anti-debiti con la funzione di affiancare il debitore nella predisposizione di un accordo con i creditori».

Fonte : Il Mattino
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