Kiss Kiss Napoli, la 'lettera' di Diego De Luca: "Caro Benitez, le scrivo..."

15.09.2014
15:30
Redazione

Diego De Luca, giornalista di Kiss Kiss Napoli, scrive su Facebook:

"Caro Benitez, Le scrivo in un momento apparentemente non facile. Ma preferisco farlo adesso e non dopo, quando per molti sarà facile tornare ad esaltare il Suo lavoro. Perdere in casa contro il Chievo sembra una macchia indelebile per una squadra ed un club in continua espansione. Il bacino d'utenza di una società, secondo una regola non scritta e diventata a quanto pare legge morale, non può consentire di perdere punti con squadre dal tasso tecnico inferiore.

Sabato, giorno della Sua conferenza stampa a Castelvolturno, ho visto una partita di Premier League (campionato che Lei conosce benissimo, dove ha ottenuto sul campo eccellenti risultati, in quell'Inghilterra avanti anni luce per infrastrutture e approccio al calcio e dove ha trascorso anni fantastici della Sua vita privata e professionale. Quella Premier che qui conosciamo solo grazie alle tv, dove ci sono gli stadi presi come modello di riferimento, strutture che abbiamo visitato solo grazie alle stagioni europee del Napoli). Esiste un abisso tra quel campionato ed il nostro. Abisso in termini di infrastrutture, di potere economico, di cultura sportiva, di approccio al calcio. In Arsenal-Manchester City o in Chelsea-Swansea, le squadre giocano sempre a viso aperto nel tentativo di portare a casa l'intera posta in palio. Esiste la cultura del bel gioco, dello spettacolo da offrire ai fruitori/tifosi.

Ecco perchè mi piace il Suo calcio. Contro il Chievo ho visto una squadra costruire una quantità infinita di occasioni da goal, purtroppo non sfruttate dai giocatori in campo vuoi per imprecisione, vuoi per le abilità di un portiere che farà parlare di se. Grazie a Lei, professionista in grado di padroneggiare 5 lingue (da queste parti impariamo il greco antico ma l'inglese è sempre un optional), ricevuto e premiato poco tempo fa da Michel Platini, il Napoli sta acquisendo una mentalità europea che i più faticano ancora a comprendere.

La città di Napoli è legata indissolubilmente al proprio passato: arma a doppio taglio, nella cultura come nello sport. Qui ancora ci riportiamo a Masaniello, ai Borboni, così come nel calcio ancora ci riportiamo a Maradona. Non mi fraintenda: la propria storia e la cultura di appartenenza rappresentano fattori di identità e di orgoglio, ci mancherebbe. Ma bisognerebbe una volta per tutte comprendere che essere troppo legati al passato rende invisibile lo scenario futuro. Napoli è una città ferma, immobile.

Salvo pochissime eccezioni, i grandi artisti non hanno un palco dove esibirsi, nei loro tour sono costretti ad aggirare la nostra città. Diverse personalità napoletane si sono affermate dovendo lasciare a malincuore la propria città. Il Goethe moderno non passa più dalle nostre parti per descriverne le bellezze. La Rivoluzione Industriale ha generato in Europa una classe di lavoratori specializzati, "meccanizzati". In Italia il percorso è stato diverso: le industrie, arrivate in netto ritardo rispetto alle altre Nazioni, sono state piazzate d'improvviso nelle campagne e la classe operaia dell'epoca era costituita da una massa non pronta per essere al passo con Germania, Inghilterra o Francia.

Proprio partendo da questo difetto, probabilmente, è nato un atavico essere sempre alle spalle delle Nazioni tecnicamente più avanzate. Mi perdonerà, Benitez, se ruberò quest'esempio: Lei è esattamente come un'industria piantata all'improvviso nelle campagne. E' avanti con le idee, avanti con la preparazione, avanti con i trofei vinti, avanti con le lingue, avanti per aver lavorato in talune infrastrutture. Con Lei, il Napoli è proiettato in Europa. Per questo, la sconfitta con il Chievo non mi preoccupa.

Chi Le preferisce un passato recente vuole far restare il Napoli ancorato alle campagne, continua a non voler essere al passo coi tempi ma preferisce chiudersi in un passato fatto di Masaniello e di Borboni. Con Lei, io, respiro aria europea anche senza Champions. Mi perdonerà se mi sono dilungato, ma voglio troppo bene a questa città per continuare a vederla sempre chiusa in se stessa nella gloria di un passato che non c'è più"

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