L'altra faccia di un calciatore di 18 anni...

29.09.2016
20:30
Marco Galiero

La maggiore età, quando arriva, si porta dietro un carico di sogni e obiettivi da raggiungere. La festa con gli amici, la macchina, il viaggio. Ma cosa c'è, invece, dietro un calciatore di appena 18 anni? Più o meno le stesse cose. Con la differenza che il calciatore, oltre la scuola, gli impegni, il livello d'attività sociale da tenere alto, fidanzate varie: ha il calcio. Per essere tesserato dal Napoli, a 18 anni, devi aver fatto tanti sacrifici. E con te, la tua famiglia. Parliamo del periodo estivo? Parliamo del ritiro, l'incubo delle famiglie. In quella di Negro, per esempio, c'erano oltre Antonio anche il papà, la mamma e due donne (le sorelle) da accontentare. Chi non vuole andare al mare quando ad agosto il caldo ti soffoca? Tra lavoro, ragazze, moglie e Antonio con l'impegno degli allenamenti: papà Vincenzo si è diviso, letteralmente. Negli anni, ha affittato quasi sempre un appartamento per le sue 'donne' per il mese d'agosto e lui è rimasto a casa a dividersi tra lavoro e allenamento. Poi, succede che il tempo passa e il ragazzo diventa maggiorenne. Allora va aggiunto l'impegno della scuola guida per la patente. E la macchina, il sogno d'indipendenza, che nel caso di Negro è una Mini Cooper Countryman

L'altra faccia del calciatore, talvolta, è anche quella del bravo studente. E' il caso di Diego Acunzo, che si è appena diplomato con 89 in un istituto alberghiero con indirizzo in scienze dell'alimentazione. Tanti i sacrifici anche per lui e la sua famiglia, che quando giocava nella Paganese doveva percorrere 100 km (tra andata e ritorno) da casa a campo sportivo. Il momento della scuola guida è arrivato anche per lui e la mamma non ha scelta: deve prestargli la vecchia Panda a metano per fargli fare esperienza. La signora insegna in una scuola a Pesaro da appena un anno e l'intera famiglia si è trasferita lì, lontana da Diego che adesso è in convitto con gli altri ragazzi del Napoli Primavera. Una scelta dura, ma quasi obbligata. 

La stessa che ha dovuto fare anche la famiglia di Raffaele Russo. Anche lui è in convitto, adesso. Il papà non è mai riuscito ad accompagnarlo agli allenamenti per via del lavoro nel ristorante di famiglia (Il giardino degli ulivi). Nei primi tempi ci ha pensato il nonno, che l'ha sempre accompagnato con piacere, ma che poi ha dovuto rinunciare a causa di un problema agli occhi che non gli rende possibile la guida. 

Dietro ogni ragazzo che quando entra in campo diventa un calciatore del Napoli, c'è una storia fatta di sacrifici e rinunce. Di sogni, di obiettivi da raggiungere e di mille altre sfumature. In campo, non ci va solo il calciatore. 

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