L'analisi di Carratelli su il Roma: "Un cuore caldo nell'inverno russo"

19.03.2015
17:10
Redazione

Cerchiamo di fare una partita come si deve. Cerchiamo di giocare con i migliori (Gabbiadini, Mertens, il Pipita naturalmente). E cerchiamo soprattutto di non fare affidamento sul 3-1 dell’andata, di giocarcela a tutto campo perché non siamo una squadra imperforabile (10 gol incassati nelle ultime undici partite e mancherà Koulibaly), il vantaggio dell’andata può sfumare. Ma, accidenti, un gol si riuscirà pur farlo per stoppare i russi che, se si sbilanciano per recuperare, vanno puniti in contropiede come il Napoli sa fare. Il traguardo dei quarti ha un suo valore nella storia del Napoli che, nei tornei europei, è arrivato ai quarti tre volte in trenta competizioni, l’ultima volta ventisei anni fa con la volata vittoriosa sino alla fine della squadra di Maradona in Coppa Uefa. Vediamo se Rafa, il nostro re di coppe, nervosissimo a Verona, presenterà una squadra degna per l‘avventura europea che gli piace tanto, se lo spogliatoio si è rasserenato dopo l’umiliazione del Bentegodi, se ha cancellato la botta e, soprattutto, se ha ricaricato le batterie. Perché se, a Mosca, in condizioni ambientali difficili, gli azzurri non ritroveranno grinta e corsa, tanto per cominciare, allora avremo una serata difficile. Neanche la Dinamo sta granché in salute. Il fattore-campo, compresi il clima e le condizioni del terreno di gioco, può spingerla all’impresa, aggrappata all’esile gol segnato al San Paolo, ma dovrà correre sul filo del rasoio di prenderle in replica. Ci vuole un Napoli d’esperienza, ci vuole un Napoli che non si faccia infilare subito come a Fuorigrotta da Kuranyi e a Verona da Toni (due corazzieri), ci vuole una squadra attenta e determinata che non si faccia infinocchiare sui calci piazzati perdendo i palloni alti in area. Ci vuole un Napoli sobrio, cioè sereno, convinto, dopo l’ubriacatura di Verona. Vedremo a Mosca se il sorteggio di questi ottavi di Europa League sarà stato favorevole come hanno detto tutti, mentre devono patire Inter e Torino contro avversari più forti e il derby italiano sceglierà fra Roma e Fiorentina. Sembra che la Dinamo e il Napoli si somiglino, entrambe le squadre con buone chance offensive ma un po’ ballerine in difesa. Al San Paolo, la difesa dei russi è apparsa statica, favorita sui palloni alti dalla stazza del congolese Samba (1,93), ma in difficoltà con la palla a terra, vulnerabile sugli esterni, stravolto Kozlov dalle serpentine di Mertens, stordito l’intero pacchetto arretrato dalla furia e dai tre gol di Higuain (a due reti dal capocannoniere dell’Europa League, Alan del già eliminato Salisburgo, un gol sotto Lukaku dell’Everton). A Napoli, la Dinamo ha sofferto la serata grigia di Valbuena, il piccoletto di Francia che ne ispira la manovra offensiva. Avventurandosi a destra, è stato stoppato da Ghoulam. Cercherà una migliore posizione in questo retour-match. Cherchesov giocherà ancora con due attaccanti (Kokorin e il gigantesco Kuranyi, 1,90, subito in gol di testa al San Paolo) schierando la squadra con un 4-3-1-2 per sfruttare meglio Valbuena dietro le due punte, Vainqueur centrale di centrocampo, corsie affidate a Ionov e Dszudzsak, ritoccando il 4-4-2 dell’andata. Deve attaccare, deve recuperare, non può che affidarsi all’attacco. Il Napoli è avvisato. Guai a farsi schiacciare subito come a Verona. Guai a entrare in campo da lumache. Ci vorranno guerrieri in tutte le zone. La Dinamo gioca all’Arena Chimki, lo stadio del Cska, in attesa del nuovo fantastico impianto (40mila posti) in una zona con centri commerciali, negozi, cinema, ristoranti, parcheggio per 700 auto a cinque chilometri dal Cremlino in fase di realizzazione da parte di una impresa friulana, tutto pronto l’anno prossimo. L’Arena Chimski, col terreno di gioco incassato fra quattro tribune, ricorda Marassi. Farà freddo (due gradi sopra lo zero), assenza di vento, serata serena. Queste le previsioni. E’ il generale inverno che ha punito più di un invasore. Un Napoli dal cuore caldo supererà la prova.

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