
Lapide Ciro Esposito, parla il tifoso che l'ha ripulita: "Tifo Verona e sono nato a Roma, ma l'ho fatto per rispetto ed onore"
Il 26 maggio scorso, a Tor di Quinto, luogo dove fu ferito a morte Ciro Esposito, Vincenzo Riggiero, in memoria del tifoso partenopeo di Scampia, appese ad un palo della luce una lapide con sopra incisa una poesia per Ciro. Lapide che è stata vandalizzata dopo solo otto giorni con della pittura rossa. La stessa lapide è stata rimossa da un tifoso dell'Hellas Verona che - in contatto con un tifoso del Napoli, Alex Sanchez - ha pensato di ripulirla per poi appenderla di nuovo al suo posto. Marco Dibbi, questo è il nome e cognome del tifoso scaligero che è intervenuto ai microfoni di CalcioNapoli1926.eu: "Allora, partiamo dall’inizio, quando Ciro era ricoverato al Policlinico, io mi sono recato diverse volte all'ospedale per essere informato sulla sua situazione, e li ho conosciuto i genitori, gli zii, il fratello e ho incrociato qualche volta la fidanzata, con il papà di Ciro, il Signor Giovanni, con il quale ho anche una foto che mi ritrae con lui.
Ho visto Ciro quando era in rianimazione e mi ricordo che una volta entrato, mi ritrovai il padre davanti insieme ad un altro parente e le prime parole che mi proferì il Sig. Esposito furono: “Guarda, guarda come hanno ridotto mio figlio!”, era una situazione brutta dove si vedeva la disperazione del padre e il figlio disteso sul letto tenuto in vita dalle macchine, mi metto nei panni del genitore e posso capire quello che stava vivendo in quei giorni.
Ritornando alla mia fede calcistica: tifo Hellas Verona, ma sono nato a Roma. Tifo per questa squadra per tanti motivi, ma principalmente per l’ideologia politica, e lei può immaginare a cosa mi riferisco.
Ci può essere una rivalità calcistica, certo, ma per me vale solo all’interno dello stadio, con gli sfottò, i cori, quelli sono una cosa normale. Ma l'importante è non andare oltre e degenerare, come purtroppo spesso accade e non parlo solo delle tifoserie del Napoli o del Verona, ma in generale.
I fatti di Roma, e mi riferisco a quanto accaduto a Ciro due anni fa, è qualcosa che va oltre la rivalità calcistica, lì non è stato uno sfottò, si è andati ben oltre e questa è stata una cosa brutta, brutta brutta e, che in Italia non era mai accaduta, mi auguro che non succeda mai più in futuro. È impossibile che una persona che va a vedere una partita di calcio deve essere ferito con una pistola, questo accade solitamente in Sudamerica, accade purtroppo negli stadi Sudamericani, ma qui siamo in Italia e certe cose non dovrebbero accadere!
Venni a conoscenza della notizia la notte tra Venerdì e Sabato, che erano state fatte delle scritte sul Lungotevere: una inneggiante al De Santis, autore dell’omicidio di Ciro, scritta fatta con la vernice rossa e la stessa notte, sulla lapide dedicata a Ciro è stato fatto quello scempio, sempre con la vernice rossa, quindi suppongo che la matrice sia sempre la stessa, due episodi analoghi nella stessa notte lasciano molto da pensare.
Sono stato contattato dal mio carissimo amico Alex Sanchez, Ultrà del Napoli, perché ripeto ci può essere una rivalità calcistica, ma aldilà c’è una fratellanza, mi ha portato a conoscenza dell’accaduto, in quel momento mi trovavo nei pressi di dov’era collocata la lapide, ma qualora fossi stato lontano, dato l’accaduto, mi sarei precipitato ugualmente sul posto!
Sono sceso dall’auto, ho tranciato il fili di ferro che la tenevano fissata al palo e l’ho messa in auto con me. Giunto a casa ho guardato bene la targa e ho constatato che la dedica sulla lapide era incollata tramite una pellicola in plastica e non incisa, quindi usando un diluente per cercare di ripulirla, equivaleva a rimuovere irrimediabilmente anche la dedica stessa!
Non l'ho rubata, onde evitare altre problematiche, ma di prendercene cura per poi ricollocarla con l’amico Alex, lì dove l’avevo prelevata quella notte.
Oggi ho parlato con Vincenzo, il ragazzo che aveva collocato inizialmente la targa dedicata a Ciro e che mi ha portato a conoscenza di averne prodotta una uguale e posta nuovamente dove l’altra è stata oltraggiata.
A prescindere da questo, Alex verrà giovedì a Roma ed è nostra intenzione riporre la vecchia targa ripulita e con l’incisione di quanto c’era scritto prima, ci saranno quindi sullo stesso palo, due targhe.
Aggiungo una cosa molto positiva, che tantissime persone da Verona, quando hanno saputo che avevo prelevato questa targa, mi hanno contattato per rifarla ed eventualmente versarmi dei contanti, denaro che ho rifiutato, perché è un’iniziativa che abbiamo preso io e l’amico Alex, li ho ringraziati, ma ho fatto presente che non serviva. Oltre ai tantissimi Napoletani che mi hanno mostrato riconoscenza per il gesto.
Lo so che non è facile vedere un tifoso del Verona che fa una cosa del genere, ma se l’ho fatto, è stato solo per umanità, rispetto e onore, perché ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia di Ciro, composta da bravissime persone e non come erano stati etichettati da diversi individui, ma non voglio andare oltre, però giravano brutte voci sul papà, invece io ho potuto constatare il contrario, che è una bravissima persona e che ho visto molto sofferente e che ha vissuto quei giorni con molta malinconia e tristezza.
Vorrei puntualizzare che la tifoseria dell’Hellas è stata spesso etichettata quale razzista, io penso che non sia così, vorrei elogiare la mia tifoseria che reputo tra le migliori in Italia, compresa quella del Napoli, insieme a quella dell’Atalanta e la nostra. C’è stato questo scempio, eppure ci sono state tantissime persone che mi sono state vicine per darmi una mano e non è poco oggi, credo, nonostante quello che accade per una partita di calcio.
Mi auguro che quest’episodio venga preso bene anche dai tifosi e dagli ultras del Napoli, perché noi tifosi dell’Hellas non siamo mascalzoni come in tanti ci definiscono, ma anzi, siamo persone di cuore".