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Napoli e Campi Flegrei, finalmente l'INGV spiega come stanno veramente le cose!

23.05.2024
09:50
Redazione

Terremoto, bradisismo, rischio eruzione, ora INGV fa chiarezza su Napoli e Campi Flegrei

Tremano ancora i Campi Flegrei! Ultime notizie: le continue scosse di terremoto nella zona ovest di Napoli hanno spaventato la cittadinanza locale e per fare chiarezza sulla situazione oggi La Repubblica ha intervistato Francesca Bianco, la direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, già direttrice dell’Osservatorio Vesuviano dal 2016 al 2022.

Campi Flegrei, la vulcanologa spiega la situazione

Queste le parole della vulcanologa, tra le maggiori esperte sul tema dei Campi Flegrei: "I Campi Flegrei fanno il loro mestiere: sono un sistema di vulcani attivi che insistono in un’area interessata da una fase critica di bradisismo: il territorio che si solleva, e in questi mesi ha iniziato a farlo a una velocità maggiore, circa 2 cm al mese. La spinta dal profondo deforma le rocce e le stressa, fino a portarle al limite di rottura. I terremoti, che danno vita a sciami sismici non sono che l’effetto della loro rottura".

Perché è aumentata la magnitudo dei terremoti e la loro frequenza? "La scossa di magnitudo 4.4 è stata la più forte degli ultimi 40 anni. Ma è un evento in linea con la morfologia e la fenomenologia della caldera, e sono sismicità attese anche in virtùdell’accumulo continuo di sforzo indotto da una deformazione che da 18 anni sollecita senza soluzione di continuità la crosta. Repentini incrementi nella velocità di sollevamento, peraltro, incrementano il comportamento fragile con fratture più frequenti, che liberano maggiore energia elastica".

Perché il suolo dei Campi Flegrei si solleva? "Il bradisismo e la deformazione del suolo sono riconducibili al degassamento del magma, in profondità. Non si può escludere un contributo di piccoli volumi di magma iniettati dal sistema profondo".

Si può prevedere cosa accadrà? "La sismicità non è prevedibile. Quel che possiamo dire, analizzando la deformazione del suolo che sta interessando l’area è evidente che ci aspettiamo anche altri eventi, anche di energia analoga. Ma non ci aspettiamo terremoti che superino i 4,5 gradi. Non escludiamo i 5 gradi,ma la probabilità è molto bassa".

C’è risalita di magma? Si può profilare l’ipotesi di un’eruzione? "I dati a mostrano che non c’è magma in risalita nei primi 3-4 chilometri della crosta, il che esclude il configurarsi di un imminente scenario eruttivo. Possiamo dirlo senza ignorare le incertezze fisiologiche delle misure, in base ai dati sismici, gravimetrici e geochimici. Non possiamo escludere piccoli volumi intorno ai 4 chilometri, ma se anche ci fossero non ci desterebbero imminente preoccupazione: non osserviamo segnali di un possibile trasferimento in superficie". 

E in futuro? "La caldera potrebbe registrare, prima o poi, una nuova attività eruttiva. Ci auguriamo il più tardi possibile".

I numeri sono inferiori a quelli della crisi degli anni ’80? "Sì. Eccezion fatta per la magnitudo massima, che nella crisi degli anni’80 fu di 4.2 e che è appena stata superata, allora registravamo un sollevamento del suolo di 9 cm al mese, con 1300 terremoti al mese, a fronte dei circa 450 di questa fase".

Ci sono relazioni con il Vesuvio? "No. Il Vesuvio vive un momento di stasi, confermato dall’assenza di fluidi magmatici nelle fumarole, ma conserva una sismicità: ad aprile abbiamo rilevato una scossa di magnitudo 3.1 e non si possono escludere altre scosse. Si tratta di una sismicità legata al graduale abbassamento del cratere".

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