Pardo: "Napoli, devi crederci! C'è un dato che incoraggia oltre alla Juve di San Siro"
Vi proponiamo di seguito l'editoriale di Pierluigi Pardo per il Corriere dello Sport:
Hanno in testa una cosa sola, tutti. Davanti al murales di Maradona, ai Quartieri, o fin sopra a San Martino e ancora verso il Virgiliano, quando li incontri con Nisida sdraiata di fronte, ubriaca di tramonto, tramortita dal sole. C’è chi te lo dice e chi è meglio di no. Scaramanzia. Sanno che i 58 punti dopo 27 giornate di Maurizio Sarri non sono soltanto un record, una medaglia da mettersi al petto nel confronto diretto con Mazzarri e Don Rafè. Sono altro. Un’opportunità, ancora aperta, spalancata anzi, sul campionato. La notte impronosticabile di San Siro, la Juve improvvisamente fragile vista contro Mancini racconta di un percorso azzurro complicato ma ancora possibile e di un imperativo categorico dentro, forte come una legge morale (o un cielo stellato): crederci.
Già, tutto è ancora possibile nonostante le cinque partite di digiuno, il febbraio sterile, le paure improvvise. Il calendario del resto sembra primaverile. Chievo, Palermo, Genoa, Udinese e Verona prima della curva di San Siro con il Mancio (ancora tu) a metà aprile. In passato, si sa, questo non era un grande vantaggio. La squadra di Benitez spesso faticava con le piccole, quella di Mazzarri si impantanava non appena vedeva all’orizzonte i mussi volanti. Acqua passata. Con le ultime undici della classifica il Napoli in questa stagione non ha mai perso: 4 pareggi e 10 vittorie, numeri in totale controtendenza che autorizzano ottimismo. La differenza rispetto agli anni passati sta soprattutto nei gol di Higuain (che comunque sembra decisamente più in linea rispetto alla media nazionale), capace di aprire spesso da solo le difese più inchiavardate e nell’atteggiamento complessivo di una squadra che vuole imporre il gioco fin dai primi minuti e spesso ci riesce senza grandi problemi, 24 gol nei primi tempi, miglior attacco assieme alla Roma e quasi 62% nel possesso palla, record assoluto.
Quanto alla Juve, potrebbe essere stato solo un temporale, istruttivo per giunta, contro la più pazza delle avversarie. L’Inter, si sa, è nata di marzo, guccinianamente balzana, con pesci nel segno e una luna malinconica in cancro, folle nelle grandezze e, purtroppo per i suoi tifosi, anche nelle cadute.
Contro la Juve nella notte del nulla da perdere ha trovato una clamorosa quadra del talento (anche questo irregolare) degli slavi disegnando un quadro quasi perfetto, una clamorosa entropia, senza punta centrale e con inserimenti improvvisi e devastanti. A Bergamo Allegri dovrà avere ancora più attenzione e anzi dovrà usare questo mercoledì inquietante come un avvertimento e un segno del cielo. Anche nelle notti di burrasca c’è qualcuno ritto sul cassero che tiene la nave a galla. La bonaccia la porta Bonucci, con il rigore decisivo e la franchezza al fischio finale. «E’ stata la nostra peggior partita». Onesto e maturo, come la sua squadra. Che è certamente la favorita adesso, per classifica e abitudine, per personalità e alternative, ma non ha ancora vinto. E a Napoli lo sanno bene.