PRIMAVERA - Dagli anni del fallimento a Parma alla playstation con Diawara: Sarri convoca Milanese per la gara con lo Spezia
Mai visti quei bambini-fenomeno in Sudamerica? Quelli che non hanno bisogno di imparare perchè il calcio ce l'hanno nel sangue. Quelli con i movimenti già sincronizzati, che in quei campi di terreno sembrano danzare con la palla al piede. Marco Milanese non è uno di quelli. Non parte dal sudamerica, ma da Isernia. Non c'è chissà cosa per inserirsi nel mondo del calcio, lì. Pochi campi, poche infrastrutture e soprattutto poca gente disposta a credere in te.
A Marco mancava un po' tutto. Ma una cosa la trovò: il mister Giuseppe Troiano. L'allenatore della scuola calcio in cui ha mosso i primi passi. Era l'età in cui i compagni di scuola si riunivano per giocare in casa alla Playstation e lui invece era in campo, da solo, sotto la pioggia, con mister Giuseppe. A Marco non è stata regalata la dote del calcio. Ha dovuto imparare tutto da solo, giorno dopo giorno, con costanza e sacrificio. Organizzarono un triangolare tra le rappresentative delle Nazionali in quegli anni ad Isernia: sugli spalti c'erano gli osservatori degli allievi del Parma. Lo notarono. Lo presero.
Gli anni al Parma - Marco si trasferisce in Emilia-Romagna a 15 anni. Lascia la famiglia e con un bagaglio a mano parte all'inseguimento di quel sogno. Entra in convitto, è la prima volta lontano da casa. In quei momenti ti fai forza con gli amici che ti ritrovi intorno e... Marco così fece. E' un ragazzo a modo, simpatico, scherzoso: non fece fatica ad inserirsi in quel gruppo. Lontano da casa è tutto più difficile, ma lui non molla. Non molla neanche quando il gioco si fa veramente duro. Era la stagione 2014-15, gli anni del fallimento della società. Marco aveva 15 anni e le uniche novità che percepiva dal cambiamento erano le figure che mano a mano venivano a mancare all'interno della società. Una sera andò a cena con i compagni e non trovò il solito piatto ad attenderlo. Andarono tutti in cucina per trovare spiegazioni ed era tutto tristemente chiuso. La società non pagava gli stipendi e i primi a lasciare erano cuochi, camerieri, magazzinieri. Allora, Marco dovette cominciare a lavarsi la biancheria da solo. Ad andare a mangiare a casa dei compagni che gentilmente l'ospitavano. Era di nuovo solo lui e il campo, perchè in effetti solo quello era rimasto. Finita quell'esperienza, passò alla Berretti del Torino.
Primavera - Sei mesi passati a Torino e poi la chiamata di Daniele Petrone che lo invitava ad unirsi alla Primavera del Napoli. Una gioia per tutta la famiglia e, soprattutto per mister Troiano, che a quei tempi rilasciò alcune dichiarazioni in esclusiva ai nostri microfoni: "Ha sempre saputo confrontarsi con i più grandi. Già da quando era piccolissimo si vedeva la sua predisposizione al gioco del calcio: utilizza entrambi gli arti in maniera indifferente, ha una buona testa, apprende facilmente e fa tesoro dei consigli. Quando aveva 15 anni fece anche un esordio in serie D, negli ultimi 15 minuti di una partita con risultato ancora in bilico". Marco è un ragazzo con la testa a posto. Se ne accorgono tutti da come si comporta in campo. Mai una lamentela, mai un'uscita sopra le righe.
La prima convocazione - Il tempo arriva per chi lo sa aspettare. Milanese ha aspettato tanto, davvero. Dal 30 gennaio si sta allenando con la prima squadra ed è sotto l'occhio attento di mister Sarri. Gli schemi tattici sono gli stessi, in Primavera e in prima squadra. Difesa alta, marcatoura a reparto e non a uomo. Milanese era pronto da tempo grazie a Saurini che allena i suoi ragazzini rispettando le direttive 'dei grandi', in modo da fornire più giovani possibile all'organico di Sarri in ogni momento. Era negli spogliatoi a Castelvolturno, appena uscito dalla doccia e avvertiva la vibrazione dello smartphone in borsa. Il numero della segreteria del Napoli sullo schermo: non lo vedeva dal giorno in cui lo salvò sul telefono, quando firmò il contratto. Marco Milanese ha saputo aspettare e il suo tempo è arrivato, finalmente. Il mister l'ha convocato per la gara di domani con lo Spezia. Con Chiriches out, Sarri ha dovuto giocoforza affidarsi ai giovani della Primavera che effettivamente sono sempre lì, pronti.
Un'amicizia speciale tra i 'piccoli'... - Diawara, Lasicki e Milanese sono i piccoletti del gruppo dei grandi. Quelli che si aiutano a vicenda quando c'è qualcosa che non va. Che si divertono in campo e anche fuori quando si riuniscono per una 'partitella' alla Playstation. Un piccolissimo gruppetto di ragazzini in una squadra di campioni. Di gente come Mertens, Insigne, Hamsik, Reina...
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