Repubblica - Luna park Benitez: 17 mesi d'altalena tra show e frenate

25.11.2014
14:20
Redazione

ERA già successo due mesi fa, il 24 settembre contro il Palermo. Ma il rocambolesco 3-3 di domenica con il Cagliari ha anche un altro scabroso precedente, un po’ più lontano nel tempo: datato 7 dicembre 2013, quando fu l’Udinese di Guidolin a inchiodare il Napoli su un folle pareggio. Pure allora non bastò agli azzurri il doppio vantaggio iniziale — firmato da Pandev — e la vittoria sfumò di nuovo nel finale nonostante il tris di Dzemaili. Zeman e il suo calcio molto effervescente c’entrano insomma fino a un certo punto. Al San Paolo è andata infatti in onda addirittura la terza replica di un film visto e rivisto, dal copione così scontato da ricordare agli sconcertati spettatori quello di una telenovela. Show e frenate, impennate e ricadute sono state del resto il filo conduttore del primo anno e mezzo della gestione di Benitez: in cui si sono ciclicamente alternati momenti di grazia e delusioni. A Fuorigrotta si sono spellati le mani per la lezione impartita il primo novembre scorso alla Roma, uguale per moro dalità e punteggio (2-0) al trionfo del 30 marzo sull’imbattibile Juve di Conte. Nel bene e nel male i precedenti illustri non mancano mai, dunque. Niente di nuovo sul fronte di Rafa, a cui non difetta la coerenza. Diciassette mesi sull’altalena sono tanti per essere casuali. E troppi per sperare in una rapida inversione di tendenza. Questo è il Napoli di Benitez (ieri in visita dei bambini all’ospedale Pausillipon): un luna park dove si susseguono emozioni (Borussia, Arsenal) e amarezze, spesso contro le piccole. Era il difetto della scorsa stagione e non è stato corretto, con le macchie dei ko col Chievo e lo Young Boys. Rafa sta cercando una terapia dal ritiro in Trentino. «Il nostro primo obiettivo sarà l’equilibrio». Ma per ora non è riuscito trovarla: né sul mercato (Michu è in Spagna dal chirurgo che lo ha già operato alla caviglia), né in campo. Almeno, però, è più chiara la diagnosi: sono i cali di tensione a causare la volubilità: al di là di limiti tecnici e difetti di una rosa ristretta. D’accordo, contro il Cagliari erano assenti Jorginho, Insigne, Mertens: e le lo- assenze hanno certamente pesato un po’. Ma il Napoli ha peccato soprattutto dal punto di vista mentale, con una prova insufficiente per determinazione e concentrazione. Il grave errore di Koulibaly ne è la prova regina: il francese non si sarebbe infatti mai concesso una simile “licenza” nella gara con la Roma: azzardando il tunnel su un avversario da ultimo uomo. L’ha fatto invece con Ibarbo, dimostrando come altri compagni di non sentirsi sotto pressione. Una leggerezza costata due punti. Il Napoli non riesce a preparare tutte le partite con l’identica intensità, specialmente quando il campionato si ferma. Dopo le tre soste, di settembre, ottobre e novembre, la Roma ha messo insieme 9 punti, la Juventus 7 e gli azzurri 2, senza mai riuscire a vincere: due pareggi (Inter e Cagliari) e il ko contro il Chievo. Hanno fatto tanto discutere le vacanze inglesi di Benitez: ormai metabolizzate da squadra e ambiente. Alle 100 ore del pit stop, però, Rafa ha aggiunto stavolta anche l’annullamento del ritiro: concedendo ai suoi calciatori la serata libera di sabato. Nulla di scandaloso, certo: ma il tecnico spagnolo aveva fatto una scelta diversa alla vigilia della supersfida con Totti, puntando invece sulla clausura. Contro Farias no. Onesta l’autocritica di Hamsik. «Abbiamo deluso i tifosi, non possiamo più permettercelo».

Fonte : Repubblica
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