Cacao, pomodori e la barca della speranza di Twaku: l'incredibile storia di Godfred Donsah
Agosto 2015. E’ la notizia di apertura di ogni telegiornale: ennesimo barcone sbarcato a Lampedusa, tragedia sfiorata nella notte. E purtroppo non sempre la dea del mare risparmia così tante vite umane, alla ricerca di briciolo della propria stessa vita. Probabilmente una decina di anni fa ne sentivamo parlare meno ma migliaia di uomini e donne hanno affrontato quel viaggio della speranza. Migliaia di bambini partiti alla ricerca di un futuro o semplicemente con l'auspicio di sopravvivere, di arrivare almeno a destinazione e provare a vivere in maniera dignitosa. Oggi abbiamo una meravigliosa storia, a lieto fine, che vale la pena raccontare. Chi è Godfred Donsah?
2007 - Non sappiamo di preciso quando, ma poco importa. Twaku Taki, uno dei tanti immigrati partiva dal Ghana, destinazione Italia. Lasciava ad Accra sua moglie con quattro figli: tre bimbe col desiderio di studiare ed un maschietto con il sogno di giocare a calcio. Lo faceva già, quando dopo la scuola e dopo aver aiutato la famiglia nella coltivazione nelle piantagioni di cacao, dove prima lavorava papà Twaku prima di salpare alla volta di Lampedusa. Non aveva le scarpette, ma poco importava, nessuno le aveva. Se si organizzava un partita, su 22 erano al massimo in 4 ad averne. Mentre papà Twaku passa dalle piantagioni ghanesi a quelle italiane di pomodori, tra la Puglia e la Campania spostandosi di continuo, resiste, fino a quando trova un posto da magazziniere a Como. Lì in terra natia la famiglia continua ad aspettare che le cose migliorino. Donsah, nel frattempo, riesce finalmente a giocare in una squadra vera. Si è spostato a Sunyani, al confine con la Costa d'Avorio, dove è già diventato una promessa con la maglia del DC United Agogo.
2011 - Quando Godfred ha quindici anni, papà Twaku riesce a portarlo con sé in barca e ad arrivare in Italia dove potrà fare un vero e proprio provino col Como, con delle scarpette ai piedi e su un terreno ricoperto d’erba fresca e profumata. Da lì in poi la polvere dell’Africa sarà solo un ricordo. Quel giorno scatterà la scintilla con Sean Sogliano che decide di puntare su quel ragazzino la cui forza di volontà è praticamente oltre ogni immaginazione. L’allora direttore sportivo del Palermo, Luca Cattani, racconta di Godfred: “Un giorno un collaboratore del settore giovanile quando faceva l'allenatore all'epoca mi aveva detto: “Fa fatica anche con gli allievi”. Il giorno dopo convocai Donsah in prima squadra, dove l'allenatore era Mutti. Rimase con noi diverse settimane. Aveva sedici anni, dopo il primo allenamento Donati e Balzaretti mi chiesero se fosse possibile mandarlo subito in campo la domenica seguente. Purtroppo, per questioni burocratiche, non fu possibile. Prevedo per il ragazzo un futuro importante in Premiership. Dopo Empoli-Cagliari un mio amico direttore di una squadra di serie A inglese mi ha chiamato per chiedermi di lui. Senza esitazione gli ho risposto «Prendilo, diventa uno dei più forti del campionato".
2012 - Twaki e Godfred sono due clandestini, solo sei mesi e rischiano di dover tornare a casa. Sogliano ci crede, fa in modo che il papà abbia un lavoro e tessera Donsah per le giovanili del Palermo. Nella capitale siciliana incontra Acquah, arrivato proprio dalla stessa società africana a Sunyani, il quale gli regala un paio di scarpette, saranno le prime della sua carriera. Nel frattempo però Sogliano si trasferisce al Verona, il tempo passa e ancora una volta papà e figlio rischiano di tornare in Ghana. Ancora una volta il Ds fa di tutto per portarlo con sé in Veneto. Documenti in regola ed un altro lavoro per Twaki che mentre aiuta Donsah ad inseguire il suo sogno ha altre tre bimbe, ormai ragazzine, a cui badare e una moglie che per anni ha continuato a lavorare nelle piantagioni di cacao.
2013 - E’ la prima vera occasione per dimostrare che tanti sacrifici siano serviti. Giocherà l’intero anno con la Primavera degli scaligeri dove riuscirà a mettersi in mostra anche nel Torneo di Viareggio dove viene annotato sui taccuini degli scout di illustri club come Bayern Monaco, Manchester City e Borussia Dortmund. Con 21 presenze e quattro gol tra campionato e Torneo di Viareggio militando in primavera ottiene una chance da Mandorlini: è il 19 aprile 2014 ed entra al posto di Massimo Donati al minuto 69, sarà l’unica presenza in Serie A di quella stagione. A fine stagione il Cagliari lo vuole fortemente e mette sul piatto due milioni e mezzo.
2014 - Con la maglia del Cagliari, con Zeman prima e con Zola dopo, riesce sempre a ritagliarsi uno spazio fino a che diventa titolare e attira su di sé le attenzioni di grandi club. Guadagna ben 12 mila euro al mese, può mantenere degnamente la sua famiglia e in quando gli viene chiesto chi è Donsah con orgoglio risponde: "Mia mamma mi portava a scuola e io le ripetevo che volevo diventare un giocatore di calcio. Papà è partito nel 2007 con una barca, non un barcone. Da clandestino. Erano 30, noi in famiglia avevamo paura. L’Italia era un miraggio, l’idea di un lavoro, lui voleva far studiare le mie sorelle. Era stufo di lavorare nelle piantagioni di cacao, dove ancora lavora mamma e dove ho lavorato pure io. Credetemi, è tosta". E’ un classe ’96 ma la sua ambizione, oltre al pallone, è quella di pochi: “Non mi è mai mancata la voglia e io so che devo mangiare e sistemare la famiglia. Noi africani ci togliamo gli sfizi solo quando tutto è a posto”.
2015 - Le big italiane ed europee sinora lo hanno guardato da lontano, Juve e Chelsea tra le squadre che avevano seguito più da vicino il centrocampista del Cagliari. Ora alla porta del Cagliari bussa il Napoli, è arrivato, quasi, il momento di mettere tutto a posto…
Ecco una splendida descrizione del giocatore tratta da Generazione di Talenti:
Godred Donsah è un centrocampista totale che gioca da mezzala sinistra o destra, impiegabile anche nella linea mediana. L’intensità di gioco nelle due fasi è il suo marchio di fabbrica, dato che è in grado di dar vita a ripartenze veloci palla al piede e di dimostrarsi un valido avversario in fase di interdizione. Buonissimo il suo scatto e la capacità attuali di trovare i tempi di intervento a soli 18 anni sono da evidenziare: ottimi i suoi inserimenti ed i suoi movimenti volti a cercare l’uno-due rapidamente. Il suo piede è il destro e non disprezza il tiro da fuori, che potrà con l’allenamento diventare una sua arma in più. Ben piazzato e dal baricentro giusto per non cadere nei contatti fisici (si ricordi un’azione nella quale sfugge ad un mastino del calibro di Nainggolan), ha grande potenza nelle gambe che sfrutta nel pressing o nello scatto. Dinamico, energico, intelligente tatticamente alla sua prima stagione in Serie A: un ulteriore e lapalissiano esempio di come chi ha avuto un passato travagliato e supera le difficoltà di vita con l’impegno e la forza interiore, ha sicuramente qualcosa in più rispetto agli altri. Non ha paura, Godfred, si prende le sue responsabilità. Gioca male? È perché non ha lavorato abbastanza in allenamento. Gioca bene? C’è ancora molto da migliorare. Questa è la sua mentalità e a chi pensa così non va che un augurio caloroso di buona fortuna per il futuro.
GUARDA IN ALLEGATO LE MIGLIORI GIOCATE DI DONSAH NELLA PASSATA STAGIONE