Di Lorenzo ha svelato un retroscena importante dello spogliatoio del Napoli

06.03.2024
21:00
Redazione

La confessione del capitano del Napoli

Il capitano di una squadra non è sempre il più forte tecnicamente, né necessariamente il più carismatico o il più anziano tra tutti. Può essere un mix di tutto questo ma in ogni caso è soprattutto uno il requisito fondamentale e imprescindibile: l'equilibrio. Il leader del gruppo deve essere equilibrato, non solo perché sarà l'unico a potersi interfacciare ufficialmente con l'arbitro in campo, ma anche perché diventerà il collante tra squadra e società, la bilancia che deve portare sempre a un equilibrio, nonché l'esempio da seguire dentro e fuori dal campo. 

Un identikit, in effetti, perfetto col profilo di Giovanni Di Lorenzo. Il capitano dello storico terzo scudetto del Napoli. Sembra passata una vita quando ci fu la rivoluzione estiva che portò agli addii di Lorenzo Insigne, Dries Mertens e Kalidou Koulibaly: le colonne portanti di una squadra che la grande gioia in campionato l'avrebbe meritata ma che l'ha solo sfiorata. Senza più questi riferimenti, chi sarebbe diventato il nuovo punto di riferimento? Un quesito importante, finché non ci fu il verdetto per certi aspetti anche sorprendenti: fascia a Di Lorenzo

Come è nato Di Lorenzo capitano: le basi del grande spogliatoio del Napoli

L'ex Empoli, approdato in azzurro nel 2019, ne ha parlato nell'intervista di oggi al nuovo podcast della SSC Napoli: "È passato un anno in cui molti giocatori hanno lasciato il club. Mister Spalletti ha deciso di darmela. Ho provato a rappresentare i miei compagni di squadra nello spogliatoio meglio che potevo ed è quello che sto cercando di fare ancora adesso. È un ruolo che richiede molto...devi essere pronto a tutto. Devi gestire tante cose e mi piace. Spero che i miei compagni siano contenti di me. Penso che lo siano! 

Come ho sempre detto, quando l'allenatore mi ha nominato capitano, la cosa migliore fu avere “l’approvazione” dei ragazzi, alcuni dei quali erano stati al Napoli da più tempo di me. Questa è stata la cosa migliore perché significava che mi avevano valutato non solo come giocatore, ma anche come persona. Questo viene sopra il resto. È fantastico essere il capitano del Napoli”. 

Gli indiziati erano tre: Di Lorenzo, Piotr Zielinski e Mario Rui. Spalletti si prese la responsabilità di emettere il verdetto e lo spogliatoio lo ha accolto favorevolmente. Fu così che furono gettate le basi per un grande spogliatoio che è poi stato alla base di un successo epico

La prima pietra su cui è stata edificata la chiesa che ha portato tutti i napoletani in pellegrinaggio 33 anni più tardi. Di Lorenzo accettò con enorme orgoglio e senso di responsabilità, ma mai immaginato che avrebbe alzato un anno più tardi quella coppa al cielo nello stadio intitolato a Diego Armando Maradona. Ora resterà nei poster del calcio italiano nei secoli dei secoli. E sarà sempre lodato, lui e l'intero Napoli di Spalletti

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