ESCLUSIVA - Bonetti: "Massimo Troisi è ancora qui con noi, altro che 60 anni. Vi racconto la nostra fraterna amicizia. Gemellaggio Roma-Napoli finito per un episodio, io c'ero..."

20.02.2013
17:15
Luca Cirillo

Massimo Bonetti è un attore che non ha bisogno di presentazioni. Lo hanno diretto grandi registi del cinema italiano, dai fratelli Taviani a Pupi Avati, da Lattuada a Massimo Troisi. Proprio con l'attore e regista partenopeo, pur recitando insieme in una sola pellicola, "Le vie del Signore sono finite", ha condiviso tanti momenti insieme. La loro era (ed è) un'amicizia rara, intensa, disinteressata come solo le più belle sanno essere. Ieri Troisi ha festeggiato i suoi 60 anni, Calcionapoli24.it ha contattato Bonetti per il personale omaggio al grande Massimo. 

Massimo Troisi compie 60 anni. La prima cosa che ti viene in mente...
"Di Massimo, durante la nostra fraterna amicizia, mi colpirono tre momenti analoghi: per tre volte mi disse "aggia arrivà fino a 60 anni, poi tutto quello che sarà, sarà di più". Pensavo proprio a questo ieri. Aveva un presentimento dettato da una condizione fisica piuttosto precaria. Non ci è arrivato, ma forse non tutti lo sanno, lui è ancora qui con noi, altro che 60 anni".

Ne avete fatte di partite di calcio insieme. Com'era sul terreno di gioco?
"Tecnicamente ricordava Sivori. Sai, quella flemma con poca vivacità fisica ma molto astuta, un grande tocco di palla e quella capacità di dribblare nello stretto le cattiverie della vita. Viveva il calcio con estasi, ma in fondo si avvertiva il dramma. Voleva giocare 3 volte a settimana ma sapeva di non poterlo fare. Ai primissimi posti delle nostre conversazioni c'era proprio il calcio. Io romanista, lui napoletano, eravamo sportivamente divisi, ma poi l'amicizia era tale che finivamo per simpatizzare ognuno per la squadra dell'altro". 

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E così bello ascoltare tutto ciò, ma poi la realtà dice altro, ovvero che tra romanisti e napoletani c'è un'accesa rivalità, per non dire altro...
"Io ricordo bene l'episodio che pose fine al bellissimo gemellaggio tra le due tifoserie, ero allo Stadio. Andò così: partì il tifoso romanista dalla curva sud con la bandiera e si diresse verso la nord strapiena di tifosi biancoazzurri napoletani. Quando arrivò lì ci furono applausi e cori per la Roma da parte loro, una cosa bellissima. Partito dalla curva nord quello napoletano, invece, una volta attraversato il campo e giunto alla Sud, prese fischi e bottigliette. Da romanista vero, doc, oggi chiedo scusa agli amici partenopei. Poi si è scritto del gesto dell'ombrello di Bagni ecc. ecc., ma quello è un episodio successivo e sicuramente, seppur deprecabile, fu la reazione adrenalinica dopo un gol che valeva un pareggio riacciuffato in netta inferiorità numerica, non certo la causa della fine di quell'amicizia. Spero che in futuro si possa ripristinare quel bel clima".

Con Massimo Roma-Napoli era uno sfottò continuo tra voi.
"Vi racconto un episodio stupendo. Io stavo per andare allo stadio proprio per vedere un Roma-Napoli e Massimo mi disse: "Ma che ce vai a fa, te vai sol' a ntussecà". Contemporanemente mandò Lello Veneruso, suo nipote, a comprare bandiere e sciarpe sicuro che gli azzurri avrebbero vinto. Voleva accogliermi dopo nel migliore dei modi per prendermi in giro. Purtroppo per lui e per il Napoli, Voller segnò il gol di una vittoria mai come quella volta immeritatissima. Io prima di passare da lui, a Via Ristori, comprai una torta metà azzurra e metà giallorossa, la feci preparare alla pasticceria Mondi di piazzale Clodio, famosa per la capacità di creare in 15 minuti ciò che vuoi. Mi piaceva l'idea di addolcire quella giornata di sport amara per lui. Quando bussai alla porta di casa sua, non mi aprì. Il giorno dopo ci incontrammo e mi disse "fate schifo" (ride, ndr) e mentre mangiavamo la torta mi fece vedere tutte le bandiere e i cappelli azzurri messi in un angolo".

Cosa pensava delle squadre del nord?
"Quando si parla di lui l'eleganza è d'obbligo e quindi invece di dire che avesse antipatie, dico che non era simpatizzante dei club settentrionali. E nemmeno io se lo volete sapere. Quando Totti ha trafitto la Juventus io ho goduto sia per la mia squadra del cuore che per il Napoli. Peccato che gli azzurri hanno poi sciupato contro la Samp la ghiotta occasione di accorciare sui bianconeri".

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 "Le vie del Signore sono finite", film diretto da Troisi. Nel cast un bravissimo Massimo Bonetti.
"Io e Massimo ci siamo conosciuti su un campetto di calcio di periferia, uno di quelli in terreno e non proprio curatissimo. Gli feci i complimenti per 'Ricomincio da tre' che era uscito da poco e lui altrettanto si complimentò per 'Storia d'amore e d'amicizia'. In quell'occasione mi disse "sai, sto scrivenn' nu film che parla di due persone, uno cammina e l'altro no". Mi fece ridere troppo per come lo disse. Poi passarono diversi anni prima che il film si facesse e intanto si era consolidata la nostra amicizia. Questo per rispondere ai maligni che dissero che feci il film con lui solo perchè gli ero amico. Quando girammo il film ricordo che un giorno scesi dal camerino e c'erano Camillo Bazzoni, direttore della fotografia, alcuni tecnici e Massimo che guardavano insieme un punto fisso senza parlare. Io chiesi cosa stesse succedendo e lui mi fa: "Facc' penzà, qua so' Troisi, a casa so' Massimo. Devo capire come fare". La sua bellezza è che sdrammatizzava questo lavoro, non aveva grande considerazione degli attori 'miracolati' e impostati. Lui chiedeva naturalezza. Una volta mi uscì una battuta con una recitazione impostata, e lui: "Stop! Uanem', pariv' Amedeo Nazzari. Pe' ccarità, bravissimo, grande attore, ma tropp' (ride, ndr)".  

Voi due insieme siete famosi anche per le tante scorribande notturne.
"Eravamo giovani, liberi, poco più che trentenni. E' normale che si creassero situazioni leggere per divertirci. Per fare una battuta e per cavalcare la nostra fama di conquistatori (ride, ndr), vi racconto di una sera che arrivammo in un locale per cenare. Lì c'erano Riccardo Pazzaglia, Boncompagni, Luciano De Crescenzo e tante ragazze. De Crescenzo quando ci vide disse: "Avimm' fernut' 'e fa. Prendetevi le prime 14 che volete e facitece sta cuiet' (ride, ndr)". 

Ora invece sei adulto, sei diventato grande, come il titolo di un tuo film. Cosa è cambiato?
"Si cresce, aumentano le responsabilità, i tempi si accorciano e sei a metà tra il troppo ragionare e la spericolatezza di chi non ha margini. Se una cosa la vuoi fare, devi agire subito, non puoi rimandare. Ho scritto una nuova sceneggiatura, ma è evidente che tra scrivere un film e realizzarlo c'è un oceano in mezzo. Spero di trovare il modo".

Se Massimo Troisi fosse una parola...
"...Schiettezza. Con i grandi registi aveva in comune la capacità di tirare fuori dagli attori gli animi giusti per interpretare i personaggi dei suoi film. Ho lavorato con i fratelli Taviani, Strehler e tanti altri, ed anche Massimo è da inserire tra i grandi Maestri di sempre. Un grande Maestro davvero".

Possibile che in tanti anni di amicizia non avete mai avuto uno screzio?
"Mai, mai, mai. Un'armonia imbarazzante. Abbiamo fatto un solo film insieme e questo conferma che il nostro legame era dettato da altro, non solo il lavoro".

Il film che meglio rappresenta Troisi qual è?
"Direi che in 'Ricomincio da tre' lui è un cavallo di branco, in 'Scusate il ritardo' diventa cavallo sellato, attore vero, autentico. Poi da lì in poi è un crescendo. E' l'evoluzione di Massimo che amo, non il singolo film. Di lui adoro una caratteristica che lo rende immenso. E la spiego con un altro aneddoto. Lui cercava l'attrice giusta per "Le vie del Signore sono finite"; una sera ci ritrovammo al locale 'le cornacchie', entrando notò una donna. Mi fa: "E' proprio 'a faccia che dic' je". Il titolare del locale gli disse: "guarda che è Jo Champa, l'attrice di Salomè". Così si sono conosciuti, poi è diventata la sua ragazza. Passò un po' di tempo e a una settimana dall'inizio delle riprese non succede che si lasciano? Io, ovviamente, pensai che a quel punto il film era a rischio e gli chiesi cosa fosse successo. E lui con una tranquillità disarmante mi spiega l'accaduto. "Ha pres' 'a valigia e se ne è andata, lo devi chiedere a lei cosa è successo". Davo per certo che l'avrebbe sostituita, e invece non avevo ancora capito del tutto che grande uomo era. Per lui il cinema, il lavoro, seguiva una strada che non si poteva mischiare con le vicende private. Lui fu sopreso da queste mie perplessità, dava per scontato che il ragionamento giusto fosse il suo. Che dire, una caratura umana e professionale molto rara, forse unica".

Ci fermiamo qui con la promessa che ci dedicherai altro tempo per deliziarci con racconti così belli. I tuoi prossimi impegni...
"Senz'altro, è stato bello parlare di Massimo per fargli gli auguri. Ripeto, lui è vivo. Quanto a me, dal due marzo saremo in scena al Sannazaro di Napoli con "Uomini sull'orlo di una crisi di nervi 2", di Rosario Galli con Luigi Russo, Giuseppe Cantore, Antonio Friello e Barbara Tabita. Dovevamo debuttare il primo marzo, ma c'è Napoli - Juventus (ride, ndr) e quindi il motivo di tale scelta si capisce da solo".

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