Concas e Giuntoli
Concas e Giuntoli

Giuntoli story - Concas: "E' un fratello maggiore, venne a prendermi per le orecchie da un locale! Ha aiutato me e famiglia dopo la squalifica. Mi stalkerizzò per avermi a Carpi" [ESCLUSIVA]

06.05.2020
18:00
Bruno Galvan

Fabio Concas racconta il suo ricordo di Giuntoli al Carpi

Ultimissime Napoli - Nel Carpi dei miracoli, Fabio Concas è stato un autentico pilastro diventando uno degli artefici delle tre promozioni dalla C alla A. La sua storia nella piccola cittadina emiliana inizia grazie a Cristiano Giuntoli a cui deve praticamente tutto. Tanti ricordi ed aneddoti davvero interessanti svelati dall'attuale centrocampista in forza al Gozzano ai nostri microfoni in esclusiva. 

Che effetto ti ha fatto interfacciarti con Giuntoli (tuo ex compagno di squadra) nella trattativa per portarti a Carpi

"Quando il Carpi salì dalla C2 alla C1 gli mandai un semplice messaggio facendogli i complimenti e lui mi scrisse: "Grazie Cico". Successivamente mi chiama da un numero che non conoscevo ed all'improvviso fa: "Vieni a Carpi a giocare?". La mia risposta fu totalmente negativa perché ero a Varese in serie B e non avevo nessuna intenzione di retrocedere come categoria dopo tanta gavetta. Lui accettò senza problemi e non ci sentimmo per qualche settimana. Ero in vacanza quando mi chiama nuovamente provando a convincermi, ma fui irremovibile: "Cri, è inutile: non ci vengo!""

Poi te lo ritrovi sul campo d'allenamento a Varese

"Stavo uscendo dagli spogliatoi per allenarmi e vedo che sta lì seduto in panchina parlando con il nostro direttore sportivo. Mi fermai per chiedergli il motivo e Cristiano confermò essere lì per altre cose. Fatto sta che cinque giorno dopo quella visita 'casuale' mi ritrovai ad essere un calciatore del Carpi. Mi accompagnò personalmente lui in auto, non sapevo nemmeno dove fosse questa città. Ha avuto ragione lui perché feci la scelta migliore della mia vita"

Fabio Concas

L'hai trovato cambiato da calciatore a dirigente

"Senza di lui non sarei arrivato a certi traguardi, la sua fame d'arrivare è aumentata anche da direttore sportivo. Per me è stato come un fratello maggiore anche se quando doveva sfondarmi con dei rimproveri davanti a tutti non mi risparmiava niente. Non potevi sgarrare nulla, ti veniva a prendere per le orecchie se ti beccava nei locali in orari non consoni. E' capitato anche con me. Questo suo atteggiamento è stato determinante per il sottoscritto: sapevo che dovevo dargli tutto ed al contempo lui sapeva quali tasti toccare per farmi rendere al massimo"

Aveva le sue teorie, l'applicazione meteo per capire quale pomata usare il giorno della gara è storia...

"A volte restavo basito perché riusciva a vedere le cose in un attimo. Quando iniziavamo gli allenamenti il martedì, sapeva già dirti che gara avremmo fatto la domenica. Una volta ci disse: "Non ci battono nemmeno in tredici", alla fine vincemmo la domenica 3-0. E' sempre stato un passo avanti agli altri come quando prese Lasagna. Mi chiese se poteva starci nel nostro gruppo, gli risposi: "Ma come fa a non starci uno così tra di noi? Va a 200 chilometri orari in campo""

A Lecce fate l'impresa e venite promossi in B

"Noi, tra virgolette, eravamo un gruppo di scappati di casa perché venivamo tutti da categorie inferiori e ci confrontavamo con un team fatto da calciatori che avevano fatto la A. Però avevamo quella fame di arrivare davvero unica. Ricordo in ritiro che Giuntoli, vedendoci molto tesi, ci disse: "State calmi, devono sempre batterci. Ce la faremo". Prendemmo gol subito, ma lui non si incazzò. Poi li travolgemmo con carattere, determinazione e gioco. La nostra forza era il gruppo"

"Quest'anno ci divertiamo" fu la sua frase nel ritiro della squadra in serie B. Al termine di quel campionato siete poi arrivati in serie A

"Noi più esperti dicevamo di andarci cauti perché eravamo un gruppo solido, ma comunque sempre alle prime esperienze. Con il passare del tempo ci accorgemmo che quella sua battuta non era buttata lì per caso"

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"Lo chiamai subito e lui mi fa: "Come facevo a dire di no?". Un po' mi è dispiaciuto, ma devo dire che se l'è meritato. Il Carpi però resta sempre nel suo cuore"

Quando sei stato squalificato al doping per cocaina non è stato un momento facile per te

"Ci fu l'automatica rescissione contrattuale, era un atto dovuto da parte della società: fu tutta colpa mia, loro non c'entravano niente. Fu molto dura per me restare senza stipendio un anno anche perché non guadagnavo grandi cifre ed avevo una famiglia da mandare avanti. Giuntoli, nonostante tutto, mi telefonava ogni giorno ed è stato il primo ad aiutarmi moralmente ed economicamente in quel brutto periodo"

Si ringrazia l'ufficio stampa del Gozzano per la disponibilità e cortesia.

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