Il controsenso...
di Pasquale Cacciola - twitter: @PE_Bahia
Nemo propheta in patria. O forse no, chissà. Di certo Luigi Sepe ci ha sperato. E anche tentato. Prima il grande exploit a Empoli, poi il romantico ritorno a casa. Anche a costo di condividere lo spazio con un totem dei pali: "La mia intenzione era ritornare in azzurro per restarci, ma le scelte della società erano chiare. Già a giugno, Sarri mi disse che Giuntoli avrebbe portato un altro portiere e mi parlò di Gabriel. Non sono andato via perché c'era Reina, non sono stato io a decidere", ha raccontato il giocatore in esclusiva ai nostri microfoni (clicca qui per leggere). Un esilio momentaneo, quindi. Ma solo per valorizzarlo. Perché la stima nei suoi riguardi di certo non manca, come dimostrato dal prolungamento contrattuale fino al 2019 e il quasi milione e mezzo investito per la sua causa: 700 mila euro alla Fiorentina per il premio valorizzazione dopo un certo numero di presenze, più altri 800 al Milan per il prestito di Gabriel che l'ha di fatto sostituito.
Una mossa tutto sommato apprezzabile, ragionando in prospettiva futura e relavitamente all'estremo difensore. Purché però ci fosse stata una premessa e certezza d'obbligo: la continuità. Considerando che all'ombra del Vesuvio avrebbe avuto chance appena (e forse) in Europa League e/o Coppa Italia, la soluzione ideale era quindi un altro anno di costanza ma in una piazza più esigente di Empoli. Firenze era in teoria una soluzione perfetta, ma le cose sono andate diversamente.
"L'intenzione è quella di fargli giocare l'Europa League da titolare", ha riferito ieri l'agente. Le gerarchie in casa viola sono state quindi definite: sarà l'esperto Ciprian Tatarusanu il numero uno di Paulo Sosa. Così, lo scugnizzo dovrà accontentarsi appena dei match internazionali. E ciò porta a un inevitabile controsenso, oltre che a un pizzico d'amarezza. A queste condizioni, l'esordio in Europa l'avrebbe potuto fare in azzurro considerando che probabilmente toccherà a Gabriel. E piuttosto che valorizzare un giovane di una società concorrente, il Napoli avrebbe potuto esaltare un proprio tesserato per di più napoletano. Senza ignorare l'investimento risparmianto. Perché in fondo, non era difficile immaginare che la strada toscana non fosse così spianata...
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