Il 'giallo' dei tre Galacticos: Albiol torna 'Chori' per un pomeriggio, Callejon e quelle sirene maliziose. Per fortuna che c'è un campione vero...

15.09.2014
16:10
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo

Sono stati loro, un anno fa, a portare a Napoli un pizzico di linfa europea, anzi, internazionale. Ne manca uno all’appello, quel Pepe Reina che tanto fece innamorare una città intera a suon di ‘miracoli’. Sì, miracoli. Quelli di Francesco Bardi, classe ’92, al San Paolo di Napoli, ieri. Giornata pessima per Higuain e soci, Bardi ha vestito i panni del supereroe ed ha chiuso la porta del suo Chievo. Risultato 0 a 1 per gli ospiti. Non solo è stato impeccabile sul rigore calciato da Higuain nel primo tempo, ma si è reso protagonista di veri e propri interventi miracolosi. Non può essere, assolutamente, una scusante, questa. Bardi è stato bravo, ma dov’erano gli ‘eroi’ della scorsa stagione? Quelli arrivati dalla Spagna, i Galacticos? L’importante è non generalizzare, c’è una nettissima differenza tra i tre ‘caballeros’, Albiol, Callejon ed Higuain.

EL CHORI – Ebbene sì, in Spagna lo chiamavano così, El Chori, vale a dire ‘il salame’ o 'la salsiccia'. Leggenda narra che siano i suoi centimetri ad avergli affibbiato questo soprannome, ad oggi verrebbe da pensare tutt’altro. Sono mesi, ormai, che vive di amnesie tattiche e di concentrazione. Tanti, troppi gli errori di posizione, da Bilbao ad oggi ne ha fatti già tre o quattro, decisivi ai fini del risultato. Cosa può essergli mai capitato nel giro di qualche mese? Saranno terminati gli stimoli? Non sarà mica l’assenza di Fernandez a renderlo così superficiale? Tra i due s’era creato un buon feeling, ma parliamo di Fernandez e non di Baresi, quindi...ipotesi da scartare. Sarà stanchezza? Il finale di campionato scorso col Napoli, una stagione vissuta da protagonista indiscusso, quasi sempre in campo, poi il Mondiale, tutto d’un fiato, ed, infine, il rientro anticipato a Dimaro per prepararsi in vista del preliminare di Champions. Gli è andata male, malissimo. Ieri ha parlato di ‘solidità e lucidità’. Giusto il ‘mea culpa’, seppur velato. Un campione parla raramente di sé stesso.

CALLETI“Chi ben comincia è a metà dell’opera”. Non sussurrate questo proverbio nelle orecchie di Josè Maria Callejon, potrebbe finire per odiarvi sul serio. La scorsa stagione partì col botto, un gol al Bologna alla prima, un altro al Chievo, alla seconda di campionato e via così, fino ad arrivare a 20 gol stagionali. Basta pensare che gli esperti fantacalcistici lo considerino un top player di affidamento, considerato quasi alla pari di Tevez o Mario Gomez. Niente previsioni quest’anno. Le sirene dell’Atletico Madrid, come confermato anche da Benitez, gli avranno fatto crescere l’ego, chissà. Poi ha capito che il dubbio di Benitez è sempre lì, sulla fascia opposta alla sua, quella di Insigne e Mertens. Lui c’è sempre. Un calo di motivazioni, la pressione di Simeone dalla Spagna, in campo sempre i soliti volti…e il gioco, anzi, la frittata è pronta!

EL PIPA – Per lui, Gonzalo Higuain, va fatto un discorso a parte. Lotta, crea, s’impegna…e gli capita di sbagliare. Chi fa…può sbagliare! Chi se ne sta immobile nella propria zolla di campo otterrà solo un bel 6 in pagella, ma non può di certo essere definito leader. Higuain è forse l’unico che in una gara stregata come quella di ieri ha provato a dare manforte alla squadra. Verve agonistica, tanta qualità al servizio dei compagni. Si accanisce se non gli riesce la giocata, s’arrabbia (addirittura) se il compagno sbaglia il passaggio, s’infuria contro l’arbitro che gli fischia un fallo contro. E’ così. Prendere o lasciare? Prendere, prendere. Se non ci fosse lui, il Pipita, il Napoli sarebbe privo di anima. E’ la prima critica che viene rivolta a Benitez e forse è proprio il numero 9 a sbrogliare la matassa quando serve. Ne servirebbero altri dieci come lui…

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