Mazzarri, il Marco Antonio di Totò al balcone e la trappola dietro l'angolo

26.11.2023
11:30
Bruno Galvan

Magicamente Mazzarri non è più bollito dopo Bergamo. La realtà è che si aspetta il primo errore per rinfacciargli di tutto.

Dove eravamo rimasti? Prendiamo in prestito questa frase di Enzo Tortora per analizzare il Mazzarri 2.0 sulla panchina del Napoli. Diciamo subito una cosa, probabilmente impopolare: basta con il voler per forza pretendere il gioco di Spalletti. Questa cosa può rappresentare alla lunga un limite per tutti, in primis per l'ambiente che sembra quasi rigettare vittorie 'sporche' come quelle di ieri a Bergamo. Walter non è un mago, ma in pochi giorni è riuscito a dare un'anima alla squadra spenta che aveva messo la famosa sveglia messa in modalità silenziosa. 

Paradossalmente era molto più difficile lavorare sulla testa dei calciatori che trovare soluzioni di gioco. Il Napoli ha una rosa ricca di talento che però aveva smarrito l'autostima più che i colpi di classe dei suoi migliori interpreti. Stamattina qualche quotidiano ha un po' storto il naso asserendo che la manovra degli azzurri non è ancora fluida e rischia di implodere contro avversari del calibro di Real Madrid, Juventus e Inter. Va detto che lo stesso Mazzarri, nella conferenza pre gara di Atalanta-Napoli, ha detto che avrebbe utilizzato il match del Gewiss Stadium per un primo feedback sul lavoro da fare.

Nessun allenatore avrebbe potuto fare meglio nella settimana delle nazionali. Chiaro, il successo di Bergamo non deve assolutamente autorizzare a voli pindarici. La sensazione è che qualsiasi cosa faccia Mazzarri strappi applausi perché non c'è più Garcia. Per certi versi, lo diciamo con ironia, sembra di rivedere Totò nelle vesti di Marco Antonio quando dal balcone manda in tripudio la folla con parole un discorso praticamente no sense.

Mazzarri è fin troppo esperto per cascare in una delle più classiche trappole mediatiche. Ora lo si incensa, gli si dice che non è più bollito salvo poi alla prima batosta rinfacciargli tutto. Il cammino non è semplice, ma già aver visto cazzimma e unità d'intenti è tanto. Lasciamo lavorare Mazzarri e non pretendiamo la solita menata sul gioco spallettiano. I paragoni con il passato, seppur tricolore, non aiutano. C'è un presente da affrontare e soprattutto un futuro tutto da scrivere.

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