Franco Scoglio
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Tobias Scoglio: "Le gufate su Bigon, il dono musicale a Maradona e le 10 giornate con il Napoli: vi racconto papà in versione azzurra" | ESCLUSIVA

15.02.2024
21:30
Bruno Galvan

Intervista a Tobias Scoglio in vista di Napoli-Genoa

"Papà non potrebbe allenare nel calcio attuale. Era un uomo, un tecnico che non scendeva a compromessi con nessuno. Le sue metodologie di lavoro erano già proiettate al futuro per l'epoca in cui ha lavorato". Tobias Scoglio, figlio dell'indimenticato Professore, porta nel suo cuore due squadre dove papà Franco ha allenato. 

Al primo posto c'è il Genoa per ovvi motivi, subito dopo c'è il Napoli che rappresentò l'ultima panchina in carriera dell'allenatore di Lipari: "Allenava per passione e non per soldi. Non so quanto denaro ha lasciato nelle casse delle società in cui ha lavorato. Faceva questo lavoro perché lo amava, dei contratti non gliene mai fregato nulla. Al Genoa lasciò tipo un mezzo milione di euro attuali una ventina d'anni fa su per giù. Parliamo di una somma considerevole per l'epoca".

Napoli-Genoa, intervista Tobias Scoglio a CN24

Genova e Napoli sono due città che resteranno per sempre nei ricordi della sua famiglia

"Rappresentano l'apice della carriera di papà e l'ultima sua esperienza da allenatore. Ricordo che fu chiamato dal presidente Naldi il quale volle affidargli la panchina del Napoli. Mio padre era strafelice, non vedeva l'ora di guidare da uomo del Sud, la squadra che più rappresentativa di quella zona d'Italia. Pensare che a Napoli doveva arrivarci dopo il primo scudetto".

Come mai quella trattativa non si concretizzò?

"Al Napoli c'era direttore Luciano Moggi il quale gli promise di ingaggiarlo qualore Bigon non fosse riuscito a vincere lo scudetto. Non dico che papà gufasse Albertino in panchina, ma poco ci mancava (ride ndr). Su di lui c'era anche la Juventus. Boniperti lo contattò, ma poi non se ne fece nulla perché al suo posto arrivò Montezemolo".

Torniamo però a quel Napoli di Naldi. Quella società aveva molti problemi tecnici e societari tanto che poi ci fu il fallimento

"Subentrò in corsa, fece una decina di partite raggiungendo una media punti in linea con il mantenimento della categoria. Fu contattato da Naldi dopo la gara contro l'Ascoli se non erro. Ricordo come se fosse ora la telefonata che mi fece: "Ti faccio una sorpresa...Vado ad allenare il Napoli!". Non stava nella pelle  anche se avvertivo in lui una certa tensione. Fu infatti la prima volta che non volle lo seguissi. Non ho potuto seguire nessuna gara di quel Napoli al San Paolo proprio perché papà decise di starsene da solo anche se alla fine noi c'eravamo sempre. Una volta ci imboscammo io e mia madre riuscendo a vedere un Samp-Napoli nella gradinata occupata però dai tifosi doriani..."

Non penso fu facile per voi genoani doc

"La gradinata Nord storicamente è il luogo più caldo della tifoseria genoana, noi andammo a sederci lì. Poi, chiaramente, giocando la Samp in casa, non c'erano fratelli di fede rossoblù. Il destino volle che quella gara a Genova, allo stadio Ferraris, contro la sua rivale di sempre, fosse l'ultima da allenatore di papà. Dopo quella gara infatti arrivò l'esonero. Ricordo che lo apprendemmo in aeroporto a Pisa, eravamo al bar a prendere un caffè. Poi ci telefonò".

Cosa vi disse?

"Innanzitutto gli svelai che io e la mamma eravamo stati alla partita. Lui, con grande rammarico, disse che potevamo dirglielo che ci avrebbe fatto accomodare in tribuna anziché in gradinata. Parlammo dell'esonero, ci disse di non preoccuparci ma era distrutto. La sua voce diceva tutto. Non pensava di andare via da Napoli, credeva si potesse aprire una sorta di ciclo per riportare il club di nuovo in serie A. Il suo orgoglio fu portare 50.000 persone allo stadio da terz'ultimo in classifica. Ne andavs fiero di questa cosa fatta a Napoli".

Come allenatore lo conosciamo tutti, ma dietro ad ogni professionista c'è sempre un uomo

"Era uno che nel pregara dovevi lasciarlo stare. Anzi, dovevi stare anche attento alle parole che dicevi. A volte rivedo qualche filmato dove tira fuori alcune espressioni diventate celebri come per esempio 'ad minchiam'. Bene, papà in privato si rivedeva le sue interviste con noi. Si prendeva in giro da solo per quello che diceva. In privato era così, fuori invece emergeva tutta la sua grande personalità. Aveva dei valori che nel calcio moderno non esistono più. Oggi vedi allenatori girare in auto di lusso, lui andava in giro con una vecchia Opel rigorosamente ammaccata. Ai giovani calciatori quasi imponeva di non acquistare auto costose. Scherzosamente li invitava ad andare all'allenamento con lo scooter come accade ai tunisini Badra, Bouzaiene, El Ouaer. Quando andava ospite da Controcampo si divertiva come un matto".

Secondo lei cosa non funzionò a Napoli?

"Probabilmente c'era grande confusione. Non a caso cambiarono molti allenatori. Papà chiese dei rinforzi ben precisi alla società la quale però non glieli prese. in più secondo me pagò il fatto di creare eccessive aspettative ad una piazza esigente come quella partenopea. Forse, in un momento così delicato, avrebbe dovuto un attimo controllarsi. Lui però era così, un passionale, un vero capopopolo".

Ci spieghi come nacque l'idea di andare ad allenare la Tunisia?

"La proposta gliela fece recapitare Matarrese, l'ex presidente del Bari. Era un periodo particolare anche sotto l'aspetto emotivo perché morì mio nonno al quale papà era legatissimo. Accadde tutto in fretta,era agosto. Il mese dopo ci fu la firma con la federazione tunisina. Ho interpretato questa scelta come una voglia di staccarsi da parte di mio padre dal calcio italiano, ma in generale dalle sue cose. la perdita del genitore lo spinse a cambiare aria. Con la Tunisia si tolse parecchie soddisfazioni arrivando 4° in Coppa d'Africa e poi portandolo ai Mondiali. Poi, a sorpresa, rinunciò alla visibilità del Mondiale, per tornare al Genoa".

Una scelta abbastanza folle anche se dettata dall'amore per il Grifone

"Nessun allenatore al mondo avrebbe rinunciato alla panchina in Un Mondiale per andare in una squadra che rischiava la C come il Genoa. Papà strappò tutto ed andò dalla sua creatura. Lo avrebbe fatto gratis perché per lui il Genoa era una questione di cuore. Fu il primo a portare in Italia dei calciatori tunisini".

Tra le frasi celebri di tuo padre c'è questa: "Per Maradona pagherei anch'io 2 biglietti per vederlo giocare"

"Ti racconto un aneddoto...Fece recapitare a Diego delle cassette musicali di Jorge Casal aggiungendoci una dedica: "Sei come Casal: una leggenda!". Il campione argentino lo ringraziò personalmente per questo gesto. Papà aveva una grande ammirazione per Maradona, era l'unico che considerava al di sopra di lui di almeno due gradini. Lo rispettava, lo ammirava. Nelle sfide con il Napoli, diceva che non lo avrebbe marcato ad uomo un po' per spavalderia. Poi, in privato, diceva a Torrente di seguirlo anche negli spogliatoi (ride ndr). Su Diego ricordo diceva che nessun allenatore gli poteva insegnare nulla perché era di un altro pianeta. Molti pensano ancora oggi era un tipo arrogante, ma non era così. Lui diceva che il suo sapere di calcio era per pochi. Non è un mistero che qlcuni dei suoi principi di gioco sono diventati di moda adesso".

Se fosse vivo, cosa direbbe oggi di questo calcio?

"Non so se gli piacerebbe dal punto di vista del sentimento e dei calciatori. Era uno che ha fatto die valori umani e sportivi il suo punto di forza. Oggi nelle squadre sono tutti incollati ai cellulari, non fanno gruppo. Prima lo spogliatoio era una famiglia, si condivideva tutto. Papà oggi non potrebbe allenare perché andrebbe su tutte le furie verso chi non rispetta le regole".

Ci tolga una curiosità: suo padre sarebbe mai andato ad allenare la Sampdoria?

"Nemmeno se lo avessero ricoperto d'oro. Era uno che non avrebbe mai tradito il Genoa. Devo dare atto che la morte di mio padre ha riunito anche due tifoserie storicamente nemiche come quella del Messina e della Reggina. I funerali si tennero in 3 città, con la salma che dopo genova andò a Messina e poi a Lipari. A Messina, la bara fu portata allo stadio Celeste. Sul feretro ci fu anche una sciarpa della reggina i cui tifosi, in quella occasione, fuorno vicini a quelli del Messina. Inoltre, nei pressi del Granillo, c'è anche una via intitolata a mio padre".

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