Curva B-Questura di Napoli, dissidi interni e proteste: come si è arrivati allo sciopero del tifo?

06.11.2019
20:30
Simone Guadagno

In esclusiva il racconto di come si è arrivato allo sciopero del tifo degli ultras del Napoli

"Liberi di tifare!". Senza fronzoli, la Curva B ha fatto sentire la propria voce alla SSC Napoli. Seppur in queste ore in città si sia alzato un vero e proprio polverone intorno al caso 'ritiro' ed alla figura di Ancelotti, il tifo organizzato partenopeo resta fermo sulle proprie posizioni e concentrato sui propri obiettivi. I gruppi ultras della Curva B, nel pre-gara del match di Champions League di ieri sera tra Napoli e Salisburgo, hanno fatto circolare un volantino. Una protesta dura e chiara contro il Regolamento d'Uso dello stadio San Paolo di Fuorigrotta, che ha portato a risvolti inaspettati, ma forse non troppo.

L'1 novembre, vi avevamo raccontato solo la prima parte, senza entrare nel vivo della protesta. La conversione in legge del Decreto Sicurezza Bis e l'attuazione effettiva del Regolamento d'Uso dell'impianto azzurro, hanno di fatto spezzato le gambe ai gruppi organizzati. "Le nuove regole hanno influito su tutti i tifosi che siedono nel settore (la Curva B, ndr), a partire dai gruppi organizzati che ogni domenica fanno sentire il loro calore al fianco della squadra di Ancelotti": avevamo concluso così, lasciando il discorso a metà per evitare di tediarvi, prima di apprendere l'ufficialità dello sciopero del tifo della B per il prossimo match casalingo, contro il Genoa, in programma sabato 9 novembre 2011 alle ore 20:45. 

Per essere più specifici e precisi, è bene analizzare con attenzione il testo del volantino diramato ieri:

"I gruppi della Curva B vi scrivono con la speranza che questo non sia un 'addio', ma un 'arrivederci' alla nostra gradinata. Con la scusa del regolamento d'uso, dopo anni, ci stanno multando se sventoliamo una bandiera con il piede poggiato alla balaustra, o peggio ancora, diffidando se col megafono cerchiamo di coordinare il tifo della curva che ha fatto innamorare tanti bambini di questa maglia [forse anche di più dei risultati sportivi]. Sacrificare una vita per la nostra passione ed essere ripagati in questo modo è a dir poco assurdo! Ci riteniamo una curva sana, che senza mai chiedere contropartite ha fatto per l'amore di questi colori un motivo di vita, e pur avendo a cuore le sorti del Napoli, per la nostra dignità, siamo costretti, dalla partita col Genoa a fermarci affinchè prevalga il buonsenso e ci consentano di vivere la curva come piace a noi, con le bandiere, i cori e l'aggregazione, senza la quale non ha senso proseguire il nostro percorso! 

Curva B".

E' nota ai più, oramai da tempo, l'intenzione di Aurelio De Laurentiis di trasformare lo stadio San Paolo in uno stadio-teatro, fruibile solo ad una élite di tifosi, e di allontanare la criminalità dall'impianto sportivo. Un'intenzione che sta trovando, al momento, attuazione grazie al lavoro della Questura di Napoli. Le forze dell'ordine lavorano, fianco a fianco, per ridurre le azioni criminose dentro e fuori lo stadio. La messa in atto del Regolamento d'Uso, però, si abbatte come una ghigliottina non solo su chi, giustamente, andrebbe allontanato dagli spalti, ma anche su chi si macchia di azioni ben meno pericolose. Multe salate e sanzioni per chi non rispetta il proprio posto indicato sul ticket, per i lanciacori posizionati sulle balaustre e per chi sventola una bandiera di troppo. Ma questo lo abbiamo già raccontato.

C'è da fare un excursus che rende più chiara la posizione della Curva B, da inizio campionato ad ora. Ricorderete di quando, nelle prime due gare casalinghe, i gruppi organizzati del settore disertarono gli spalti, ufficiosamente a causa della morte di un giovane membro della tifoseria, tristemente deceduto in un incidente in moto. Il vento cambiò, però, nelle partite successive: in un primo momento, infatti, fu deciso di entrare allo stadio, ma in regligioso silenzio, senza cantare alcun tipo di coro, in segno di protesta contro la società per aver reso la vita difficile agli stessi gruppi organizzati. Si decise, poi, di prestare più attenzione, perché intanto le sanzioni amministrative ed i Daspo incombevano su alcuni membri ultras. 

La protesta, però, continuava a prendere piede sui social network e tra i circoli affollati di tifosi azzurri. Vista l'assenza forzata, nelle prime giornate di campionato, di uno dei capi ultras del gruppo Ultras 1972, ai tempi ancora alle prese con qualche problema legale legato alla vicenda 'Carlo Alvino', a guidare la protesta è stato un altro storico membro della curva partenopea. Quasi quotidianamente, i gruppi organizzati sono stati guidati alla ribellione, tramite il suo profilo social. (L'ultras è stato poi assolto da ogni tipo di accusa per l'aggressione in diretta TV al giornalista Alvino, che mai aveva denunciato l'accaduto alle forze dell'ordine. Il suo Daspo è stato ritirato ed è rientrato allo stadio per la trasferta al Paolo Mazza contro la SPAL). Il loro gruppo è quello che si è esposto, in prima linea, contro le nuove regolamentazioni dell'impianto partenopeo.

C'è un però. Se in un primo momento la tifoseria organizzata sembrava navigare unita verso la stessa spiaggia, successivamente pare sia nato qualche dissidio interno a causa di vedute diverse. Durante il match contro l'Hellas Verona, infatti, si è notato chiaramente un cospicuo gruppo di sediolini rimasto vuoto, nella parte alta della Curva B. Settore solitamente occupato da uno dei sei gruppi presenti sulle gradinate. Seppur non risultasse alcuno sciopero tra la tifoseria, appare chiara l'assenza di uno, o di una parte, dei quattro gruppi minori (Fedayn e Ultras 1972 oltre ad essere i più noti, sono anche i più antichi, ndr). Proprio in occasione del match contro i veronesi, a lanciare i cori dalle torrette erano presenti membri dei gruppi che solo molto raramente avevano ricoperto quel ruolo. Altri membri storici, infatti, non hanno effettuato l'accesso al San Paolo in quell'occasione.

La Questura, però, intanto prosegue la propria azione e non intende, al momento, mollare la presa. Ciò che appare evidente, da non sottovalutare, è la mancata comunione di intenti tra i Commissari presenti al San Paolo, concentrati ad elevare sanzioni amministrative e Daspo e ad individuare i criminali, e la Digos, da sempre presente a Fuorigrotta per le sfide calcistiche, attenta, più che altro, che tutto fili liscio, senza particolari problematiche di ordine pubblico. 

Sarebbe un dissidio interno alla Questura, dunque, a sollevare ulteriori perplessità tra gli ultras circa il pugno duro adottato a Fuorigrotta.

La Curva B, nel frattempo, ha sposato la linea del silenzio, onde evitare di incappare in sanzioni ancor più dure e per evitare il muro contro muro con la società. Anche ieri sera, nel primo tempo della gara di Champions, il settore è rimasto in religioso silenzio.

Non vi ha fatto riflettere, a tal proposito, anche la quasi totale assenza, da inizio campionato, di proteste nei confronti di squadra, presidente e allenatore?

"Liberi di tifare", lo striscione in Curva B a Napoli
Uno striscione della Curva A (ultras del Napoli)

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