Adani: "Sarri-Juve? Il calcio è dare gioia vincere non basta più: poteva arrivarci già un anno fa"

24.06.2019
10:50
Redazione

Daniele Adani ha rilasciato un'intervista all'edizione odierna di Repubblica.

Una rivoluzione?
"Non la chiamerei così. Era una strada inevitabile. Nel mondo si gioca per lasciare qualcosa. Vincere non basta più. La Juve aveva un percorso sicuro, ma non più congruo con la grandezza societaria né con le scelte dei club europei, la cui identità non dipende dai risultati. L’Italia non è un riferimento. Deve allinearsi. La Juve l’ha deliberato. Permetterà ad altri di seguirla senza remore. Poteva arrivarci un anno fa".

Perché con Allegri finì a quel modo?
"Io chiesi: uno come te che ha vinto 5 scudetti, che contributo può dare per crescere? Lui salvaguardava una posizione e rivendicava uno status. Perse la gestione della conversazione dimenticando che non parlava con me, ma con il pubblico attraverso me. In una discussione capita di alterarsi. È segno di passione. Ma tra gente di calcio non si evita un confronto sul calcio".

Ha pensato che potesse essere un nervo scoperto? Forse erano le stesse critiche che sentiva dentro la Juve?
"Non lo so. Io non lavoro scaldando una sedia. Un bravo analista deve tradurre in pensieri interessanti ciò che vede. Anche un contraddittorio, nei modi giusti, fa riflettere. Non vivo per il consenso, non credo di dividere, ma non mi interessa unire nella mediocrità".

Allegri le disse: tu leggi libri. La prese come un’offesa?
"Ma no, mi veniva da ridere. Allegri ha con sé 20 persone che studiano. Il suo staff e i suoi analisti sono dentro le teorie. Libri. Ricerche. Relazioni. Abbiamo amici comuni".

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