Auriemma scrive: "Lo 0-0 sarebbe stato un premio per Allegri, ma una critica a Sarri va garbatamente mossa"

16.02.2016
10:40
Redazione

Ci sono sconfitte che fortificano e spazzano via le nuvole dal futuro. Come quando il pugile subisce un uppercut che lo manda al tappeto eppure si rialza, subito, strofinando i guantoni sull’addome e giurando a se stesso che al gong finale sarà lui ad avere più punti dell’avversario. Il Napoli ora è all’angolo e medita la strategia anti-Juve, per metterla ko, superarla di nuovo in classifica e tenere botta fino al 15 maggio. Per il momento è Madame che festeggia il primo posto ottenuto col fiatone delle 15 vittorie di fila ed una rincorsa destinata a fare storia. Un rimontone come quello di Oracle su New Zealand (da 1-8 a 9-8) nell’America’s Cup o quella di Gino Bartali al Tour de France 1948: nel tappone alpino ne fece le spese Bobet. Brava Juve, sì ma adesso lo scudetto che strada ha preso? Sembrerebbe quella di Torino, grazie ad uno sprint poderoso, senza però mettere fuorigioco il Napoli, tornato a casa scoraggiato, per poi riappropriarsi dell’antica convinzione, con la spinta dei tremila che l’hanno aspettato a Capodichino.  
 
Mai sconfitta fu tanto acclamata dai tifosi, per la palese ingiustizia del risultato finale. Lo 0-0 sarebbe stato un premio per Allegri, tenuto in scacco per gran parte dei 93 minuti e consapevole che difendere quel pari sarebbe stata tanta roba, di fronte al continuo incalzare del Napoli. L’1-0 finale ha garantito il primato alla Vecchia Signora, con un sorpasso segnato dal cigolio dell’usura per lo sforzo sostenuto e per l’età (avanzata) di molti protagonisti. Tutto il resto è Napoli: la critica ha premiato Sarri per la capacità di “fare la partita” allo Juventus Stadium. E’ stato il segno di una consapevolezza ormai radicata, una personalità tattica con la quale ci si appropria del gioco e si costringe l’avversario a starsene (spesso) nella propria metà campo, a cambiare abitudini e (talvolta) il modulo. E’ stata la risposta più grande per chi immaginava che un tecnico non di primo pelo e nemmeno abituale frequentatore del grande palcoscenico, venisse travolto dall’effetto devastante della Juve a casa sua. Invece il Napoli ha dato lezione di calcio a chi lo scudetto lo tiene cucito sul petto da 5 campionati.  

Non ci si sbaglia a pensare che il duello con Allegri, cominciato anni fa con Sangiovannese-Aglianese, sia stato vinto dal coach tosco-partenopeo, anche se una riflessione sul motivo per il quale la Juve abbia segnato all’88’ il gol vittoria, è doverosa a bocce ferme. L’errore di piazzamento della retroguardia azzurra nel momento del passaggio di Evra a Zaza è palese, quasi quanto la colpevole rinuncia di Koulibaly ad affondare il tackle sull’attaccante lucano. Tutto corretto, tutto vero, anche se una critica a Sarri va garbatamente mossa: giacchè tutti conoscono il modo di giocare del Napoli, ogni tanto sarebbe utile una variazione sul tema, per creare un corto circuito nei meccanismi di controllo predisposti dagli avversari. Si è discusso tanto del rendimento di Insigne, Callejon e Higuain solitamente votati al gol e invece costretti a fare le comparse loro malgrado. Soprattutto il Pipita, per la prima volta quest’anno uscito senza aver calciato una volta verso la porta di Buffon, fatto insolito per chi fino ad allora aveva mantenuto il ritmo di un gol a partita. E poi, Insigne a guardia di Cuadrado nelle sue scorribande, idem per Callejon, chiamato ad aiutare Hysaj nel controllo di Pogba, mentre Higuain languiva, ingabbiato da 4 marcatori nelle poche volte in cui gli è arrivato il pallone. A Sarri voglio rivolgere la domanda innocente dell’uomo della strada: nell’accorgersi dell’isolamento di Higuain, non sarebbe meglio affiancargli qualche volta Gabbiadini, così da spiazzare chi studia il Napoli nella consolidata logica del 4-3-3?  

Avere opzioni al proprio sistema di gioco dovrebbe diventare patrimonio costante di chi vive l’onere e l’onore del primo della classe. Allegri docet, con il 4-5-1 finale e la mossa Sandro-Zaza che gli hanno spianato il successo. Una vittoria di tappa, la corsa è ancora lunga. E Sarri avrà preso coscienza che una sfida-scudetto non è come giocarsela per un posto play off in serie C2. 

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