Bagni racconta: "La verità sulla Camorra dietro lo scudetto dell'88, commettemmo un errore. Quando volevo menare 4 miei compagni..."

26.04.2019
15:40
Redazione

Salvatore Bagni, ex centrocampista del Napoli, ha rilasciato un'intervista ai colleghi de Il Mattino in merito a quanto accaduto all'epoca del Napoli di Maradona: 

"Diventarono grandi amici, ma non subito. I cronisti più anziani ancora ricordano il duro confronto nel ritiro di Vietri sul Mare, dove l'allenatore Marchesi aveva portato in ritiro prolungato il Napoli, in precaria situazione di classifica nonostante ci fosse il 24enne fuoriclasse argentino. Un duro e franco confronto, così ripartì la squadra. Diversi, Salvatore e Diego. «Ho sempre detto che da un punto di vista sportivo lui è un campione inavvicinabile. Non ha eguali nella storia del calcio. Ma quando si parla di persone, io sono Salvatore e lui Diego». Senza quel compagno alle spalle, Maradona non sarebbe riuscito a trascinare il Napoli allo scudetto. Legatissimi per molti anni anche lontano dal campo. Ma con una differenza. «Penso che a Napoli nessuno mi abbia mai visto in giro dopo le nove di sera». Una bella differenza. Bagni assicura di non essersi mai accorto delle particolari notti di Maradona, di cosa gli girasse intorno, tra cocaina, prostitute e camorristi. Già, la camorra. Spuntò un anno dopo lo scudetto, una calunnia che soffiò sullo scudetto perso nelle ultime giornate del campionato 87-88. Bagni ha vissuto storie strane nella sua carriera (dai compagni del Perugia coinvolti nello scandalo scommesse a quelli dell'Inter che non lo abbracciarono dopo il gol della vittoria sul Genoa: scoprì, durante l'interrogatorio dell'Ufficio Indagini, che c'era un accordo per il pareggio a Marassi), però quella voce la smentisce seccamente: la malavita non fece pressioni affinché il Napoli perdesse lo scudetto evitando di rovinare gli affari del totonero. È un racconto che fa chiarezza, dopo trentun anni e troppe parole. «Molti napoletani hanno un'idea fissa su quello scudetto perso. Sono convinti che la camorra non avesse ritenuto possibile che il Napoli vincesse per il secondo anno consecutivo e si fosse comportata di conseguenza nella gestione delle scommesse clandestine. Molti pensano che alla camorra sarebbe saltato il banco se il Napoli fosse arrivato nuovamente primo. Dicevano che non avrebbero mai fatto vincere quel campionato al Napoli. La realtà è che abbiamo commesso un errore, abbiamo pensato troppo a Ottavio Bianchi. Eravamo una squadra molto unita e nelle ultime gare ci siamo ritrovati a corto di energie. Eravamo morti, non stavamo più in piedi», spiega.

L'allenatore lo considerava intoccabile, eppure a un certo punto cominciò a metterlo in discussione per i suoi problemi fisici. Salvatore si irritò perché si avvicinavano gli Europei in Germania. Il direttore generale Moggi gli disse che nella stagione successiva sarebbe partito dalla panchina, lasciando il posto ai giovani Crippa e Fusi. Salì la tensione negli spogliatoi, fino al comunicato degli azzurri contro Bianchi. «Squadra molto unita» ma fino a un certo punto, perché quattro giocatori, interpellati dal presidente Ferlaino, cambiarono versione e dissero che non appoggiavano Bagni e gli altri nella campagna anti-allenatore. «Nel lasso di tempo tra il comunicato e la risposta alla convocazione la società ha contattato ogni giocatore e, credo, qualcuno è stato anche intimorito. Nell'incontro con Ferlaino alcuni hanno cominciato a dire che non erano d'accordo con la proposta di mandare via Bianchi. I no alla fine sono stati quattro. Ricordo che mi sono alzato e ho rivolto loro delle parole forti. Vi meno tutti e quattro. Non voglio fare nomi, ma ho visto calciatori che piangevano, perché sapevano di averci fatto un torto. Sono ancora amico di quei quattro, li ho perdonati».

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