Bennato e l'appello a Sarri: "Torna a Bagnoli! Mio padre e il suo lavoravano insieme all'Ilva"
L’isola che non c’è. Edoardo Bennato l’aveva dedicata a chi non smette di cercarla. A chi ce l’ha dentro al cuore . Nel 1980 il cantautore nato a Bagnoli giocava ancora a calcio e coltivava il sogno che quella periferia industriale potesse diventare un polo di attrazione turistica. Le terme, il parco. E quella cultura operaia che si respirava attorno all’Ilva e non solo. L’isola che non c’è è stata l’isola di Maurizio Sarri, vissuto a Bagnoli fino all’età di sei anni. Via Silio Italico, papà Amerigo, oggi ottantaseienne, faceva il gruista. E tutte le mattine andava dove oggi c’è il pontile Nord, la passeggiata sul mare sotto la colmata. «Pronti a salpare», canta oggi Bennato, dopo cinque anni dall’ultimo album. Un silenzio lungo che si è infranto in un inno liberatorio. Dedicato a Sarri, l’uomo in tuta, pronto a far salpare il Napoli. Orgoglio dei bagnolesi, quelli che per troppi anni sono rimasti a guardare.
Bennato, conosce Sarri?
«No, ma mi piacerebbe incontrarlo. Mio padre, come il suo, lavorava all’Ilva ed erano gli stessi anni. Sarri è l’espressione più autentica di questa periferia. L’intelligenza, la semplicità. Il decisionismo senza fronzoli».
Ma ha lasciato Bagnoli all’età di sei anni.
«È nato qui, però. E certe cose si tramandano da padre in figlio. Resistono per generazioni. La Bagnoli di oggi fa fatica a ricordare la sua famiglia, credo che la sua casa neanche ci sia più. Ma qui tutti hanno genitori, nonni, zii che avevano lavorato all’Ilva. Sarri è l’orgoglio di tutti noi».
Sigaretta e tuta, come un operaio.
«Ha il sorriso degli operai che non si stancano mai di lavorare. E il fumo delle sigarette che avvolge il viso mi ricorda quello delle ciminiere. Sensazioni. Se certe cose non le hai viste, non le puoi capire».
Sarri è tornato a Bagnoli nella zona dove c’era casa sua.
«L’ho letto da qualche parte. Lo ha fatto evidentemente in sordina, com’è nel suo stile. Vorrei invece che venisse a trovarci tutti. Come lui siamo persone semplici. Lo invito ufficialmente. Mi piacerebbe fargli rivedere le risorse naturali di questo quartiere. Apprezzerebbe, ne sono certo».
Sarri lavora molto, magari non ha tanto tempo a disposizione.
«Mi piace anche per questo. L’attenzione meticolosa, la cultura del sacrificio. Lui allena i giocatori, io canto e giro video ancora qui Bagnoli. Sa che abbiamo una cosa in comune?
Ci dica.
«Il drone. Lui li utilizza per filmare la fase difensiva durante gi allenamenti, io per ottenere riprese migliori della mia terra».
Pronto a salpare con il Napoli?
«Gielo auguro di cuore, è l’uomo giusto per questa città. E per i milioni di tifosi sparsi nel mondo».
Perché?
«Non si lascia travolgere dall’entusiasmo, dalla passione ossessiva. Non si lascia stringere dall’abbraccio a volte morboso della gente di Napoli. Ha equilibrio e resta con i piedi per terra. Non mi sembra il tipo che vende la pelle dell’orso prima che sia morto. Me lo lasci dire: è bagnolese».
Cioè?
«Sa stare in un palcoscenico, quello del calcio, che ti porta in Paradiso ma può anche distruggerti. Sarri è l’uomo in tuta dall’animo sensibile ma dalla tempra dura».