Bruno Giordano: "Troppa gente parla di Maradona ma gli amici veri sono pochi. Lo avevano isolato, mi scriveva solo messaggi. Vi racconto la fascia sul braccio della statua"

26.11.2021
10:50
Redazione

Intervsiata Bruno Giordano su Maradona e il suo ricordo

Napoli Calcio - Bruno Giordano, inzuppato d'acqua, tra i suoi ex compagni di squadra al Maradona per omaggiare Diego. Queste le sue parole a Il Mattino:

Bruno Giordano ricorda Maradona

«È bello vedere tanta gente qui raccolta nel nome e nel ricordo di Diego. E' bello vedere pure questi argentini che hanno attraversato l'oceano. Però è anche un giorno triste se ci penso, è trascorso un anno ma sembra ieri».

Ricordi tanti, tantissimi. Legati all'amicizia, alla maniera in cui scambiavano la palla in campo. Nei due gol alla Roma e al Milan, nell'anno del primo scudetto, c'è tutta la sintonia tra Giordano e Maradona: pennellata di Bruno e capolavoro di Diego.

«Sì, in campo come nella vita, c'era grande affiatamento tra di noi. Purtroppo in momenti come questi veniamo travolti dai ricordi, che sono tanti e uno più bello dell'altro. Poi ti fermi e devi fare i conti con la realtà, che ti dice: guarda che Diego è scomparso».

Sembra che sia ancora vivo, è pazzesco il legame con questa città.
«Non solo con Napoli o con i napoletani ma con tutti quelli che lo hanno conosciuto. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo e la gioia di frequentarlo. Nella maniera più vera e genuina possibile. E vi assicuro che l'ho conosciuto nel modo giusto».

Ci sono amici e amici, insomma.
«Proprio così. Sento parlare tanta gente, guardo molte facce e a volte resto senza parole: chi lo ha conosciuto di qua, chi di là, chi dice di essere stato al suo fianco come pochi, chi addirittura non lo ha mai incontrato. No, non è così: Diego è del popolo perché è stato uno del popolo ma di amici veri ne aveva pochissimi».

Ieri, al termine della cerimonia di inaugurazione della statua dedicata a Maradona e posizionata all'esterno dello stadio che porta il suo nome, con l'aiuto di una scala Giordano è salito sul basamento e ha infilato la fascia di capitàno al braccio di Diego.
«Era un mio ricordo, un regalo che mi fece quando arrivai a Napoli. L'ho portata da casa per restituirgliela, è giusto che sia ancora lui a indossarla. Sarà sempre il nostro capitano».

Gli occhi tornano lucidi e rossi quando ricorda l'ultima telefonata.
«C'eravamo parlati con messaggi poco prima di quel maledetto 25 novembre. Con messaggi e non direttamente al telefono perché non ce lo passavano più. Forse l'ultima volta che l'ho sentito è stata nel giorno del suo compleanno».
 

Notizie Calcio Napoli