CdB - Cori razzisti e bottiglietta dietro la schiena per Koulibaly, oggi il verdetto del giudice! La Curva rischia la squalifica: c'è già un precedente

23.01.2018
11:50
Redazione

Oggi il verdetto sui cori razzisti della Curva dell'Atalanta su Koulibaly con tanto di bottiglietta lanciato dietro la schiena. Come riporta l'edizione

Oggi il verdetto sui cori razzisti della Curva dell'Atalanta su Koulibaly con tanto di bottiglietta lanciato dietro la schiena. Come riporta l'edizione odierna del Corriere di Bergamo, la storia può ripetersi: "Curva chiusa con la condizionale come accaduto al Verona dopo i cori razzisti a Matuidi a inizio gennaio".

Il Giudice Sportivo deciderà oggi se sanzionare o no la curva bergamasca che ha messo nel mirino il giocatore senegalese del Napoli Kalidou Koulibaly. Il difensore del Napoli, durante i festeggiamenti al gol di Mertens, è stato insultato con cori razzisti e infine è anche stato colpito di striscio alla schiena da una bottiglietta.

"Il movimento neoborbonico, guidato a Napoli da Gennaro De Crescenzo, ha infatti evidenziato in una sua nota post partita, che due tifosi partenopei si sono presentati al Comunale di Bergamo con una bandiera delle Due Sicilie e uno striscione con il volto di Francesco II di Borbone «grande re, umile, riservato, buono e profondamente cristiano»: questa la definizione del sovrano data dai neoborbonici.

Striscione e bandiera, con tanto di scritta «assenti presenti», hanno rappresentato una risposta, secondo il movimento napoletano, allo striscione che un atalantino aveva esposto al San Paolo in occasione della sfida di Coppa Italia del 2 gennaio, quando andò in scena una storica impresa atalantina. Su uno striscione nerazzurro c’era il volto di Cesare Lombroso, l’antropologo e studioso che teorizzò l’«anti meridionalismo» secondo i neo borbonici. In realtà, secondo più tifosi atalantini sui social, l’intenzione non era affatto quella di esporre il volto di Lombroso, ma di uno dei fondatori dell’Atalanta. Un errore, perché il volto stampato sullo striscione era in effetti quello dell’antropologo, ma non c’erano, secondo gli atalantini, intenti razzisti".

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