CdM: "Cori offensivi e striscioni ingiuriosi rovinano la festa Champions con il Benfica. Arriva la mossa intelligente di De Laurentiis"

29.09.2016
11:20
Redazione

La macchina da gol azionata da Maurizio Sarri avrà fatto impressione anche al vecchio e caro Higuain che martedì ne aveva messo a segno uno degli altrettanti quattro realizzati dalla Juve contro un’arrendevole Dinamo Zagabria. Peccato, avrà pensato Maurizio Sarri, esserci arrivato così tardi. Peccato per il calo di tensione nel finale che ha concesso agli avversari di accorciare di due gol. Ma con il pari del Besiktas, l’ipoteca sul primato del girone è stata messa. La Champions è un palcoscenico dove l’allenatore del Napoli poteva starci di diritto da un bel po’. La sfida al San Paolo contro il Benfica è di quelle che riconciliano con il bel calcio. Che entusiasmano gli addetti ai lavori e accendono i quarantamila e passa che ieri sera hanno tirato fuori dal cassetto «un giorno all’improvviso». Magari, chissà, sperando che il maestro di musica dello scorso anno stesse davanti alla tivvù a godersi lo spettacolo. Ché di spettacolo si è trattato. A prescindere dal risultato così rotondo (4-2). Azzurri e rossi a viso aperto a giocare con profondità, a lasciare varchi dove gli inserimenti potevano e dovevano premiare i migliori. In Champions ci vuole anche testa e se manca quella di Milik, accerchiato sempre almeno da quattro portoghesi, c’è una cresta che può svettare ancor più su. Venti minuti di calcio bello, gara sbloccata su un episodio, altrettanto bello. Salta in paradiso il capitano, e Julio Cesar si lascia travolgere dalla palla sul suo palo. Hamsik, Hamsik: l’urlo è addirittura più forte di quello che aveva accompagnato in avvio l’inno Champions, tornato allo stadio San Paolo dopo tre anni esatti. Sarri indossa la tuta total black, la Uefa, suo malgrado, gli impone un tocco di eleganza. Ma l’occasione lo richiede, e fa nulla se in panchina si sarà sentito imborghesito. Borghese, final mente, anche il pubblico, in ogni ordine e grado. La festa è tale se non è macchiata da cori offensivi e striscioni ingiuriosi contro chi questo club lo ha portato a suon di virtuosismi finanziari a livelli così alti. Poi si possono discutere i toni e i modi di una comunicazione a volte sopra le righe, ma la notte Champions è anche sua. Aurelio De Laurentiis è ancora in Cina, ma da oltreoceano ha scelto il momento giusto per correggere il tiro sul caro-biglietti. Tra due settimane a Fuorigrotta arriva la Roma e le curve costeranno venticinque euro, quindici in meno del prezzo fissato contro il Milan. Un big match, non un big-ticket. E la curva non protesta più. Le lucine bianche che attraversano gli spalti del San Paolo nella notte di Champions regalano tanto al vecchio e decrepito impianto di Fuorigrotta, che come una donna malandata e senza soldi indossa l’abito buono e copre quasi tutti i difetti. Quasi. Ché lo scotch messo tra il primo e il secondo tempo alla rete della porta sotto la curva B resta una brutta figura in mondovisione. Ma la notte è di quelle che fanno girare la testa al popolo dei tifosi del Napoli e lo stadio è argomento che può restare in soffitta. Soprattutto se dopo i gol di Mertens, è Insigne ad andargli incontro per primo. Dalla panchina, con la pettorina gli salta addosso: umiltà e gioia. Non è tempo per recriminare il posto da titolare. Tempo ne ha invece Maurizio Sarri per arrabbiarsi. Il suo Napoli si è specchiato troppo in fretta e nel finale ha regalato due gol al Benfica. Finisce 4-2, con la rabbia dell’allenatore e l’esordio di altri due dei nuovi acquisti: Maksimovic e Giaccherini.

Fonte : Corriere del Mezzogiorno
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