Colangelo sugli scontri al San Paolo: "Chiudere la Curva serve a poco. Per fermare le cosche ci vuole lavoro"
Il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, interviene nel dibattito sugli scontri tra gruppi criminali al San Paolo sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno: «È un fenomeno estremamente preoccupante, l’ultima e più grave emergenza del momento. Ma non deve stupire: i violenti esportano i loro atteggiamenti ovunque si spostino, stadio compreso».
Da più parti si propone di chiudere la curva A. «Non compete a me fare queste valutazioni. Certamente le autorità preposte dispongono degli elementi per decidere. Mi limito a osservare, tuttavia, che sarebbe un provvedimento temporaneo, e dunque non risolutivo».
Che si fa allora? «Noi interveniamo sui reati. Ci mettiamo tutta la tenacia, tutto l’impegno, ma i problemi vanno risolti alla radice. Se si vuole vincere bisogna tagliare i rifornimenti umani ai clan. Far capire ai giovanissimi che quelle della criminalità e della violenza sono strade senza uscita, che portano necessariamente al carcere o all’ospedale. Mi rendo conto che è difficile, considerando anche che a scuola i ragazzi ci stanno, se tutto va bene, appena quattro ore al giorno. Ma mi rifiuto di credere all’ineluttabilità del destino».
Dunque serve a poco intervenire sullo stadio per contrastare le tensioni allo stadio. «Sì. Bisogna studiare una tecnica che coinvolga tutte le istituzioni. Se ne potrebbe discutere al comitato per l’ordine e la sicurezza, per esempio: il prefetto è una donna molto sensibile a questi argomenti. Andrebbero coinvolte anche le associazioni, le amministrazioni pubbliche. E soprattutto, non mi stanco di ripeterlo, andrebbero create occasioni di lavoro».