Corbo: "Benitez si illude di vincere attaccando. ma in Italia dimentica la fase difensiva: si gioca come se gli avversari non vi fossero"

25.11.2013
02:00
Bruno Galvan

GLI elogi hanno forse turbato Benitez un mese fa. Era molto ammirato il suo assetto tattico, con squadra contratta in difesa per svuotare la metà campo avversaria e correre ad occuparla con blitz fulminei e diagonali offensive. Tornato in campo dopo lo choc di Torino, il Napoli ha cercato la vittoria non con astuzia e lucidità, ma con ottuso coraggio. Ha scaricato in avanti fino a sette giocatori, costringendo Donadoni a rivedere subito la sua organizzazione difensiva. L’ex allenatore del Napoli, qui dove diede il peggio di sé con sette punti in sette gare, ha subito corretto la difesa. Grande tempismo nel decidere. Da 3 a 4. Impeccabile. Perché dedica Cassani a Insigne sulla sinistra del Napoli, sul versante opposto tira uno dei due remi in barca: arretra sulla linea difensiva a 4 Gobbi (che esterno a sinistra nell’iniziale 3-5-2) per controllare un focoso ma impreciso Callejon. Al centro, Lucarelli e Felipe aspettano Higuain chiedendo a Marchionni la collaborazione per fermare Pandev, che per fortuna del Parma si ferma da solo. Sistemata la difesa, il Parma passa quindi ad un modulo molto elastico, accettando di correre più del Napoli: Marchionni schierato tra Gargano e Parolo a centrocampo con la protezione da Bibiany e Sansone che rientrando dalle corsie esterne creano densità al centro. In questo 4-3-3 simulato, il Parma può contenere bene il Napoli ma anche distendersi subito in avanti, con Cassano attaccante travestito, in realtà regista offensivo. Senza rinunciare al colpo maestro della vittoria. Il Napoli ha in Britos e Albiol due attenti difensori, ma devono intervenire in spazi larghi su Biabiany e Sansone, che operano su traiettorie di 60-70 metri. Coprono e ripartono. Il Napoli, temerario o dissennato, porta invece in avanti armi e bagagli. Ma non sfonda sul centro per tre motivi: è in puntale inferiorità numerica a centrocampo, i suoi mediani troppo avanzati Inler e Behrami portano palla o sono lenti di pensiero, il ritmo è troppo basso. Il Napoli ha quindi possesso palla, gioco corto, ma non il dominio del gioco né il colpo maligno che possa schiodare nel primo tempo la partita dallo 0-0. Nella ripresa qualcosa finalmente cambia. Il Napoli eleva il ritmo, a sinistra Insigne fa saltare il guinzaglio liberandosi di Cassani creando gioco e pericoli, sullo stesso versante accelera Armero rientrato in buona forma, al contrario di quanto accade a destra dove Maggio in posizione avanzata si mette nella migliore condizione per non influire sulla gara: non si fa notare per interventi difensivi, né fa danni in attacco. Ma accade nella ripresa che il Napoli perda Hamsik, nove minuti di partecipazione accorata fino ad uno scontro che lo rimanda fuori, dolorante. Crea nella mestizia l’atmosfera per il gol di Cassano che taglia in verticale la difesa del Napoli, ridotta a maglie larghe. Non si può in Italia sfidare la logica. Non si può giocare come se gli avversari non vi fossero. Né conviene sbilanciarsi, aggredire in massa chi è meno tecnico ma corre di più, con ritmi più alti. Bisogna decidere: diventa spregiudicato il Napoli, questo Napoli, o si adegua Benitez al campionato italiano?

Repubblica

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