
Corbo su Repubblica: "Il Napoli di oggi o di Vinicio, grande sfida 50 anni dopo"
L'editoriale di Antonio Corbo su Repubblica
Ultime notizie Napoli: l'editoriale di Antonio Corbo sul quotidiano La Repubblica.
Ancora prima delle vittorie, il nuovo Napoli porta tutto quello che mancava. La leggerezza del futuro. La visione di un calcio senza angoscia. La certezza che lavorando la squadra risalirà dal burrone in cui è precipitata. Ad Aurelio De Laurentiis è bastato offrire la panchina ad un allenatore che per non farsi capire non recita Schopenhauer. Conte ha un linguaggio chiaro che toglie alibi ai giocatori e dubbi ai tifosi. « Daremo fastidio a tutti » . Ha detto l’altro giorno a Dimaro. Combattivo a centrocampo, spregiudicato in panchina fin dal 4- 2- 4 a Bari, offensivista in Premier per vincere a Londra dopo i quattro scudetti in Italia: facile credergli. Ha la fiducia che gli consente di lasciar cadere qualche domanda. Astuto il giro di parole su Osimhen. « Mi sorride, mi piace il suo modo di comportarsi con me e con i compagni. Ha un impegno con la società » . Un modo corretto per eludere il più suggestivo dei rebus. Con il bomber tirato a lucido dai suoi energici allenamenti, il Napoli sarebbe da subito il più temibile antagonistadell’Inter. Il titolo di cannoniere con 26 gol nell’anno dello scudetto è un precedente scritto nel marmo, resiste a tutte le bufere di un anno. Senza disturbare il lavoro di Conte, è tuttavia legittimo chiedersi: la eventuale mancata vendita di Osimhen è vista in società come perdita economica secca o vero investimento tecnico sul rilancio?
Nel nuovo clima creato dall’ingaggio di Conte e dalla scelta di un manager scattante come Giovanni Manna si dissolvono anche astiosi enigmi. Sorprende Giovanni Di Lorenzo. Si è riconsegnato con entusiasmo al Napoli . Se un giro di vento ha portato via tutto perché creare un caso con riflessi evidenti anche sulla Nazionale? Una vicenda che rimarrà come lezione. Sarebbe interessante ascoltare anche l’agente del capitano, ora riparato in un suo inconsueto silenzio. Prevale per fortuna l’atmosfera. La ritrovata serenità che prelude aprofondi cambiamenti di rotta. Poteva essere capace solo un uomo di grandi visioni come De Laurentiis. Stessa operazione era riuscita a Corrado Ferlaino. Una virata da audace lupo di mare caprese. Tolse i poteri al presidente dell’emergenza Ettore Sacchi per far saltare la conferma dell’allenatore, il toscano brontolone e onesto con il volto oblungo alla Fernandel, Beppe Chiappella. Terribile quel 1973. Occorreva la svolta, i tifosi precipitati nel disamore, le casse a secco. Ferlaino promosse dal Brindisi in serie A Luis De Menezes detto Vinicio, brasiliano di Belo Horizonte, 92 enne, posillipino per sempre in via Manzoni. Ancora oggi è tra i personaggi più amati e rispettati nella storia del Napoli.
Sono passati 50 anni. Il Napoli, con Maestrelli allenatore dello scudetto laziale, risolleva il calcio italiano dopo lo sfacelo dei Mondiali, oggi come allora in Germania, Olanda finalista con laGermania. Vinicio cambia il Napoli nella lunga notte di Montecatini, tiene a rapporto la squadra dopo un’amichevole giocata male. Giocatori scettici, sorpresi a bere acqua ghiacciata. « Ditemi stanotte che si fa: voi o io, chi comanda? » si sentì ruggire il Leone di Belo Horizonte. Allenamenti duri, con interval training, dopo le prime due fasi sul fondo e la quarta sulla velocità. Comincia il ciclo con il maturo brasiliano Sergio Clerici sostenuto da Braglia, detto Giorgio Guitar. Semizona in difesa, abolizione del libero e Burgnich a 40 anni in linea con lo stopper, La Palma al posto di Vavassori infortunato, centrocampo stratosferico con Juliano, Ciccio Esposito e Orlandini, terzini Bruscolotti e Pogliana, portiere Carmignani arrivato al posto di Zoff. Napoli secondo con troppi rimpianti. Se chiedi ad un vecchio tifoso chi ha vinto lo scudetto, dice Bianchi e Spalletti. Salta Bigon. Ma se gli chiedi chi ama ancora non fa in tempo a rispondere: Vinicio. Si illumina. Conte è pronto alla sfida?