CorSera - Il Napoli manda il Cagliari in B. Gli isolani ad un passo dalla retrocessione che manca da circa undici anni

20.04.2015
10:40
Redazione

La verità è che quella vecchia lenza di Zeman l’aveva capito, e la prova era quel secco «i ragazzi sono sotto shock» che il tecnico boemo aveva sibilato alla vigilia nel commentare l’ignobile irruzione degli ultrà nel ritiro della squadra ad Assemini, ennesimo capitolo dell’imbarbarimento del nostro calcio che è impossibile non collegare all’esito del posticipo pre-serale della trentunesima, con il Cagliari che si è consegnato in un tempo a un Napoli ora a -5 dal secondo posto. Già male in arnese di suo, il giovane gruppo zemaniano — 25 anni l’età media — di tutto aveva bisogno tranne che di ceffoni e minacce, e infatti è arrivata la sconfitta filata numero 4, quasi una sentenza. 
Più sorprendente invece come i Rafa Boys abbiano sgrassato l’annata sociale in 8 giorni e 4.400 chilometri: 3 vittorie (Fiorentina, Wolfsburg, quindi sull’isola) segnando 10 gol e subendone uno solo. Un allungo che scombina il canovaccio del torneo: a sette giornate dalla sirena le romane stanno di nuovo a tiro, e in più contro i biancocelesti manca lo scontro diretto all’ultima a Fuorigrotta: significa che la doppia via verso l’Europa che conta può essere battuta fino alla fine. Al netto dell’avversario «sotto shock», è stata una prova complessivamente convincente, per quanto un po’ sfiatata. Rispetto a quella, maestosa, in Bassa Sassonia di quattro giorni fa, l’1-4 dopo il quale i Lupi tedeschi avranno bisogno di un’impresona giovedì al San Paolo, ieri al Sant’Elia Benitez ha cambiato cinque undicesimi della squadra titolare, dando ad esempio spazio a una mediana fresca con Jorginho e Gargano. Un turn over robusto che ha mostrato i suoi benefici solo dopo una mezz’ora complicata, quando Hamsik ha impacchettato il primo dei suoi due assist della domenica spedendo Callejon davanti a Brkic, trafitto in uscita. 
Dietro si è sofferta un po’ la velocità di Sau e M’Poku, quest’ultimo stoppato da una tempestiva scivolata ancora di Callejon in versione terzino, ma prima di andare negli spogliatoi è arrivato il bis che ha spento la luce su un Sant’Elia spopolato, solo 8 mila spettatori: altro filtrante di Hamsik, stavolta però più teso, palla nella pancia dell’area dove Balzano, nel tentativo di anticipare Insigne, ha fatto il Niccolai e l’ha spedita nella propria porta. Proprio sotto il settore degli Sconvolts, il gruppo ultrà di cui fanno parte i signori protagonisti della citata presa di Assemini: sentite le minacce reiterate anche durante la gara, qualche mal di pancia per il post partita circa l’ordine pubblico era più che comprensibile, ma fortunatamente sembra essere filato tutto liscio; fra l’altro con i tifosi del Napoli non corre buon sangue fin dai tempi della cessione di Fonseca, 1992, problema aggiuntivo, ma anche qui non si sono registrati episodi significativi. 
Difficile ad ogni modo non percepire l’atmosfera tesissima che circolava — e circolerà — da queste parti da qui alla fine del torneo, che a questo punto sembra proprio destinato a chiudersi con una retrocessione in B a 11 anni di distanza dall’ultima volta, stagione 2003/04. 
Nella ripresa Benitez ha fatto riposare qualche titolare e così Gabbiadini, una volta nella mischia al posto di Hamsik, ha impiegato un amen a fare tris con un sinistro arcuato dei suoi da fuori area, prima che Maggio si facesse buttar fuori per doppio giallo. Il suo allenatore alla fine è rimasto di nuovo in silenzio stampa — scelta del club che dura dal k.o. con la Lazio, interrotto solo per l’Europa League — mentre Zeman, insultato per tutta la partita dai tifosi che lo hanno esortato a dimettersi, ha commentato: «Abbiamo l’ambiente contro, ma io alla salvezza ci credo ancora». Che però da qui è lontana, come la normalità.

Fonte : Corriere della Sera
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