Crosetti, stoccata alla Juve: "I bianconeri dovevano conservare ossigeno per il campo e non per le chiacchiere fuori"

19.04.2018
08:40
Redazione

Di seguito vi proponiamo il consueto editoriale di Maurizio Crosetti per l'edizione odierna de La Repubblica.  Meno sei, meno otto, meno nove,

Di seguito vi proponiamo il consueto editoriale di Maurizio Crosetti per l'edizione odierna de La Repubblica. 

Meno sei, meno otto, meno nove, meno sei, meno quattro, non è lo sbilenco conto alla rovescia di un razzo verso la Luna ma l’incredibile oscillazione dello spazio, e forse del tempo, tra Napoli e Juve. Per non pochissimi minuti i bianconeri hanno visto la possibilità di vincere lo scudetto già domenica, battendo il Napoli, ma alla fine vedono lo spettro di non chiudere niente: se perdono lo scontro diretto (non è più un periodo ipotetico dell’irrealtà, forse solo dell’improbabilità), tutto ricomincia. Perché la Juve dovrà poi giocare in casa dell’Inter e della Roma, mentre il Napoli avrà come trasferta davvero difficile solo Firenze.
 
Una rovesciata di “Cristiano” Simy spiega ai campioni d’Italia seriali che a volte è più difficile vincere a Crotone che al Bernabeu, e in questo c’è tutto l’antico fascino del pallone. Forse la Juve ha un uomo in più, Douglas Costa, ma ne ha clamorosamente uno in meno da troppo tempo, Paulo Dybala. Chissà cosa diavolo gli passa nella testa e chissà cosa non gli passa più nei piedi, oltre al pallone.
 
L’eclisse di stelle tra Torino e Napoli sposta il cielo, lo inclina da una parte e poi dall’altra, così mentre sparisce Dybala riappare Insigne, e mentre Mertens ancora non segna (neppure Higuain) si conferma Milik: potrebbe essere lui l’asso dell’ultima mano per Sarri, che da un po’ di giornate si aggrappa al polacco per risalire. Ci riesce nella serata forse meno attesa, rischiando da morire (il Napoli va sotto due volte contro l’Udinese sempre sconfitta: alla fine, infatti, saranno 10 di fila) ma poi rosicchia due punti alla Juve come un topo nel formaggio. Forse il molto fiato sprecato dai bianconeri dopo Madrid andava conservato per gli alveoli polmonari, per l’ossigeno in campo più che per le chiacchiere fuori. E Allegri aveva intuito brutta aria, imponendo la chiusura ermetica delle bocche: troppo tardi. La statistica dice che il Napoli allo Stadium perde sempre, ma cosa conta a primavera inoltrata?
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