Cucci: "Gabbiadini sa di non godere la fiducia di Sarri, da mite diventa improvvisamente un teppistello"

24.10.2016
11:20
Redazione

Che cos’è questa crisi? Lo sapremo in pochi giorni: la vittoria di Crotone ha tentato inutilmente una risposta; che non potrà venire dall’Empoli; e arriverà puntualmente, da Torino. Madame Juve, ferita nell’orgoglio, si specchierà nel Napoli, suo vecchio (e cavalleresco) rivale: partita/verità per entrambe. Ma una verità già la conosciamo: rispetto a un anno fa le due nemiche hanno dolorosamente peggiorato il gioco e il confronto conterà soltanto sul piano del risultato – vincere o perdere, magari pareggiare – come piace a Allegri di questi tempi; come potrebbe piacere anche a Sarri. Che sbaglierebbe. Il dramma napoletano si racconta con poche acconce parole: con tre partite ha perduto la Bellezza. Che era la sua forza. Una bellezza non gratuita né qualunquista: un bel calcio concreto ch’è anche spettacolo. Questa è stata la novità offerta da Sarri al campionato finché – rimuginando chissà quali pensieri – s’è complicato la vita, trasformando una squadra elegante e potente in un manipolo di pedatori assetati di vittorie, senza quella convinzione superiore esibita nei tempi migliori. Tutta colpa dell’incidente patito da Milik? Non è possibile: Sarri è un inventore di calcio, se vogliamo – ripensando al 4.3.3. felicemente improvvisato – un abile trasformista; da lui m’aspettavo – si può dire? – un colpo di bacchetta magica: e invece s’è incatramato nel “caso Gabbiadini”, cinicamente risolto a Crotone dall’arbitro con quel “rosso” che costerà al ragazzo più d’un turno di squalifica, anche se la sua tradizionale condotta corretta potrebbe farlo giocare con la Juve. Già: il mite Gabbiadini diventa improvvisamente un teppistello, perché? Facile, facile come quando si leggeva sulla faccia del Pipita il fastidio di convivere con Benitez; Gabbiadini sa di non godere la fiducia del mister (si dice così), ha il morale nelle scarpe che lo aiutano a correre, è vero, ma senza collegamento col pensiero. Questo Napoli, stanco, bruttino, e tuttavia vincente, ha tre grosse carte da giocare (ma il resto non è da buttare, ovviamente) e sono Callejon, Koulibaly e Mertens. Dico di più: Mertens è il più vivo e battagliero, è la soluzione agli immediati problemi di Sarri. Che tuttavia ha di che consolarsi: la Juve sembra stare anche peggio del suo Napoli, straricca di giocatori poverissima di gioco. Senza spaventarsi se al disopra della vecchia sfida sta arrivando il Milan di Montella. Dal quale è giusto ricavare una sola lezione, quella della gioventù che oggi si chiama Locatelli. Continuo a chiedermi: è possibile che il Napoli non abbia in cantera un giovane di belle speranze da buttare in battaglia?

Fonte : Italo Cucci - Il Roma
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