Cucci su Il Roma: "A De Laurentiis non va giù Insigne anche se gli ha salvato la faccia a Madrid: ora gli offra il rinnovo e lo lasci in pace"

20.02.2017
12:40
Redazione

Forse solo sabato 4 marzo capire chi, fra Roma e Napoli, ha maggiori chances di giocare la Champions. Sempre che sia d’accordo l’Inter infinita. Al pomeriggio, con le forze dell’ordine schierate in chiave antisommossa, l’Olimpico ospiterà la sfida dell’anno, forse il Derby del Sole più accanito di sempre. Si chiamava cosí, una volta, prima che intorno alle due partite nascesse un’atmosfera da Terra dei Fuochi nell’indifferenza dei due potentati. Anche perché il Napoli era in piena crescita, come una fanciulla che passa dall’adolescenza alla giovinezza e non immagina di poter un giorno mostrare rughe o stanchezza. Sarà un bel duello, visto ieri il confronto a distanza: il Napoli è ripartito a razzo con tre gol sferzanti al Chievo inchiavardato eppur violato dalla classe d’Insigne, alla Roma post Villareal è bastato chiedere a Dzeko di essere se stesso e il Torino s’è arreso, beccandone quattro a sua volta. Guarda caso, continua la striscia di gol dei due reprobi: Dzeko a Roma era trattato da bidone, ora è bomber nazionale; Insigne a qualcuno non andava giù - un frillo presuntuoso e niente più - finché è diventato titolare della Cazzimma, lo stesso superpotere che aveva Nembo Kid prima di toccare la kriptonite. In questo gioco è favorita la Roma di Dzeko, uno che il presidente non c’era, se c’era dormiva o pensava al nuovo stadio da novecentomila metriquadri; De Laurentiis no, De Laurentiis è Tafazzi, quello che si mena le balle a bottigliate: a lui Insigne non va giù, adesso che lo loda per avergli salvato mezza faccia a Madrid deve dimostrare gratitudine rinnovandogli il contratto e lasciandolo in pace a lavorare con Sarri. Lorenzo ci sta, è generoso; e soprattutto è napoletano; in esclusiva. Non so gli altri ma lui aspetta il Real a Fuorigrotta per fargli male: Insigne, unica meta uno scudetto napoletano, del Dela non si cura. Cosí Napoli e Roma cercano l’impresa europea presente e futura non con la potenza dei presidenti imprenditori e affaristi ma con la forza della cooperativa nata nello spogliatoio con la spontanea adesione di Sarri e Spalletti. Nel giorno in cui anche il Sarri mortificato a Madrid può recuperare ed esibire il frutto del suo ottimo lavoro, rientra in campo Zdenek Zeman, l’anarchico del gol, quello che rifiuta etichette e escamotage e se la ride per i cinque gol del Pescara al Genoa che allontanano Juric dal futuro rossoblù. Mentre tutti, Roma in testa, ne cantano la gloriaNapoli no, non ha lasciato rimpianti - ribadisco il mio pensiero su “Zdengo”: avesse studiato anche un trattatello sulla difesa sarebbe stato il Migliore.

Fonte : Cucci - Il Roma
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